Una suora filippina sventola il cartellino rosso ai Mondiali in Qatar. Il motivo? La violazione dei diritti umani nel paese che ospita l’evento di calcio al via il 20 novembre. Artefice della simbolica espulsione, riporta AsiaNews, è suor Mary John Mananzan, benedettina protagonista in passato di battaglie in patria e all’estero per la difesa dei diritti: “Un cartellino rosso al Qatar per il mancato rispetto dei diritti umani e lo sfruttamento dei lavoratori migranti. Siano essi gli operai impegnati nei cantieri degli stadi realizzati per i mondiali di calcio o le collaboratrici domestiche”. La campagna, dall’alto valore simbolico, è stata lanciata dalla Chiesa tedesca, attraverso l’Ong Missio e sostenuta dalla suora filippina, che è anche una apprezzata teologa. La religiosa sventola il cartellino rosso a Doha, simbolo di una politica improntata allo sfruttamento per il raggiungimento degli obiettivi, che accomuna diverse petro-monarchie ed emirati del Golfo.
Secondo il “Guardian” negli ultimi 10 anni in Qatar sono morti circa 6.500 immigrati provenienti dall’India, Pakistan, Nepal, Bangladesh e Sri Lanka. Molti hanno lavorato a temperature di 50 gradi e in condizioni di vita estremamente povere. Le situazioni di sfruttamento al limite dello schiavismo non riguardano solo gli operai dei Mondiali, ma anche le collaboratrici domestiche straniere (173mila secondo alcune stime) occupate presso le famiglie ‘ricche’ del Qatar. Proprio sulle collaboratrici domestiche la campagna intende puntare i riflettori, raccogliendo storie e testimonianze di persone costrette a lavorare fino a 15 o 20 ore al giorno, spesso per sette giorni la settimana, per soli 230 euro. L’Ong Missio denuncia anche abusi e stupri che “nove donne su 10” subiscono nell’emirato e senza poter beneficiare di tutela legale, perché i tribunali finiscono per punire le vittime per rapporti sessuali consumati al di fuori del matrimonio, lasciando impuniti gli aguzzini. E quando denunciano, se vengono condannate rischiano frustate e reclusione. Questa situazione spinge le donne ad accettare nel silenzio le violenze, dovendo comunque inviare denaro alle famiglie nei Paesi di origine.