Giornata mondiale del Complimento: essere gentili fa bene e non costa nulla

Nata nei Paesi Bassi, si celebra il 1° marzo e serve a ricordare a tutti che una parola detta nel modo giusto e al momento opportuno può fare la differenza in meglio

di MAURIZIO COSTANZO -
1 marzo 2023
Il 1 marzo è “Giornata mondiale del complimento”

Il 1 marzo è “Giornata mondiale del complimento”

Ci sono parole che fanno "casa" e portano in salvo o indietro nel tempo. Che hanno la grazia leggera di certe domeniche mattina, quelle con la colazione sulla tovaglia bianca, una felicità di vetro soffiato dopo una notte turbata, da trascorrere sui prati con la faccia al sole, e tutto il mondo delle possibilità davanti. Una di queste parole è complimento, alla quale è dedicata addirittura una giornata mondiale, il World Compliment Day, che cade appunto oggi, 1 marzo.

Complimento: una parola che fa "casa e infanzia"

L’infanzia (almeno per i bambini più fortunati) è piena di complimenti. Le bambine, all’ora della favola, vengono paragonate da mamma e papà alle loro piccole "Meravigliose Principesse". Alla prima parola che balbettano – che quasi sempre coincide con "mamma" – vengono sommerse di superlativi assoluti del tipo: "Bravissima! Bravissima!". Poi però, man mano che si cresce, i complimenti smettono di abitare al vecchio indirizzo, traslocano, quasi scompaiono. Diventano feste sempre più silenziose, intimidiscono, si spengono, soppiantati da parole 'normali' che quasi sempre coincidono con termini discreti, abituali, di circostanza, o quel che è peggio, con parole improbabili e spigolose, addestrate a fare bene o a fare male.
Il 1 marzo è “Giornata mondiale del complimento”

Il 1 marzo è “Giornata mondiale del complimento”

Gioventù vs terza età: che fine fanno i complimenti?

Qualche complimento riemerge in gioventù, per il tempo di qualche breve corteggiamento. Sbocciano per bocca dell’innamorato o innamorata di turno, ma poi si assopiscono e appassiscono insieme ai fiori dei primi appuntamenti, man mano che lo stupore iniziale lascia il posto alla routine. E così i complimenti finiscono per essere elargiti con sempre più parsimonia, risucchiati dal vortice del dare per scontato quotidiano. Se il linguaggio è il principale filtro attraverso il quale percepiamo il mondo, è evidente che esso influenza il modo in cui formuliamo giudizi e ci relazioniamo con chi ci sta attorno. Ed è con l’obiettivo di ricordare a tutti che una parola detta con dolcezza, nel modo giusto e al momento opportuno, può fare la differenza in meglio, che è stata fissata la “Giornata mondiale del complimento”.

L’origine del Compliment Day

L’idea di questa giornata tutta dedicata ai complimenti è nata nei Paesi Bassi, ma ben presto si è diffusa nel mondo intero, riscuotendo particolare successo soprattutto negli Stati Uniti. Perché creare una giornata simile? Innanzitutto perché, in una società sempre più competitiva ed egocentrica, non è affatto semplice riconoscere i meriti degli altri. E poi per invogliare a riscoprire (e sottolineare) la positività delle persone, soprattutto di quelle che si stimano e alle quali si vuole più bene, ma non solo. Il tutto in opposizione a feste come San Valentino, la festa dei nonni, la festa della mamma o del papà e così via, decisamente più tradizionali e commerciali. Oggi infatti non si comprano fiori, regali o cioccolatini: i complimenti non costano nulla e non si acquistano in gioielleria. E proprio perché sono gratuiti, hanno un enorme impatto emotivo e affettivo in chi li riceve: sia esso il partner, il collega d’ufficio, un familiare, la vicina di casa, un amico d’infanzia o un parente lontano. I complimenti, al giorno d’oggi, sono dunque le vere piccole, grandi rivoluzioni del nostro tempo.
La “Giornata mondiale del complimento”, un’occasione speciale per ricordare a tutti il valore della gentilezza, dell’empatia e della dolcezza, attraverso un semplice gesto: un complimento

La “Giornata mondiale del complimento”, un’occasione speciale per ricordare a tutti il valore della gentilezza, dell’empatia e della dolcezza, attraverso un semplice gesto: un complimento

I benefici dei complimenti

“Fino a quando siamo nel mondo possiamo parlarci. Diamoci le parole. Io faccio parole per te e tu lei fai per me”. L’importanza, il peso specifico delle parole, Franco Arminio l’ha impressa benissimo in questi versi come in altre sue poesie. La realtà invece molto spesso non ha nulla, o quasi, di poetico. I genitori impegnati in ufficio, che puntualmente mancano le partite di calcetto dei propri figli - e così facendo infrangono i sogni di chi vorrebbe solo far gol sotto i loro occhi fieri - rinunciano a una bella occasione per dire loro: "Sono orgoglioso di te". È raro per una donna che ha oramai le rughe, i capelli bianchi ed è molto in là con gli anni, sentirsi dire ancora "sei bella", nonostante la bellezza, quella vera, non guarda alle rughe né al colore dei capelli, e soprattutto non conosce età. Per le mamme o le nostre nonne dall’energia ingovernabile, ancora più raro è sentirsi dire "Complimenti, è tutto squisito" dalla famigliola riunita per il pranzo della domenica. Pranzo che la ciurma consuma distrattamente e frettolosamente divora, senza badare troppo a quante ore, a quanta cura e a quanta pazienza ai fornelli ci son voluti per preparare lasagne, un ragù o un dolce. Così come l’ultimo della classe difficilmente sarà elogiato dalla maestra che di solito lo manda all’angolo o in punizione. E allora, sempre più scoraggiato e rassegnato, difficilmente si prodigherà per riscattare la propria reputazione di somaro, soffocando sul nascere ogni possibilità di sentirsi dire 'bravissimo!' per qualcosa. I complimenti invece, seppur banali, nella loro semplicità hanno un grande “potere”: quello di generare emozioni positive e addirittura benefiche in chi li riceve. È scientifico: accelerano il processo di consapevolezza delle proprie qualità e capacità, generano compiacimento, rinforzano l’autostima e addirittura migliorano l’umore.

Una giornata nel segno dell’inclusione

In un tempo in cui gli odiatori del web spadroneggiano, e usano le parole per lo più per aggredire violentemente gli altri, è più che mai importante riscoprire il valore dei termini gentili, che non feriscono ma incoraggiano, che non disprezzano ma esaltano e rincuorano, spronando i destinatari a coniugare i verbi al futuro. L’empatia, del resto, è alla base dell’inclusione, uno degli obiettivi per cui Luce! si batte nella prospettiva di un mondo migliore, dove non si discrimina ma si rispetta, non si esclude ma si include, non si sminuisce ma si coglie il positivo, in ogni cosa e persona.

Come riconoscere la "punteggiatura" dei complimenti

“C’è un tempo che abbiamo vissuto – scrisse Seneca – l’altro che abbiamo perso e un tempo che ci attende”. Tenendo presente che il valore dell’acqua s’impara con la sete, oggi dunque è bene non lasciarsi sfuggire questa speciale occasione per guardare (e riconoscere) il positivo che c’è negli altri, dispensando parole belle che nutrono chi ci sta accanto, e fanno lievitare il modo di appartenersi l’un l’altro, in concreto. Quali parole dedicare? Tenendo ben presente che chi loda tutti alla fine non loda nessuno, che i complimenti (quelli sinceri) vanno detti non solo in faccia (ma per essere autentici è bene vengano ripetuti anche alle spalle e senza testimoni), e che esagerare con le lusinghe ha l’amaro retrogusto del “finto”, su internet c’è una discreta letteratura da cui prendere spunto.

Frida Kahlo e i complimenti che una donna "non deve chiedere mai"

Non è come a scuola, i complimenti non si possono sbirciare e copiare dai compagni di banco. Essendo gratuiti, non c’è alcun negozio che li vende in scatole già pronte, impacchettati e preconfezionati. Dunque è buona regola diffidare dalle imitazioni, ossia dal mieloso canto di Sirene qualunque: i veri complimenti devono essere non solo suadenti ma onesti, per nulla fasulli e soprattutto irresistibilmente sinceri, spontanei, dunque assolutamente non richiesti né cercati. Frida Kahlo lo scrisse a chiare lettere in una delle sue poesie più belle dedicate a suo marito Diego: “Non ti chiedo di darmi un bacio. Non chiedermi scusa quando penso che tu abbia sbagliato. Non ti chiederò nemmeno di abbracciarmi quando ne ho più bisogno. Non ti chiedo di dirmi quanto sono bella, anche se è una bugia, né di scrivermi niente di bello. Non ti chiederò nemmeno di chiamarmi per dirmi com’è andata la giornata, né di dirmi che ti manco. Non ti chiederò di ringraziarmi per tutto quello che faccio per te, né che ti preoccupi per me quando i miei animi sono a terra, e ovviamente, non ti chiederò di appoggiarmi nelle mie decisioni. Non ti chiederò nemmeno di ascoltarmi quando ho mille storie da raccontarti. Non ti chiederò di fare niente, nemmeno di stare al mio fianco per sempre. Perché se devo chiedertelo, non lo voglio più”.

No alle lusinghe, sì ai complimenti sinceri

Oggi dunque, se volete essere sorpresi e sorprendere, non vi accontentate di parole normali, complimenti comuni del tipo: “Sei un genio, sei “mitica”, sei “straforte” e così via. Ma, come ha scritto Arminio, “Concedetevi una vacanza intorno a un filo d’erba, dove non c’è il troppo di ogni cosa”. Niente superlativi assoluti dunque, niente di esagerato. Andate piuttosto alla ricerca di parole semplici come fili d’erba, ma speciali, come quelle di Guido Catalano: “Tu sei una che quando ridi muovi le montagne e scateni le maree (..) Tu sei una che ti porterei a fare a palle di neve con Calvin e Hobbes. Una che i treni ti aspettano se sei in ritardo perché gli stai simpatica. Tu sei una che domani ti porterei con me nella battaglia”.
Frida Kahlo, nella sua poesia dedicata al marito "Non ti chiederò", insegna che l'amore non ha bisogno di chiedere nulla

Frida Kahlo, nella sua poesia dedicata al marito "Non ti chiederò", insegna che l'amore non ha bisogno di chiedere nulla

Quando le "mal-formazioni" diventano “ben-formazioni”

Dunque è assodato: in fatto di complimenti non potranno mai esserci apprezzamenti “prestampati”, che vanno bene per ogni stagione e che valgono per tutte e per tutti. I complimenti, quelli veri, sono ricami senza doppi fini, sono ago e filo che cuciono lembi di ferite. Sgorgano dal cuore, avvicinano chi viene da secoli di deserto, fasciano e rimarginano le cicatrici di chi è sopravvissuto a campi di battaglia, sostengono il peso del dolore, delle debolezze, delle mancanze, della solitudine e dell’attesa spesso muta e quotidiana. I complimenti più azzeccati sono dunque quelli originali, che arrivano inaspettati, e suonano tanto più sinceri quanto più sorprendono e risultano unici. Come quando il protagonista di un libro, accarezzando una cicatrice che una ragazza faceva di tutto per nascondere sul suo volto, le disse: “Bella questa mal-formazione che hai vicino all’occhio”. E spostandole delicatamente i capelli da un lato e strappandole un sorriso: “Allora è una ben-formazione” rispose lei. Ecco, forse il senso della giornata di oggi è proprio questo: sarebbe bello se con una parola si potessero ammaliare tutte le cicatrici che ciascuno serba sulla pelle o nel cuore, e provare a convertirle, con un complimento, in qualcos’altro. Trasformando tutte le “mal-formazioni” del mondo in “ben-formazioni” da non nascondere più, e di cui non vergognarsi mai.