Tumori femminili: a Firenze le nuove frontiere di cura per le donne con la terapia immunologica

Motore Sanità ha presentato il convegno “Immunoncologia al femminile: focus sul carcinoma endometriale. Toscana, Marche e Umbria”. Al centro dei lavori prevenzione, diagnosi e nuove possibilità

di CATERINA CECCUTI
5 novembre 2022
Ilenia Cardamone

Ilenia Cardamone

Il cancro dell'endometrio, che si forma nel rivestimento interno dell’utero, è purtroppo tra i più frequenti tumori femminili, se si considera che rappresenta il 5-6% di tutti i tumori che affliggono le donne e che è la terza neoplasia più frequente nelle signore di età compresa tra i 50 e i 70 anni. In Italia, le stime indicano attualmente 122.600 donne che sopravvivono ad una diagnosi di carcinoma dell’endometrio mentre, purtroppo, nel 2021 la mortalità è stata di 3.100 decessi. La buona notizia è che la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è passata dal 77% del 2017 al 79% del 2020. Resta però il fatto che la prima arma efficace per combattere tutti i tipi di tumore, non soltanto quelli femminili, sono la prevenzione e la diagnosi tempestiva, come ha sottolineato anche Michele Maio, direttore del dipartimento oncologico e del centro di Immunoncologia dell’Azienda Ospedaliero-universitaria Senese, nel corso del convegno "Immunoncologia al femminile: focus sul carcinoma endometriale. Toscana, Marche e Umbria", promosso da Motore Sanità all'Hotel NH di Firenze: "La diagnosi precoce e la prevenzione rappresentano un baluardo fondamentale, non solo per il trattamento del tumore all'endometrio ma per tutte le forme tumorali. Per quanto riguarda la cervice, un ruolo importante nella prevenzione lo hanno giocato anche le vaccinazioni alle adolescenti". Ma anche sul fronte del trattamento delle patologie ormai già manifeste esistono importanti novità: "Nel 30% delle donne affette da tumore dell'endometrio - spiega Maio - è stata identificata una particolare caratteristica molecolare che lo rende responsivo alle terapie immunologiche. Si tratta di una cura a base di farmaci di vecchia generazione, ossia anticorpi monoclonali, che vengono somministrati per via endovenosa e che agiscono direttamente sul sistema immunitario del paziente, rendendolo più aggressivo nei confronti delle cellule tumorali". Dottor Maio, la terapia immunologica sostituisce o sostituirà quella chemioterapica? "Solo in alcuni casi. Ma questo non significa che si possa abbandonare la chemioterapia: quando è necessaria, rimane la via da percorrere per il trattamento del cancro". Le due terapie possono essere somministrate contemporaneamente? "In genere se viene somministrata una, non viene somministrata l'altra. Ma nel caso del cancro al polmone è emerso che l'associazione delle due terapie può dare risultati ancora migliori". La terapia immunologica dà effetti collaterali minori rispetto alla chemio? "Si tratta di una terapia meno invasiva. Gli effetti collaterali ci sono, ma sono diversi e di intensità complessivamente minore. Permette una qualità di vita accettabile o addirittura migliore, complessivamente. Non si perdono i capelli, non si soffre di nausea né di vomito, insomma non si verificano le manifestazioni esterne tipiche del trattamento chemioterapico".
Michele Maio

Michele Maio, direttore del dipartimento oncologico e del centro di Immunoncologia dell'AOU Senese

Al centro dei lavori del convegno organizzato da Motore Sanità c'è stata dunque l'analisi sul funzionamento del sistema immunitario nel paziente oncologico, da tempo al centro dell’attenzione dei ricercatori. Gli studi in questo campo hanno portato ad evidenziare alcune cause alla base del mancato funzionamento di un sistema immunitario non più in grado di riconoscere e contrastare le cellule neoplastiche da quelle sane. "Concentrandosi su queste cause - commenta Claudio Zanon, direttore scientifico di Motore Sanità - la ricerca ha prodotto negli ultimi 5-6 anni una rapida e dirompente innovazione. Così già oggi, ad esempio, l’immunoterapia oncologica si è consolidata in molte tipologie di tumori come nuovo fondamentale approccio terapeutico in grado di portare speranze ai malati. Infatti grazie ai sorprendenti risultati ottenuti inizialmente in quelle forme refrattarie a tutte le terapie disponibili nel melanoma prima, nel polmone e nel rene successivamente, l’impegno nel continuare a far progredire la ricerca verso nuove indicazioni, è oramai uno degli obiettivi comuni per tutti i ricercatori al mondo". In effetti, benché piuttosto diffuso, il carcinoma endometriale presenta limitate opzioni di trattamento ed una prognosi sfavorevole. “Ma per ottenere il miglior risultato clinico dalla terapia immunologica - puntualizza Zanon -, secondo le evidenze emerse dagli studi clinici registrativi, la selezione della popolazione target deve avvenire attraverso un test di valutazione eseguito con la tecnica di sequenziamento NGS. Così, seppure ogni anno in Italia vi sia un'incidenza di circa 8.300 nuovi casi, prevalentemente in donne tra i 50 e i 65 anni, le stime ottenibili attraverso una proiezione dei dati registrativi sulla popolazione target selezionata dal test e da trattare con questa nuova terapia presentano numeriche notevolmente inferiori. Ecco perché Motore Sanità intende promuovere dei tavoli di discussione a livello delle principali regioni italiane che, analizzando l’attuale cambio di scenario nelle opportunità di cura di questo tumore, possano generare idee e buone pratiche per garantire un accesso rapido alle terapie più efficaci ed ai test necessari, mantenendo appropriatezza senza sprechi di risorse”. Dopo i saluti istituzionali in apertura del convegno, Zanon ha introdotto i lavori e presentato gli interventi di Michele Maio e di Ilenia Cardamone, presidente di ACTO Toscana (Alleanza contro il tumore ovarico). Dottoressa Cardamone, potrebbe spiegarci perché una diagnosi di endometriosi può cambiare la vita di una donna? "Una diagnosi di questo tipo viene fatta dopo un controllo ginecologico, che purtroppo spesso e volentieri le donne cercano di evitare, perché percepito come invasivo della propria sfera intima. Le donne affette da endometriosi possono avere sofferenza e problematiche non solo fisiche ma anche di tipo psicologico, provocate per esempio dalla difficoltà a rimanere in cinta. Molto dipende, ovviamente, dallo stadio della malattia, ma essendo l'endometrio il tessuto di rivestimento dell'utero, quando questo si trova in condizioni alterate diminuisce le possibilità che l'embrione riesca ad aderire e a svilupparsi. Se lo stadio della malattia si trova a livelli molto avanzati, viene suggerito l'intervento chirurgico per l'asportazione dell'utero o comunque delle ovaie. In questo caso la donna andrà in contro a una serie di problematiche legate alla menopausa precoce, nel caso si trovi ancora in età fertile e, purtroppo, solitamente è in questa fase della vita di una donna che la malattia si presenta". Quali problematiche può comportare una menopausa precoce? "Intanto stiamo parlando di un fatto che di per sé è contro natura. Alle donne che vanno in menopausa precoce per colpa di un'operazione, e che quindi si trovano a vivere in maniera brusca e repentina una condizione che, in natura, dovrebbe avvenire gradualmente, vengono somministrate terapie ormonali di accompagnamento, per contrastare gli squilibri ormonali dovuti all'asportazione delle ovaie. Spesso e volentieri devono essere introdotti anche altri farmaci, per evitare complicazioni parallele come l'osteoporosi e, in generale, l'invecchiamento precoce del corpo della donna che provoca conseguenze anche psicologiche. Altra questione, che per alcune donne rappresenta un problema e per altre no, sono le classiche caldane. Le difficoltà da affrontare, dunque, possono variare da caso a caso e, come dicevo, in base alla gravità della malattia. Per esempio, una paziente di mia conoscenza affetta da endometriosi durante il parto ha subito la rottura della vescica, a seguito delle cicatrici che l'endometriosi le aveva procurato". Che tipo di sintomatologia deve mettere in allarme una donna? "Non sempre è facile riconoscere dei sintomi precisi. Per esempio, le parlo da paziente, per quanto riguarda il carcinoma ovarico che io stessa ho avuto, non esistono sintomi particolari, se non lievi e blandi, che solo i medici sono in grado di riconoscere. Nel mio caso la scoperta precoce è stata fatta durante un controllo ginecologico di routine. Nel caso del carcinoma all'endometrio, invece, possono verificarsi sanguinamenti. Bisogna tenere conto che per certi tipi di tumore non esiste una prevenzione specifica, come quella prevista per il controllo del collo dell'utero attraverso il Pap test. Ecco perché le donne devono entrare nell'ottica di farsi visitare almeno una volta l'anno, con una visita ginecologica interna".
Claudio Zanon

Claudio Zanon, direttore scientifico di Motore Sanità

A concludere il pomeriggio di lavori all'Hotel NH di Firenze è stata la tavola rotonda “Immunoncologia nel tumore dell’endometrio: cosa cambia nei percorsi assistenziali?”, moderata da Claudio Zanon, nella quale sono stati affrontati i temi "La rete come strumento di accesso rapido ed equo all’innovazione"; “Quali test, quali codifiche, quali rimborsi, quali risorse e su quale budget allocare?”; “Terapia agnostica e ruolo di NGS: l’esempio dell’immunoncologia in pazienti con MSI-H e dMMR nel tumore dell’endometrio avanzato o ricorrente” e “Luci ed ombre dei PDTA: come stare al passo dell’innovazione e semplificare l’accesso”. Erano presenti Gianni Amunni, coordinatore della rete oncologica Regione Toscana; Rossana Berardi, presidente dell'associazione Women for Oncology Italy; Erminia Caccese, farmacista dirigente gestione settore farmaci ESTAR Firenze; Andrea Caprodossi, dirigente farmacista ASUR Marche Area Vasta 2; Francesca Castiglione, consigliere regionale Siapec; Massimiliano Fambrini, professore in ginecologia e ostetricia all'AOU di Careggi; Francesca Chiara Giorgi, dirigente I livello presso UOC oncologia medica nell'ospedale civile Madonna del Soccorso; Francesca Martella, direttore oncologia medica Empoli; Maria Cristina Petrella, dirigente medico oncologia medica AOU Careggi e Angelo Sidoni, direttore anatomia e istologia patologica nell'azienda ospedaliera di Perugia.