E adesso attenzione che le vecchie conquiste diventino nuove sconfitte. Che il nastro si riavvolga all’indietro, che "fare l'amore sia solo per figliare", che diritti ormai acquisiti finiscano per sgretolarsi, che anni di battaglie vengano dimenticati. Ad aprire al possibile scenario del qui e ora è Lidia Ravera, giornalista, autrice, sceneggiatrice, che di battaglie ne ha abbracciate parecchie, tutte a sostegno della donna, della vita in ogni sua fase. È stata lei l’ultima protagonista del festival "Pari e dispari" (mercoledì 23 novembre alla libreria Lo Spazio di Pistoia), in un dialogo tra generazioni che ha visto la presenza di Cristina Privitera, caporedattrice de La Nazione di Firenze e di Letizia Cini, giornalista e responsabile di Luce!. Una "sovversione" la sua iniziata negli anni '70 con la pubblicazione del libro-manifesto di una generazione, "Porci con le ali", censurato e quindi ritirato dal commercio eppure sopravvissuto con tutte le sue forze agli schiaffi della pubblica morale tanto da esser divenuto longseller: circolato in edizioni pirata, poi re-immesso in commercio contando infine milioni di copie vendute. Un "delizioso romanzetto d’amore" lo definisce oggi, le cui vicende però a ricordarle oggi le provocano un certo malessere.
Cosa l’ha addolorata di più al tempo? "L’essere stata aggredita, stroncata dai miei punti di riferimento, gli intellettuali di sinistra. Quando il libro è stato ritirato aveva venduto già 160mila copie. Loro hanno sparato addosso al successo. All’epoca il successo era un disvalore. Poi tra edizioni clandestine e la legale reimmissione in circolo le vendite sono durate 47 anni. Io sporcacciona e furbetta? Hanno dovuto ricredersi: ho scritto altri 32 romanzi e negli anni ho imparato a scrivere". Dalla censura su "Porci con le ali" a oggi. Qualche progresso nel mezzo è accaduto? "Di passi avanti ne sono stati fatti. Ora però siamo a fare passi indietro. Questo è quando un deputato propone un bonus di 20mila euro a chi si sposa in chiesa. E se questa destra resterà al governo come io credo che accadrà, di passi indietro ne faremo altri ancora. Il comune senso del pudore di quegli anni oggi non c’è più, vedi l’esistenza di Tinder e YouPorn. Per quel che riguarda me, non ho mai cambiato idee. Continuo ad essere di sinistra, femminista. E mi auguro che le donne montino la guardia a questo scivolamento indietro. O ogni conquista verrà smontata". Chi sono quelle che lei definisce "uome"? "Quelle che per fare carriera imitano gli uomini. Sogno un universale maschile e uno femminile, equipollenti, di uguale peso nella diversità. Voglio una donna femminista che arrivi al governo sospinta delle altre donne che lei ha capito e consolato, a partire da se stessa. Che non si faccia chiamare ‘il presidente’".
Quote rosa, in politica o sul lavoro: giuste o sbagliate? "Le ritengo una fase di passaggio. Cominciamo con imporre una quota femminile, così le donne avranno spazio per esercitare la loro intelligenza". Quanto interessa alle nuove generazioni di donne la questione femminista? "Interessa, ovviamente con la sensibilità moderna. Un po’ più distratta magari, un po’ più legata alle immagini che non ai libri. La realtà e i linguaggi cambiano. E così come il linguaggio di ‘Porci con le ali’ all’epoca è stato una bomba, così io aspetto nuove bombe". Oggi il suo scrivere si focalizza su quello che lei chiama terzo tempo. "Gli over 60 rappresentano un terzo della popolazione italiana. Un terzo. Siamo quelli da cui la società dovrebbe ripartire. Noi che non abbiamo alcun modello da imitare, che quel modello lo dobbiamo inventare. Di questo scrivo nel mio nuovo libro-requisitoria edito da Einaudi e in uscita a febbraio, ‘Age pride’".
Terzo tempo è anche il nome della collana di libri da lei diretta, dedicata all’amore dei ‘non più giovani’ pubblicata da HarperCollins e Harmony. "L’idea è nata perché protagonisti delle storie d’amore sono sempre i giovani, come se uno oltre una certa età non potesse più amare, sedurre, fare sesso. Occorreva intervenire sull’immaginario collettivo e raccontare storie con protagonisti d’età diversa, per legittimare chi attraversa questa fase della vita a viversi storie d’amore senza sentirsi ridicola, falsa. Sono storie dal romanticismo di tipo realistico. Si ride molto, ci si identifica, ci si rispecchia". Qual è la risposta del pubblico? "Il pubblico delle librerie risponde bene, quello delle edicole e quindi di Harmony fa fatica. Vogliono ancora sognare in grande, mentre io penso che una di 65 anni dovrebbe essere felice di essere quello che è. Naturalmente il corpo cambia, c’è più passato e meno futuro, ma se una donna desidera amare non ci sono impedimenti particolari. Insomma, il mio è un invito affinché le donne siano soggetti e non oggetti di desiderio".