“Agli occhi di Dio siamo tutti suoi figli, e questo è quello che conta”. Così scrive Papa Francesco ad Alessia Nobile, la transgender che i lettori di Luce! già hanno imparato a conoscere. Alessia ha raccontato i passi salienti della sua esistenza nel libro “La Bambina Invisibile” ( Castelvecchi Ed.), un racconto che ha coinvolto il pubblico dei lettori e commosso il Santo Padre dopo averlo ricevuto dalle mani della stessa scrittrice nel corso di una udienza speciale. L’autenticità, la spontaneità e la semplicità di Alessia hanno subito colpito il Papa che non soltanto ha avuto nei suoi confronti parole di empatia e conforto, ma le ha impedito come prima cosa di inginocchiarsi, tenendole invece stretta affettuosamente la mano.
“Mi ha infuso tanto coraggio – spiega Alessia – e mi ha raccomandato di raccontarmi, senza smettere mai di farlo, a beneficio anche di quelle persone che vivono una esperienza come la mia e non hanno voce”. Un giorno lei sente l’impulso di trasmettere un messaggio al suo autorevole amico e lo fa tramite suor Genevieve, la stessa religiosa che aveva permesso l’incontro in Vaticano nel giugno scorso. Dopo breve tempo, ecco arrivare la risposta scritta di proprio pugno dal pontefice che si firma, con l’umiltà che gli è propria, Francesco: “Fraternamente, Francesco”. Nella missiva si leggono tutti i segni più affettuosi di una totale partecipazione al dramma esistenziale della ‘bambina invisibile’, così affine a quello dei tanti nati in un corpo opposto alla propria natura. “Abbiamo un Padre che ci ama – si legge -, che ci è vicino con la sua compassione e tenerezza. A tutti, nessuno escluso. Questo è lo stile di Dio …”.
Un’emozione mai vissuta prima, la descrive Alessia. “Avere un’accoglienza di questo tipo da parte del Papa, essere oggetto di simili, meravigliose parole di speranza e sostegno è qualcosa di unico, irripetibile - racconta -. Io sono fortemente credente e vengo da una famiglia di sicura impronta cattolica quindi per me ogni parola di Papa Francesco è motivo di riflessione, di incoraggiamento e orgoglio. So che lui ha preso a cuore il destino di tante mie sorelle transgender, alcune delle quali di nazionalità argentina, che ha aiutato concretamente, conoscendone le difficoltà. E’ un uomo di Chiesa straordinario: mi piace davvero perché si espone e non si preoccupa affatto di far sapere al mondo come la pensa, anche su tematiche ritenute ancora oggi scottanti”. Alessia, bisogna però ammettere che spesso la Chiesa non si è mostrata troppo incline ad accogliere determinati mutamenti sociali... “E’ vero, e molte volte mi sento dire che sarebbe bene per me allontanarmi dall’Italia perché troppo succube delle direttive del Vaticano. Idee che si rifletterebbero sul sentire comune. Non sono del tutto d’accordo, credo infatti che sia necessario fare delle distinzioni, non a caso adesso la presenza di papa Francesco è sinonimo di cambiamento riguardo a moltissime cose. Quindi è un fatto che il volto della Chiesa possa apparire per tradizione rigoroso e intollerante, ma grazie a un pontefice aperto e illuminato come Bergoglio mi accorgo di tantissimi, buoni segnali di rinnovamento a favore delle minoranze discriminate. Le difficoltà maggiori che trovo impossibile superare sono quelle legate al lavoro. Nonostante la mia laurea in Scienze Sociali non riesco a trovarne nemmeno uno. Sono così costretta a continuare la mia attività di ‘sex worker’ perché l’alternativa sarebbe andare a fare la donna delle pulizie con un salario da fame. Smetterò non appena mi sarà fatta un’offerta dignitosa. A questo proposito mi richiamo proprio alle parole del Papa che in un suo recente discorso ha ribadito come l’assistenzialismo sia uno strumento inadeguato per chi ha diritto di trovare nel lavoro sicurezza e dignità. E’ un’occasione che attendo e so di meritare, per il fatto che essere transessuali non può diventare una condanna anche in questo senso. Pregiudizi, pregiudizi e ancora pregiudizi. Sinceramente non ne posso più”.
Cosa le ha raccomandato Papa Francesco in particolar modo? “Di insistere, di non stancarmi mai e di far capire alla gente che non rappresento qualcosa di ‘diverso’ ma un essere umano con valori, sentimenti ed esigenze simili a quelli di chiunque altro. Credo che le persone siano specialmente vittime di ‘ignoranza’, nel senso etimologico del termine. In poche parole non solo ignorano totalmente il mio mondo ma talvolta aggiungono alla semplice discriminazione quote pericolose di violenza. I fatti anche recenti di cronaca parlano di trans brutalmente uccisi dalla furia di assassini senza attenuanti. Ecco perché reputo più che mai giusto ‘raccontarmi’, farlo ovunque: nelle scuole, negli ambienti istituzionali, perfino nelle parrocchie. Ovunque sia necessario e laddove la mia voce possa essere raccolta a beneficio di una generale consapevolezza. Essere resilienti è la condizione della mia vita, da sempre. Ho dovuto subire violenze verbali, sono stata scacciata, a partire dagli strappi con la mia famiglia e sono stata troppe volte trattata da reietta. Adesso ho dalla mia parte un uomo speciale, avverto la sua forza spirituale che è quella di un uomo di immensa fede pronto a sostenermi in questa mia battaglia. Essere sicura di una presenza così importante e significativa mi rende ancora più salda nei valori religiosi in cui credo, certa che niente potrà scoraggiarmi”. Sta raccogliendo tanti successi e adesso questa lettera è la conferma del suo virtuoso percorso. Più amici o nemici? “Beh, ovviamente le invidie non mancano. Ho ricevuto messaggi infarciti da giudizi gratuiti e sciocchi, alcuni decisamente violenti. Li ho appena scorsi senza soffermarmi troppo. D’altra parte ho l’apprezzamento di un gran numero di persone che mi hanno reso portavoce di questioni che aspettano soluzione senza che lo chiedessi, forse semplicemente perché hanno individuato in me onestà e capacità di affrontare i problemi con un linguaggio comprensibile e diretto. Quindi mi occupo degli aspetti positivi e costruttivi, lasciando perdere il resto. Chi è forte interiormente perché ha un ideale superiore in cui credere non si preoccupa di certe ‘miserie umane’. Un’altra raccomandazione di Bergoglio è stata quella di ‘farmi scivolare addosso ogni forma di cattiveria’. Ed è proprio quello che metto in pratica quando vengo attaccata. In fondo ci sono abbastanza abituata. All’inizio ci stavo molto male, ne soffrivo e questo mi toglieva un sacco di energie. Poi ho capito che dare retta all’odio della gente era far loro il regalo della mia considerazione, di cui non potevano essere degni. Così ho smesso”. Qual è la frase del Papa che l’ha colpita in modo speciale? “Quella che Dio ci è vicini con ‘passione e tenerezza’. E poi il fatto di essersi rivolta a me chiamandomi ‘sorella’ mi ha commosso immensamente. La sua lettera termina con parole di benedizione che tengo strette nel mio cuore: ‘Prego per te, per favore fallo per me. Che il Signore ti protegga e la Madonna ti custodisca. Fraternamente, Francesco’. Non credo che una donna come me possa chiedere di più dalla vita”.