Escluse. Discriminate. Segregate. La vita delle
donne e delle
bambine in Afghanistan è scandita dai divieti. "Le gravi limitazioni e l'illegale repressione dei loro diritti da parte dei talebani devono essere indagate come possibili violazioni di diritto internazionale". A dichiararlo sono
Amnesty International e la
Commissione internazionale dei giuristi, in un rapporto intitolato "La guerra dei talebani contro le donne: il crimine contro l'umanità di persecuzione di genere in Afghanistan" e riferito al periodo agosto 2021 - gennaio 2023.
La persecuzione di genere
Le afghane sono sottoposte a costanti limitazioni e violenze
Un'analisi giuridica dettagliata delle terribili condizioni imposte dagli integralisti islamici nei confronti delle cittadine afgane. Le restrizioni, i veti, insieme all'imprigionamento, alle sparizioni forzate, alle torture e ai maltrattamenti, costituirebbero un reato ai sensi dell'articolo 7.1.h dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale. Per questo le due ong invitano la procura della Corte penale internazionale ad aggiungere questa accusa nell'
indagine in corso sulla situazione nel Paese mediorientale, e che gli Stati, attraverso la giurisdizione universale o altre vie giudiziarie, dovrebbero processare i talebani sospettati di crimini di diritto internazionale.
Soggiogare ed emarginare: una guerra contro le afghane
Nel comunicato Santiago A. Canton, segretario generale della Icj, scrive che queste violazioni sono "di una dimensione, di una gravità e di una sistematicità tali che, complessivamente, le loro azioni e le loro politiche vanno a formare un sistema repressivo che vuole
soggiogare ed emarginare le donne e le bambine in tutto il Paese. Tale campagna soddisfa tutti e cinque i criteri necessari perché si parli del crimine contro l'umanità di persecuzione di genere".
Molte famiglie afghane sono state costrette all'esodo in Pakistan dopo il ritorno dei talebani al potere nell'agosto del 2021
"Da quando hanno preso il potere, i talebani hanno imposto restrizioni draconiane ai diritti delle donne e delle bambine afgane. Non c'è dubbio, questa è una
guerra contro le donne: bandite dagli spazi pubblici, dall'istruzione e dal lavoro, impossibilitate a muoversi liberamente, torturate e fatte sparire per aver denunciato quelle restrizioni e aver opposto resistenza all'oppressione. Si tratta di crimini internazionali: organizzati, massicci e sistematici", ha aggiunto
Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International. Le prove a favore di questa tesi arrivano da fonti credibili, tra le quali la stessa Amnesty International col suo rapporto del 2022 "Morte al rallentatore", organizzazioni della società civile afgana e le stesse Nazioni Unite; nel report si spiega, inoltre, perché le cittadine che fuggono dalla persecuzione dovrebbero essere automaticamente considerate
rifugiate bisognose di protezione internazionale.
Cittadine di seconda classe
Da quando, nell'agosto 2021, i talebani hanno ripreso il potere in Afghanistan, la popolazione femminile dello Stato è stata progressivamente
esclusa dalla società, a partire dai ruoli politici e dalla maggior parte degli impieghi nel settore pubblico, fino ad arrivare, attraverso una serie di annunci e provvedimenti, al divieto di accesso all'
istruzione primaria e all'
università, subendo così un'ulteriore limitazione alle opportunità professionali.
Una giovanissima ragazza afghana costretta a stare in casa perché non può frequentare le scuole nel suo Paese
E ancora, sono stati
smantellati i programmi istituzionali di
sostegno alle sopravvissute alla violenza, compromettendo ulteriormente i loro diritti. I decreti del 24 dicembre 2022 e del 4 aprile 2023- sottolinea il comunicato - sul divieto di lavorare per le
organizzazioni non governative e le Nazioni Unite, hanno fornito ulteriori prove della discriminazione di genere. Per non parlare dell'obbligo di essere
accompagnate da un mahram (un guardiano) nei viaggi a lunga distanza, del decreto che impone loro di
stare a casa se non quando strettamente necessario e i rigidi
codici di abbigliamento imposti dagli islamisti. Tutto questo, e molto altro di cui è difficile venire a conoscenza, viola i diritti umani riconosciuti da numerosi trattati internazionali dei quali l'Afghanistan è stato parte. Coloro che protestano contro le politiche repressive dei talebani - proseguono le ong nella loro denuncia - o sono accusate dei cosiddetti "reati morali", subiscono forza eccessiva, arresti illegali, torture e maltrattamenti in violazione dei loro diritti alla libertà di espressione, di associazione, di protesta pacifica e di partecipazione pubblica. Il rischio per l'Occidente, purtroppo, è quello di dimenticarsi di loro. "Sono
cittadine di seconda classe,
ridotte al silenzio e rese invisibili. La quantità di prove raccolte lasciano intendere che queste misure rispecchino una politica di persecuzione di genere che ha l'obiettivo di annullare il potenziale delle donne e delle bambine quasi in ogni aspetto della loro vita", ha commentato Callamard.
Un massiccio e sistematico attacco
Nel loro rapporto - prosegue la nota stampa- Amnesty International e la Commissione internazionale dei giuristi forniscono raccomandazioni su come la comunità internazionale dovrebbe contribuire a smantellare il sistema talebano di persecuzione di genere e
l'impunità su cui si fonda.
Afghane marciano e gridano slogan "Pane, lavoro, libertà" durante una protesta per i diritti delle donne a Kabul
Il dialogo sulla situazione delle donne e delle bambine nello Stato, previsto alla 53ma sessione del
Consiglio Onu dei diritti umani è un'importante opportunità per le nazioni, per la società civile e per gli esperti indipendenti per affrontare la persecuzione di genere e altri possibili crimini di diritto internazionale commessi dai talebani. Alla 54ma sessione, che si terrà a ottobre, l'Unhcr dovrà rinnovare e rafforzare il mandato del Relatore speciale sulla situazione dei diritti umani in Afghanistan. "Le donne e le bambine afgane sono vittime di un crimine contro l'umanità. La cui gravità richiede un'azione internazionale assai più decisa rispetto all'oggi. C'è solo una cosa da fare:
smantellare il sistema", ha concluso Callamard.