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Home » Lifestyle » “Donne non si nasce, si diventa”: l’attivista femminista Lilia Giugni apre i lavori a “Pari e Dispari”

“Donne non si nasce, si diventa”: l’attivista femminista Lilia Giugni apre i lavori a “Pari e Dispari”

La ricercatrice e CEO di GenPol a Pistoia per il festival organizzato dalla consigliera provinciale di parità Chiara Mazzeo con l'interrogativo: "Chi è una donna?"

Linda Meoni
14 Novembre 2022
Lilia Giugni

Lilia Giugni, attivista e CEO di GenPol

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Non il singolo, bensì la collettività; non la diversità che separa ma quella che unisce, non un’oppressione che schiaccia ma che, al contrario, diventa cemento che compatta perché riferita a un’esperienza che, seppur per diversi gradi, è comune, condivisa. Accade, insomma, che diventi opportuno chiedersi “chi è una donna” e attorno a questa domanda mai banale costruire un’idea di rappresentanza sociale.

In questa direzione va il lavoro puntuale di Lilia Giugni, ricercatrice e attivista femminista divisa tra Bristol e Cambridge e cofondatrice di un organismo di ricerca, GenPol, concentrato su questioni di genere e giustizia sociale, oltre che autrice di “La rete non ci salverà” (Longanesi, 2022). A lei è affidata l’apertura di domenica 13 novembre alle 18 alla libreria Lo Spazio (via Curtatone e Montanara 20-22) del festival “Pari e dispari” organizzato dalla consigliera provinciale di parità Chiara Mazzeo, sostenuto da Fondazione ChiantiBanca, patrocinato dalla Provincia di Pistoia e con il portale Luce! in veste di media partner.

Lilia Giugni
Lilia Giugni

Il digitale, da opportunità per azzerare le differenze a minaccia. Perché?
“Nessuna tecnologia è di per sé emancipatoria o oppressiva. Al tempo stesso, però, nessuna tecnologia è neutrale, ma riflette i sistemi di valori delle società in cui vengono sviluppati. E siccome la nostra società è sia capitalista che patriarcale, ecco che molteplici ingiustizie sia economiche che di genere sono finite iscritte nel Dna dei nostri device”.

Come si supera quel modello di società da lei citato, chi deve fare il primo passo?
“Occorre agire su più fronti, allargando e approfondendo la partecipazione politica, educando e lottando contro i pregiudizi sessisti e la violenza misogina, battagliando per i diritti delle lavoratrici. Qui a fare la differenza sono soprattutto le mobilitazioni dal basso, e cioè le iniziative delle donne e dei loro movimenti. Ma questo non significa che chi invece detiene posizioni debba starsene con le mani in mano”.

Cosa significa e cosa comporta essere femministe oggi?
“Esiste una pluralità di femminismi. Io appartengo a una generazione che si richiama ai valori del femminismo detto intersezionale cioè sensibile alla concatenazione di ingiustizie motivate dal genere, dalla classe, dalla razza, dalla sessualità, dalla geografia. Penso che le grandi battaglie femministe riguardino anche gli uomini. Da un lato abbiamo tutte e tutti da guadagnare da una società più equa dal punto di vista del genere. Dall’altro, le lotte per i diritti delle donne sono inscindibili da quelle per i diritti di chi lavora, delle persone Lgbtq+ o migranti, o da quelle contro lo sfruttamento del Pianeta”.

Lilia Giugni
Alla ricercatrice e attivista Lilia Giugni è affidata l’apertura del festival “Pari e dispari” a Pistoia

A Pistoia parlerà di femminicidio. Quali sono le nuove declinazioni del triste fenomeno?
“Io mi occupo di forme di violenza di genere connesse ai circuiti di produzione della tecnologia. E quindi suicidi di vittime di pornografia non consensuale, stupri e femminicidi commessi nel corso di guerre legate all’estrazione di minerali che servono a far funzionare smartphone e tablet. Forme di violenza vecchie e nuove, ma ugualmente agghiaccianti, da combattere con urgenza”.

Tentiamo una definizione: chi è una donna oggi?
“Citando Simone De Beauvoir, io credo che donne non si nasca ma si diventi, e che ci si diventi tramite un percorso di socializzazione che, al giorno d’oggi, passa anche per un vissuto di oppressione. Le donne sono sì diverse, ma ad unirle sono varie esperienze di ingiustizia. Ragion per cui la nozione di donna mi pare aver senso anche e soprattutto come una categoria politica, attorno alla quale organizzarci per costruire un domani migliore per tutte e per tutti”.

Prima donna premier in Italia. È un segnale?
“Non credo che la risposta al problema sia sostituire singoli uomini al comando con singole donne al comando. Dovremmo, invece, immaginare nuove forme di leadership e nuovi meccanismi decisionali democratici, condivisi, orizzontali – mi permetto di dire femministi – che consentano alle istanze delle donne (e di tutti) di trovare reale voce e rappresentanza. Ce lo insegna la storia: i grandi progressi per la popolazione femminile li hanno generati grandi mobilitazioni collettive delle donne stesse e dei loro alleati”.

I prossimi appuntamenti

Dopo il grande successo del primo appuntamento pistoiese, “Pari e Dispari” tornerà martedì 22 e mercoledì 23 novembre con altri due esclusivi incontri, per continuare ad analizzare il fenomeno del gender gap in tutte le sue declinazioni.

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Instagram

  • «Era terribile durante il fascismo essere transessuale. Mi picchiavano e mi facevano fare delle cose schifose. Mi imbrattavano con il catrame e mi hanno rasato. Ho preso le botte dai fascisti perché mi ero atteggiato a donna e per loro questo era inconcepibile».

È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l’unica persona trans italiana sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti.

#lucenews #lucysalani #dachau
  • È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l
  • Elaheh Tavakolian, l’iraniana diventata uno dei simboli della lotta nel suo Paese, è arrivata in Italia. Nella puntata del 21 marzo de “Le Iene”, tra i servizi del programma di Italia 1, c’è anche la storia della giovane donna, ferita a un occhio dalla polizia durante le proteste in Iran. Nella puntata andata in onda la scorsa settimana, l’inviata de “Le Iene” aveva incontrato la donna in Turchia, durante la sua fuga disperata dall’Iran, dove ormai era troppo pericoloso vivere. 

“Ho molta paura. Vi prego, qui potrebbero uccidermi” raccontava l’attivista a Roberta Rei. Già in quell’occasione, Elaheh Tavakolian era apparsa con una benda sull’occhio, a causa di una grave ferita causatale da un proiettile sparato dalle forze dell’ordine iraniane durante le manifestazioni a cui ha preso parte dopo la morte di Mahsa Amini.

Elaheh Tavakolian fa parte di quelle centinaia di iraniani che hanno subito gravi ferite agli occhi dopo essere stati colpiti da pallottole, lacrimogeni, proiettili di gomma o altri proiettili usati dalle forze di sicurezza durante le dure repressioni che vanno avanti ormai da oltre sei mesi. La ragazza, che ha conseguito un master in commercio internazionale e ora lavora come contabile, ha usato la sua pagina Instagram per rivelare che le forze di sicurezza della Repubblica islamica stavano deliberatamente prendendo di mira gli occhi dei manifestanti. 

✍ Barbara Berti

#lucenews #lucelanazione #ElahehTavakolian #iran #leiene
  • Ha 19 anni e vorrebbe solo sostenere la Maturità. Eppure alla richiesta della ragazza la scuola dice di no. Nina Rosa Sorrentino è nata con la sindrome di Down, e quel diritto che per tutte le altre studentesse e studenti è inviolabile per lei è invece un’utopia.

Il liceo a indirizzo Scienze Umane di Bologna non le darà la possibilità di diplomarsi con i suoi compagni e compagne, svolgendo le prove che inizieranno il prossimo 21 giugno. La giustificazione – o la scusa ridicola, come quelle denunciate da CoorDown nella giornata mondiale sulla sindrome di Down – dell’istituto per negarle questa possibilità è stata che “per lei sarebbe troppo stressante“.

Così Nina si è ritirata da scuola a meno di tre mesi dalla fine della quinta. Malgrado la sua famiglia, fin dall’inizio del triennio, avesse chiesto agli insegnanti di cambiare il Pei (piano educativo individualizzato) della figlia, passando dal programma differenziato per gli alunni certificati a quello personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti, che prevede l’ammissione al vero e proprio esame di Maturità. Ma il liceo Sabin non ha assecondato la loro richiesta.

Francesca e Alessandro Sorrentino avevano trovato una sponda di supporto nel Ceps di Bologna (Centro emiliano problemi sociali per la Trisomia 21), in CoorDown e nei docenti di Scienze della Formazione dell’Alma Mater, che si sono detti tutti disponibili per realizzare un progetto-pilota per la giovane studentessa e la sua classe. Poi, all’inizio di marzo, la doccia fredda: è arrivato il no definitivo da parte del consiglio di classe, preoccupato che per la ragazza la Maturità fosse un obiettivo troppo impegnativo e stressante, tanto da generare “senso di frustrazione“, come ha scritto la dirigente del liceo nella lettera che sancisce l’epilogo di questa storia tutt’altro che inclusiva.

“Il perché è quello che ci tormenta – aggiungono i genitori –. Anche la neuropsichiatra concordava: Nina poteva e voleva provarci a fare l’esame. Non abbiamo mai chiesto le venisse regalato il diploma, ma che le fosse data la possibilità di provarci”.

#lucenews #lucelanazione #disabilityinclusion #giornatamondialedellasindromedidown
Non il singolo, bensì la collettività; non la diversità che separa ma quella che unisce, non un’oppressione che schiaccia ma che, al contrario, diventa cemento che compatta perché riferita a un’esperienza che, seppur per diversi gradi, è comune, condivisa. Accade, insomma, che diventi opportuno chiedersi "chi è una donna" e attorno a questa domanda mai banale costruire un’idea di rappresentanza sociale. In questa direzione va il lavoro puntuale di Lilia Giugni, ricercatrice e attivista femminista divisa tra Bristol e Cambridge e cofondatrice di un organismo di ricerca, GenPol, concentrato su questioni di genere e giustizia sociale, oltre che autrice di "La rete non ci salverà" (Longanesi, 2022). A lei è affidata l’apertura di domenica 13 novembre alle 18 alla libreria Lo Spazio (via Curtatone e Montanara 20-22) del festival "Pari e dispari" organizzato dalla consigliera provinciale di parità Chiara Mazzeo, sostenuto da Fondazione ChiantiBanca, patrocinato dalla Provincia di Pistoia e con il portale Luce! in veste di media partner.
Lilia Giugni
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Lilia Giugni
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A Pistoia parlerà di femminicidio. Quali sono le nuove declinazioni del triste fenomeno? "Io mi occupo di forme di violenza di genere connesse ai circuiti di produzione della tecnologia. E quindi suicidi di vittime di pornografia non consensuale, stupri e femminicidi commessi nel corso di guerre legate all’estrazione di minerali che servono a far funzionare smartphone e tablet. Forme di violenza vecchie e nuove, ma ugualmente agghiaccianti, da combattere con urgenza". Tentiamo una definizione: chi è una donna oggi? "Citando Simone De Beauvoir, io credo che donne non si nasca ma si diventi, e che ci si diventi tramite un percorso di socializzazione che, al giorno d’oggi, passa anche per un vissuto di oppressione. Le donne sono sì diverse, ma ad unirle sono varie esperienze di ingiustizia. Ragion per cui la nozione di donna mi pare aver senso anche e soprattutto come una categoria politica, attorno alla quale organizzarci per costruire un domani migliore per tutte e per tutti". Prima donna premier in Italia. È un segnale? "Non credo che la risposta al problema sia sostituire singoli uomini al comando con singole donne al comando. Dovremmo, invece, immaginare nuove forme di leadership e nuovi meccanismi decisionali democratici, condivisi, orizzontali – mi permetto di dire femministi – che consentano alle istanze delle donne (e di tutti) di trovare reale voce e rappresentanza. Ce lo insegna la storia: i grandi progressi per la popolazione femminile li hanno generati grandi mobilitazioni collettive delle donne stesse e dei loro alleati".

I prossimi appuntamenti

Dopo il grande successo del primo appuntamento pistoiese, "Pari e Dispari" tornerà martedì 22 e mercoledì 23 novembre con altri due esclusivi incontri, per continuare ad analizzare il fenomeno del gender gap in tutte le sue declinazioni.
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