Maternità surrogata, coppia gay aretina: “Siamo negli Usa, in Italia rischiamo l’arresto”

I due futuri papà hanno seguito l’iter della gestazione per altri, una scelta vietata nel nostro Paese e ora hanno paura al rientro. “Contesteremo la legittimità costituzionale della legge”

di LUCIA BIGOZZI
18 dicembre 2024
BDB5BEF62217E61C69C55B1A8C6CE340-83869800

Il caso di una coppia gay che ha scelto la maternità surrogata negli Usa: "Abbiamo paura a tornare in Italia"

Arezzo, 18 dicembre 2024 – “Finiremo in carcere? E il nostro bambino che fine farà?”. Domande che diventano un incubo alla vigilia dell’evento più atteso: la nascita di un figlio, tra due mesi. Sono le domande che Andrea e Simone (nomi di fantasia), 34 e 37 anni, ripetono dall’altro capo del telefono all’avvocato che segue il caso. In questo momento si trovano all’estero da dove seguono la vicenda “con apprensione e preoccupazione”.

Il caso è quello di una coppia aretina che nel 2022 ha celebrato l’unione civile e sette mesi fa ha scelto di essere genitore “realizzando un progetto a lungo meditato e condiviso con le rispettive famiglie di origine che lo hanno sostenuto anche economicamente”, spiega Gianni Baldini, avvocato aretino, un lungo cursus professionale nel campo della fecondazione assistita, docente di Biodiritto agli atenei di Firenze e Siena. Il viaggio in California, il percorso in un centro specializzato, la fecondazione dell’ovulo della donatrice anonima da parte di uno dei due uomini, la disponibilità alla gestazione di un’altra donna secondo i criteri fissati dallo stato americano, sono i passaggi già affrontati dalla coppia aretina ormai all’ultimo miglio di un percorso che ora impatta con la legge Varchi, in vigore da ottobre in Italia.

Maglie strette, anzi strettissime per coppie dello stesso sesso, in particolare quello maschile, perchè nel nostro Paese la cosiddetta gestazione per altri, meglio conosciuta come maternità surrogata, è reato universale. “Prevede l’arresto, un procedimento penale con condanne da due mesi a due anni e una multa da un minimo di seicentomila euro fino a un milione”, osserva Baldini per il quale “in questa norma manca totalmente la valutazione di quali siano le conseguenze che l’applicazione di una sanzione penale e anche pecuniaria così elevata può comportare per il neonato. I genitori potrebbero essere fermati in aeroporto al rientro in Italia; e seppure non andranno in carcere perché sotto i tre anni la pena non ne fissa l’esigenza, saranno denunciati, sottoposti a fermo. E il bambino che fine fa? A chi viene affidato?”.

Su questo Baldini annuncia battaglia con ricorsi alla Consulta. La “madre portatrice partorirà a febbraio e a quel punto si porrà il problema del rientro in Italia per Andrea, Simone e il bambino. Tra le criticità di questa norma, c’è la volontà di stigmatizzare una condotta che all’estero è legale e dissuadere dal realizzarla. Con quale efficacia, viene da chiedersi, rispetto a chi è disposto a varcare l’oceano e ad impegnarsi pur di avere un figlio? Nel mondo sono 66 i Paesi dove questa pratica è regolamentata per legge con le tutele per la donna che affronta la gravidanza e per il nascituro. Certo, si tratta di un fenomeno molto delicato dove potrebbe innestarsi il rischio di uno sfruttamento del corpo della donna, qualora la pratica non sia regolamentata in maniera adeguata. Ma non è il caso della coppia omogenitoriale aretina che in California si è mossa nel pieno rispetto delle regole”.

L’avvocato sta già mettendo a punto la strategia difensiva nei confronti dei due trentenni aretini che “hanno pagato circa centocinquantamila dollari” per portare a termine il progetto genitoriale secondo l’iter sanitario che negli Usa è incardinato nel regime privato. “Faremo ricorso al tribunale di Arezzo affinchè sollevi la questione di legittimità costituzionale rispetto alla legge Varchi che non tutela il minore e impone limitazioni alla vita privata e familiare. A questo si aggiunge lo stigma sociale di due uomini uniti civilmente e la cui unione è riconosciuta dallo stato italiano ai quali, paradossalmente, viene negato il diritto alla genitorialità”.

La battaglia di Andrea e Simome è solo all’inizio.