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Home » Spettacolo » Niccolò Fabi, 25 anni tra musica e impegno: “Talvolta le canzoni abbracciano problematiche politiche e sociali”

Niccolò Fabi, 25 anni tra musica e impegno: “Talvolta le canzoni abbracciano problematiche politiche e sociali”

Un disco, "Meno per Meno" e il doppio tour, instore in collaborazione con Feltrinelli e da aprile sui palchi dei teatri insieme all’Orchestra Notturna Clandestina

Giovanni Ballerini
19 Gennaio 2023
Niccolò Fabi (Ph: Arash Radpour)

Niccolò Fabi (Ph: Arash Radpour)

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“La sottrazione mi sembrava provocatoriamente l’operazione migliore per un disco che in qualche modo celebra i miei 25 anni di carriera. Crescere significa anche sottrarre, rinunciare, rischiare, non semplicemente aggiungere. E poi, c’è la formuletta che tutti conosciamo, per cui meno per meno dà più. E, quindi c’è potenzialmente anche un significato positivo”. Il quarto di secolo di carriera da festeggiare con un disco e due tour, uno instore in collaborazione con Librerie Feltrinelli, per parlare intensamente con i fan, e uno nei teatri. Per Niccolò Fabi il 2023 inizia all’insegna del “Meno per meno“, il disco con 10 brani che viene condiviso con i fan con una serie di incontri a ingresso libero.
Da aprile invece parte il tour vero e proprio, organizzato da Magellano Concerti e prodotto da Ovest, con il cantautore che salirà alla ribalta con l’Orchestra Notturna Clandestina, diretta dal maestro Enrico Melozzi. Il set è diviso in due parti. La prima vede il romano, classe, 1969, in perfetta solitudine sul palcoscenico cantare i suoi successi, nella seconda spazio all’orchestra e a tutto il repertorio che è stato arrangiato per questo show da non perdere.

Niccolò Fabi (Ph: Arash Radpour)

Le tappe del tour instore

11 gennaio a CUNEO, in collaborazione con Muzak Dischi, presso Open Baladin (Piazza Foro Boario 12 – ore 18.30);
17 gennaio a ROMA all’Officina delle Arti Pier Paolo Pasolini (Viale Antonino di San Giuliano 782 – ore 19.00);
18 gennaio a CAGLIARI presso il Foyer del Teatro Massimo di Cagliari (Via E. De Magistris 12 – ore 18.00);
19 gennaio a FIRENZE a laFeltrinelli Red (Piazza della Repubblica 26 – ore 18.00);
20 gennaio a BOLOGNA presso la Scuderia Future Food Living Lab (Piazza Giuseppe Verdi 2 – ore 18.00);
21 gennaio a PALERMO al Cinema Rouge et Noir (P.za Giuseppe Verdi 8 – ore 17.00);
22 gennaio a NAPOLI presso Foqus Quartieri Spagnoli (Via Portacarrese a Montecalvario, 69 – ore 18.00);
25 gennaio a BARI a laFeltrinelli (Via Melo da Bari, 119 – ore 18.30).

Le date del “Meno per meno Tour”

“Meno per Meno” il nuovo disco di Niccolò Fabi

17 aprile a BOLOGNA (Europauditorium)
18 aprile a MILANO (Teatro degli Arcimboldi)
20 aprile a BRESCIA (Gran Teatro Morato);
21 aprile a CESENA (Nuovo Teatro Carisport)
26 aprile a TRENTO (Auditorium Santa Chiara)
27 aprile a PADOVA (Gran Teatro Geox)
28 aprile a TORINO (Teatro Colosseo)
5 maggio ad ANCONA (Teatro delle Muse)
6 maggio a PESCARA (Teatro Massimo)
8 maggio a BARI (Teatro Petruzzelli)
9 maggio a LECCE (Teatro Politeama Greco)
11 maggio a CATANIA (Teatro Metropolitan)
12 maggio a PALERMO (Teatro Golden)
15 maggio a FIRENZE (Teatro Verdi)
16 maggio ad ASSISI – PG (Teatro Lyrick)
19 maggio a NAPOLI (Teatro Augusteo)
21 maggio a ROMA (Auditorium Parco della Musica)
23 maggio a PARMA (Teatro Regio)
24 maggio a GENOVA (Teatro Politeama Genovese)

Intanto si possono vedere sul web tre suoi nuovi video
“Sì, in quello di ‘Al di fuori dell’amore‘ ho raggruppato alcuni dei volti delle persone che fanno parte del mio staff del ed è una sorta di ringraziamento per il loro sostegno, poi c’è ‘Di Aratro e Di Arena‘, che è un racconto per immagini del concerto all’Arena di Verona, e ‘Andare Oltre‘ che è stato realizzato da Valentina Pozzi e ha vinto il Premio Videoclip dell’anno all’interno del Roma Film Festival. È evidente che un riconoscimento del genere faccia piacere, anche perché è davvero difficile fare dei video giusti per canzoni che contengono parole già ricche di immagini. È stato un lavoro delicato non essere sovrabbondanti, ma raccontare l’atmosfera di questa canzone senza essere didascalici”.

C’è anche il “Meno per meno” podcast?
“Una forma diversa di comunicazione, che in questo caso trae spunto dai titoli delle canzoni di questo nuovo disco, ma poi si rivolge altrove per creare dieci conversazioni fra me e i Tlon, i filosofi e scrittori, Maura Gancitano e Andrea Colamedici, che ho trovato e apprezzato sul web. È un modo diverso per raccontare riflessioni che possono partire dalle canzoni”.

Come le è venuta l’idea di sperimentare con l’orchestra e con l’elettronica in questo nuovo disco?
“È un modo per usare contemporaneamente il suono analogico dell’orchestra con il suo opposto, i suoni e i colori caldi con quelli freddi. L’idea è ampliare lo spettro dello stile, continuare a sperimentare“.

Lei prosegue la collaborazione con l’ong Medici con l’Africa o è un discorso chiuso?
“No, sono dei fratelli, dei compagni di viaggio da tanti anni. Quando c’è un bel progetto da condividere con loro sono contento di farlo”.

Continua anche la collaborazione con il geologo Mario Tozzi con lo spettacolo “Musica Sostenibile“?
“Da qualche anno non lo facciamo più, ma è un’accoppiata che può funzionare ancora”.

Non rinuncia quindi all’impegno verso le tematiche ambientali?
“Le canzoni sono canzoni, anche se talvolta abbracciano problematiche politiche e sociali. Il linguaggio che si usa riesce talvolta a sottolineare la propria piccolezza rispetto alla grandezza della natura e della sua forza. Ma non sono uno che fa canzoni contro l’uso della plastica o per stimolare la raccolta differenziata”.

Niccolò Fabi (Ph. Arash Radpour)

Però in un album del 2016, “Una somma di piccole cose”, ce n’erano diversi di pezzi che evocavano problemi ambientali…
“Forse a causa dell’ambientazione, visto che è nato in una casa di campagna, in un ambiente molto agreste. Il tema della natura è da sempre un grande pacificatore delle nevrosi umane e quando non si vive in città si ritrova il desiderio di stare insieme con la gente. Meno siamo, più amiamo la vicinanza e cerchiamo di stare insieme. Nelle città, soprattutto in quelle grandi succede il contrario, ne parlo anche in brani come ‘Filosofia agricola‘”.

Come decide cosa mettere nei suoi pezzi?
“Le canzoni non sono articoli di giornale che hanno un argomento. A volte sono delle proiezioni del proprio stato d’animo che si concretizzano in parole, ma non sempre hanno un tema. Ci sono autori che prediligono avere temi, e fare canzoni sugli omosessuali, sugli animali stanchi, sulle chitarre scordate. Forse la mia canzone in cui ho raccontato di più il mio rapporto con gli altri, diversi o uguali che siano, è ‘Io sono l’altro‘ del mio disco ‘Tradizione e tradimento‘. Sottolineavo il concetto della relatività del diverso: noi siamo diversi da altri, come gli altri sono diversi da noi. È tutto relativo e i ruoli cambiano a seconda del punto di vista, del punto di osservazione che si sceglie. Io l’altro rispetto a te, tu sei l’altro rispetto a me”.

Come ha vissuto questi suoi primi 25 anni di musica?
“Non mi posso lamentare, ho vissuto con grande libertà facendo senza grandi pressioni, soprattutto negli ultimi 15 anni, le scelte che avrei voluto fare”.

La musica è sperimentazione o poesia?
“L’una non esclude l’altra. Ma, avendo a che fare con le canzoni, che hanno inevitabilmente le loro necessità, di solito privilegio la comunicativa di una canzone, testo compreso, alla sperimentazione tout court. Se si può cercare di raggiungere l’effetto poetico cercando ogni volta di cambiare cornice, contorno di aggiungere un colore, un dettaglio diverso, senza essere per forza rassicurante”.

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  • Nicoletta Sipos, giornalista e scrittrice, ha vissuto in Ungheria, in Germania e negli Stati Uniti, prima di raggiungere Milano e lì restare. Il suo romanzo “La guerra di H”, un romanzo fortemente ispirato a fatti realmente accaduti.

L’autrice indaga in maniera del tutto nuova e appassionante un momento drammatico, decisivo della storia del nostro continente: la Seconda guerra mondiale. A raccontare l’ascesa e la disfatta del Nazismo è stavolta la voce di un bambino tedesco, che riporta con semplicità e veracità le molte sofferenze patite dal suo popolo durante il conflitto scatenato da Hitler, focalizzando l’attenzione del lettore sul drammatico paradigma che accomuna chiunque si trovi a vivere sulla propria pelle una guerra: la sofferenza. Pagine toccanti, le sue, tanto più intense perché impregnate di fatti reali, emozioni provate e sentite dai protagonisti e condivise da quanti, tuttora, si trovano coinvolti in un conflitto armato. La memoria collettiva è uno strumento potente per non commettere gli stessi errori. 

"Imparai poco alla volta – scrive il piccolo Heinrich Stein, protagonista del romanzo – che nel nostro strano Paese la verità aveva più volti con infinite sfumature”.

👉Perché una storia così e perché ora?
“Ho incontrato il protagonista di questa mia storia molto tempo fa, addirittura negli anni ’50, ossia in un’epoca che portava ancora gli strascichi della guerra. Diventammo amici, parlammo di Hitler e della miseria della Germania. Poco per volta, via via che ci incontravamo, lui aggiungeva ricordi, dettagli, confessioni. Per anni ho portato dentro di me la testimonianza di questa storia che si arricchiva sempre più di dettagli. Molte volte avrei voluto scriverla, magari a quattro mani con il mio amico, ma lui non se la sentiva. Io stessa esitavo ad affrontare questa storia che racconta una famiglia tedesca in forte sofferenza in una Germania ferita e umiliata. La gente ha etichettato tutto il popolo tedesco durante il nazismo come crudele per antonomasia. Non si pensa mai a quanto la gente comune abbia sofferto, alla fame e al freddo che anche il popolo tedesco ha patito”.

✍ Caterina Ceccuti

#lucenews #giornodellamemoria #27gennaio
  • È dalla sua camera con vista affacciata sull’Arno che Ornella Vanoni accetta di raccontare un po’ di sé ai lettori di Luce!, in attesa di esibirsi, sabato 28 gennaio sul palco della Tuscany Hall di Firenze, dov’è in programma una nuova tappa della nuova tournée Le Donne e la Musica. Un ritorno atteso per Ornella Vanoni, che in questo tour è accompagnata da un quintetto di sole donne.

Innanzitutto come sta, signora Vanoni?
“Stanca, sono partita due mesi dopo l’intervento al femore che mi sono rotto cadendo per una buca proprio davanti a casa mia. Ma l’incidente non mi ha impedito di intraprendere un progetto inaspettato che, sin da subito, mi è stato molto a cuore. Non ho perso la volontà di andare avanti. Anche se il tempo per prepararlo e provare è stato pochissimo. E poi sono molto dispiaciuta“.

Per cosa?
“La morte dell’orso Juan Carrito, travolto e ucciso da un’auto cercava bacche e miele: la mia carissima amica Dacia (Maraini, ndr) l’altro giorno ha scritto una cosa molto bella dedicata a lui. Dovrò scrollarmi di dosso la malinconia e ricaricarmi in vista del concerto“.

Con lei sul palco ci sarà una jazz band al femminile con Sade Mangiaracina al pianoforte, Eleonora Strino alla chitarra, Federica Michisanti al contrabbasso, Laura Klain alla batteria e Leila Shirvani. Perché questa scelta?
“Perché sono tutte bravissime, professioniste davvero eccezionali. Non è una decisione presa sulla spinta di tematiche legate al genere o alle quote rosa, ma nata grazie a Paolo Fresu, amico e trombettista fantastico del quale sono innamorata da sempre. Tempo fa, durante una chiacchierata, Paolo mi raccontò che al festival jazz di Berchidda erano andate in scena tante musiciste bravissime. E allora ho pensato: ’Se sono così brave perché non fare un gruppo di donne? Certo, non l’ha fatto mai nessuno. Bene, ora lo faccio io“.

Il fatto che siano tutte donne è un valore aggiunto?
“In realtà per me conta il talento, ma sono felice della scelta: è bellissimo sentire suonare queste artiste, vederle sul palco intorno a me mi emoziona“.

L
  • Devanshi Sanghvi è una bambina di otto anni che sarebbe potuta crescere e studiare per gestire l’attività di diamanti multimilionaria appartenente alla sua facoltosissima famiglia, con un patrimonio stimato di 60 milioni di dollari.

Ma la piccola ha scelto di farsi suora, vivendo così una vita spartana, vestita con sari bianchi, a piedi nudi e andando di porta in porta a chiedere l’elemosina. Si è unita ai “diksha” alla presenza di anziani monaci giainisti. La bimba è arrivata alla cerimonia ingioiellata e vestita di sete pregiate. Sulla sua testa poggiava una corona tempestata di diamanti. Dopo la cerimonia, a cui hanno partecipato migliaia di persone, è rimasta in piedi con altre suore, vestita con un sari bianco che le copriva anche la testa rasata. Nelle fotografie, la si vede con in mano una scopa che ora dovrà usare per spazzare via gli insetti dal suo cammino per evitare di calpestarli accidentalmente.

Di Barbara Berti ✍

#lucenews #lucelanazione #india #DevanshiSanghvi
  • Settanta giorni trascorsi in un mondo completamente bianco, la capitana dell’esercito britannico Harpreet Chandi, che già lo scorso anno si era distinta per un’impresa tra i ghiacci, è una fisioterapista che lavora in un’unità di riabilitazione regionale nel Buckinghamshire, fornendo supporto a soldati e ufficiali feriti. 

Ha dimostrato che i record sono fatti per essere battuti e, soprattutto, i limiti personali superabili grazie alla forza di volontà e alla preparazione. E ora è diventata una vera leggenda vivente, battendo il record del mondo femminile per la più lunga spedizione polare – sola e senza assistenza – della storia.

Il 9 gennaio scorso, 57esimo giorno del viaggio che era cominciato lo scorso 14 novembre, la 34enne inglese ha raggiunto il centro del Polo Sud dopo aver percorso circa 1100 chilometri. Quando è arrivata a destinazione nel bel mezzo della calotta polare era felice, pura e semplice gioia di aver raggiunto l’agognato traguardo: “Il Polo Sud è davvero un posto incredibile dove stare. Non mi sono fermata molto a lungo perché ho ancora un lungo viaggio da fare. È stato davvero difficile arrivare qui, sciando tra le 13 e le 15 ore al giorno con una media di 5 ore di sonno”.

Di Irene Carlotta Cicora ✍

#lucenews #lucelanazione #polosud #HarpreetChandi #polarpreet
"La sottrazione mi sembrava provocatoriamente l’operazione migliore per un disco che in qualche modo celebra i miei 25 anni di carriera. Crescere significa anche sottrarre, rinunciare, rischiare, non semplicemente aggiungere. E poi, c’è la formuletta che tutti conosciamo, per cui meno per meno dà più. E, quindi c’è potenzialmente anche un significato positivo". Il quarto di secolo di carriera da festeggiare con un disco e due tour, uno instore in collaborazione con Librerie Feltrinelli, per parlare intensamente con i fan, e uno nei teatri. Per Niccolò Fabi il 2023 inizia all’insegna del "Meno per meno", il disco con 10 brani che viene condiviso con i fan con una serie di incontri a ingresso libero. Da aprile invece parte il tour vero e proprio, organizzato da Magellano Concerti e prodotto da Ovest, con il cantautore che salirà alla ribalta con l’Orchestra Notturna Clandestina, diretta dal maestro Enrico Melozzi. Il set è diviso in due parti. La prima vede il romano, classe, 1969, in perfetta solitudine sul palcoscenico cantare i suoi successi, nella seconda spazio all’orchestra e a tutto il repertorio che è stato arrangiato per questo show da non perdere.
Niccolò Fabi (Ph: Arash Radpour)

Le tappe del tour instore

11 gennaio a CUNEO, in collaborazione con Muzak Dischi, presso Open Baladin (Piazza Foro Boario 12 – ore 18.30); 17 gennaio a ROMA all’Officina delle Arti Pier Paolo Pasolini (Viale Antonino di San Giuliano 782 - ore 19.00); 18 gennaio a CAGLIARI presso il Foyer del Teatro Massimo di Cagliari (Via E. De Magistris 12 - ore 18.00); 19 gennaio a FIRENZE a laFeltrinelli Red (Piazza della Repubblica 26 - ore 18.00); 20 gennaio a BOLOGNA presso la Scuderia Future Food Living Lab (Piazza Giuseppe Verdi 2 - ore 18.00); 21 gennaio a PALERMO al Cinema Rouge et Noir (P.za Giuseppe Verdi 8 - ore 17.00); 22 gennaio a NAPOLI presso Foqus Quartieri Spagnoli (Via Portacarrese a Montecalvario, 69 - ore 18.00); 25 gennaio a BARI a laFeltrinelli (Via Melo da Bari, 119 - ore 18.30).

Le date del "Meno per meno Tour"

"Meno per Meno" il nuovo disco di Niccolò Fabi
17 aprile a BOLOGNA (Europauditorium) 18 aprile a MILANO (Teatro degli Arcimboldi) 20 aprile a BRESCIA (Gran Teatro Morato); 21 aprile a CESENA (Nuovo Teatro Carisport) 26 aprile a TRENTO (Auditorium Santa Chiara) 27 aprile a PADOVA (Gran Teatro Geox) 28 aprile a TORINO (Teatro Colosseo) 5 maggio ad ANCONA (Teatro delle Muse) 6 maggio a PESCARA (Teatro Massimo) 8 maggio a BARI (Teatro Petruzzelli) 9 maggio a LECCE (Teatro Politeama Greco) 11 maggio a CATANIA (Teatro Metropolitan) 12 maggio a PALERMO (Teatro Golden) 15 maggio a FIRENZE (Teatro Verdi) 16 maggio ad ASSISI - PG (Teatro Lyrick) 19 maggio a NAPOLI (Teatro Augusteo) 21 maggio a ROMA (Auditorium Parco della Musica) 23 maggio a PARMA (Teatro Regio) 24 maggio a GENOVA (Teatro Politeama Genovese) Intanto si possono vedere sul web tre suoi nuovi video "Sì, in quello di 'Al di fuori dell’amore' ho raggruppato alcuni dei volti delle persone che fanno parte del mio staff del ed è una sorta di ringraziamento per il loro sostegno, poi c’è 'Di Aratro e Di Arena', che è un racconto per immagini del concerto all’Arena di Verona, e 'Andare Oltre' che è stato realizzato da Valentina Pozzi e ha vinto il Premio Videoclip dell’anno all’interno del Roma Film Festival. È evidente che un riconoscimento del genere faccia piacere, anche perché è davvero difficile fare dei video giusti per canzoni che contengono parole già ricche di immagini. È stato un lavoro delicato non essere sovrabbondanti, ma raccontare l’atmosfera di questa canzone senza essere didascalici".

C'è anche il "Meno per meno" podcast? "Una forma diversa di comunicazione, che in questo caso trae spunto dai titoli delle canzoni di questo nuovo disco, ma poi si rivolge altrove per creare dieci conversazioni fra me e i Tlon, i filosofi e scrittori, Maura Gancitano e Andrea Colamedici, che ho trovato e apprezzato sul web. È un modo diverso per raccontare riflessioni che possono partire dalle canzoni". Come le è venuta l'idea di sperimentare con l’orchestra e con l'elettronica in questo nuovo disco? "È un modo per usare contemporaneamente il suono analogico dell’orchestra con il suo opposto, i suoni e i colori caldi con quelli freddi. L’idea è ampliare lo spettro dello stile, continuare a sperimentare". Lei prosegue la collaborazione con l'ong Medici con l'Africa o è un discorso chiuso? "No, sono dei fratelli, dei compagni di viaggio da tanti anni. Quando c’è un bel progetto da condividere con loro sono contento di farlo". Continua anche la collaborazione con il geologo Mario Tozzi con lo spettacolo "Musica Sostenibile"? "Da qualche anno non lo facciamo più, ma è un'accoppiata che può funzionare ancora". Non rinuncia quindi all’impegno verso le tematiche ambientali? "Le canzoni sono canzoni, anche se talvolta abbracciano problematiche politiche e sociali. Il linguaggio che si usa riesce talvolta a sottolineare la propria piccolezza rispetto alla grandezza della natura e della sua forza. Ma non sono uno che fa canzoni contro l’uso della plastica o per stimolare la raccolta differenziata".
Niccolò Fabi (Ph. Arash Radpour)
Però in un album del 2016, "Una somma di piccole cose", ce n'erano diversi di pezzi che evocavano problemi ambientali... "Forse a causa dell’ambientazione, visto che è nato in una casa di campagna, in un ambiente molto agreste. Il tema della natura è da sempre un grande pacificatore delle nevrosi umane e quando non si vive in città si ritrova il desiderio di stare insieme con la gente. Meno siamo, più amiamo la vicinanza e cerchiamo di stare insieme. Nelle città, soprattutto in quelle grandi succede il contrario, ne parlo anche in brani come 'Filosofia agricola'". Come decide cosa mettere nei suoi pezzi? "Le canzoni non sono articoli di giornale che hanno un argomento. A volte sono delle proiezioni del proprio stato d’animo che si concretizzano in parole, ma non sempre hanno un tema. Ci sono autori che prediligono avere temi, e fare canzoni sugli omosessuali, sugli animali stanchi, sulle chitarre scordate. Forse la mia canzone in cui ho raccontato di più il mio rapporto con gli altri, diversi o uguali che siano, è 'Io sono l’altro' del mio disco 'Tradizione e tradimento'. Sottolineavo il concetto della relatività del diverso: noi siamo diversi da altri, come gli altri sono diversi da noi. È tutto relativo e i ruoli cambiano a seconda del punto di vista, del punto di osservazione che si sceglie. Io l’altro rispetto a te, tu sei l’altro rispetto a me". Come ha vissuto questi suoi primi 25 anni di musica? "Non mi posso lamentare, ho vissuto con grande libertà facendo senza grandi pressioni, soprattutto negli ultimi 15 anni, le scelte che avrei voluto fare". La musica è sperimentazione o poesia? "L’una non esclude l’altra. Ma, avendo a che fare con le canzoni, che hanno inevitabilmente le loro necessità, di solito privilegio la comunicativa di una canzone, testo compreso, alla sperimentazione tout court. Se si può cercare di raggiungere l’effetto poetico cercando ogni volta di cambiare cornice, contorno di aggiungere un colore, un dettaglio diverso, senza essere per forza rassicurante".
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