C’era una volta Fonzie (protagonista della serie Usa Happy days e dei ricordi della generazione boomer). Non riusciva mai a dire ‘Ho sbagliato’. Era più forte di lui, non c’era nulla da fare. E anche quando l’errore poteva essere marchiano, il meccanico col giubbotto di pelle e la maglietta bianca, non faceva ammenda del suo comportamento. Qualcuno ha addirittura studiato il suo comportamento e lo ha definito come la ‘sindrome di Fonzie’.
Nel dibattito emerso dopo la vittoria netta e inequivocabile di Giorgia Meloni (donna e madre come dal famoso comizio romano diventato tormentone) le femministe in generale e le donne di sinistra in particolare hanno mostrato una sindrome simile a quella di Fonzie, simbolo del maschilismo a stelle e strisce: non riescono a riconoscere che qualcosa è cambiato in Italia. Per la prima volta. Roba da libri di Storia contemporanea. Una donna sola al comando. Una madre premier. Sembra una realtà indigeribile seppur chiaramente immaginabile ben prima del 25 settembre scorso.
Una delle poche voci fuori dal coro è stata quella di una donna simbolo della sinistra, quella di Serena Dandini, storica ideatrice della Tv delle ragazze su Raitre e anima della rassegna l’Eredità delle donne che si è svolta nei giorni scorsi a Firenze: l’ascesa di Giorgia Meloni “è simbolica e importante. È una donna che va ammirata per la sua determinazione, per la forza con cui è riuscita a portare avanti una leadership in un ambiente, quello di destra, realmente maschilista come valori. È anche un bell’insegnamento per le donne di sinistra che a volte sono un po’ addormentate da un femminismo paternalista, che fa loro credere ad una parità ma che poi, quando escono dal tetto di cristallo vengono rimesse giù". Ferme nella loro visione le donne dem della Toscana: "Natalità, merito, sovranità, sicurezza, famiglia rigorosamente al singolare. Niente transizione ecologica. Un medioevo che avanza velocemente. Un governo nostalgico. Una trama ordita dalla prima donna premier della Repubblica italiana. Oggi, s’è fatta la storia. Ora, si faccia l’opposizione. Che questo governo fa paura" hanno scritto sui social le animatrici della Conferenza delle donne democratiche.
"La polemica imbastita a sinistra rispetto alla prima donna Presidente del Consiglio in Italia per me è semplicemente paradossale. Giorgia Meloni è donna, ma non lo sarebbe abbastanza perché non femminista - sottolinea Susanna Ceccardi, europarlamentare leghista, già sindaco di Cascina e sfidante di Eugenio Giani alla corsa per governatore della Toscana di due anni fa - . A sinistra rimangono esterrefatte guardando la sfilza di donne che hanno raggiunto il potere in Europa, accorgendosi che sono tutte di destra. Allora si affannano a trovare spiegazioni rocambolesche e cervellotiche. Le donne di destra, a loro avviso, raggiungono il potere perché risponderebbero a logiche maschiliste". Questo "doppiopesismo l’ho provato anche io, sulla mia pelle. Sono diventata il primo sindaco donna eletto della mia città, la più giovane, ma non era un traguardo da festeggiare perché ero collocata politicamente dalla parte sbagliata, una sciagura perché ero della Lega - continua Ceccardi - . Mi sono sempre ribellata al concetto delle quote rosa, perché squalificanti nei confronti delle donne che oggigiorno sono assolutamente in condizione di competere ad armi pari con gli uomini. Una volta, qualche anno fa, semplicemente da consigliere comunale di opposizione mi trovai ad una assemblea di Anci giovani a discutere con l’allora presidente della Camera Laura Boldrini. Già allora le feci notare che le più importanti cariche ricoperte da donne in Europa non erano state raggiunte grazie alle quote rosa, ma semplicemente grazie al merito. Mi rispose che in Italia era diverso. Chissà se adesso con Giorgia Meloni premier non abbia cambiato idea". Questioni politiche, ma anche culturali e di visione sociale con pregiudizi duri a morire, anche a sinistra. "L’uomo che amo è stata eletto alla Camera, dopo 17 anni di militanza nella Lega. Fa scalpore che un maschio abbia raggiunto quel traguardo dopo la consorte, e non il contrario. Un po’ come la notizia dell’uomo che morde il cane. Non credo che l’astronauta Armstrong abbia dovuto giustificare al mondo la propria assenza dalla Terra. Samantha Cristoforetti, invece, prima della missione sulla Stazione spaziale internazionale di cui è stata comandante, ha fatto notizia sui media perché avrebbe affidato i figli al marito mentre si trovava nello Spazio. Tutto questo è preistorico. Eppure si potrebbe fare un passo in avanti, siamo nel 2022. Quando diventai europarlamentare avevo in grembo mia figlia. La prima cosa che mi chiesero i giornali fu 'come farai con la bambina, chi te la guarderà?'. Ma a un parlamentare uomo che ha dei figli, chiedono come si organizza quando va a Bruxelles o a Roma? A nessuno dei miei colleghi uomini hanno mai fatto questa domanda".