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Premio Nobel per la Pace 2022, Zelenski e Greta Thunberg tra i candidati per la vittoria finale

di EDOARDO MARTINI -
5 ottobre 2022
Premio Nobel per la Pace

Premio Nobel per la Pace

Dopo il Nobel per la medicina assegnato al ricercatore svedese Svante Paabo, adesso tocca a quello per la Pace, il cui titolare per il 2022 sarà annunciato venerdì 7 ottobre. Sono due le tematiche su cui si concentrerà l'autorevole Accademia di Svezia per assegnare il prestigioso premio: la guerra in Ucraina, che si sta svolgendo vicino a Stoccolma e nei confronti della quale la commissione potrebbe voler esprimere una forte condanna, e la lotta al cambiamento climatico, l’altra grande minaccia al futuro dell’umanità. Per questi motivi, secondo i bookmakers, i potenziali vincitori sono il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e l'attivista svedese Greta Thunberg.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è il favorito per la vittoria del Nobel per la Pace

Zelenski e gli oppositori di Putin

Al primo posto per la vittoria finale c’è il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. E' lui che dal 23 febbraio sta guidando la resistenza con l’appoggio della comunità internazionale. Il suo nome è stato proposto da un gruppo di politici europei, che in una lettera hanno detto: “È arrivato il momento di mostrare agli ucraini che il mondo è dalla loro parte”. Non manca però chi contesta la candidatura, sottolineando i toni aggressivi di Zelensky e la sua volontà a non scendere a negoziati con la Russia. “Abbandonate Putin o sarete uccisi uno ad uno”, ha dichiarato di recente il leader. In buona posizione ci sono anche i massimi oppositori del Cremlino e i volontari che stanno aiutando i civili colpiti dalla guerra. Sicuramente il nome più rilanciato è quello dell’oppositore numero uno di Putin, Alexey Navalny, che pochi giorni fa, in collegamento dal carcere in cui è detenuto per motivi politici, ha dichiarato che la guerra in Ucraina è "ingiusta e criminale" poiché "persone innocenti moriranno in trincea" e la mobilitazione è "ugualmente criminale" e "anche molto stupida". Oltre a Nalvalny, tra i papabili c’è anche l’oppositrice bielorussa in esilio, Svetlana Tikhanovskaya, soprannominata in Francia la “De Gaulle bielorussa”, diventata leader dell’opposizione dopo che il marito Sergei Tikhanovsky fu condannato a 18 anni di reclusione per essersi candidato alle elezioni presidenziali contro il presidente Alexander Lukashenko. In una recente intervista al Sole 24 Ore, Tikhanovskaya ha chiesto di “fermare la guerra contro il popolo fraterno dell’Ucraina”, esortando a “distinguere i responsabili: non è la Bielorussia ad essere l’aggressore. I bielorussi, insieme agli ucraini, stanno combattendo per la libertà e la democrazia. L’aggressore, insieme a Putin, è l’illegittimo Lukashenko, non riconosciuto dal popolo”.

L'attivista svedese, Greta Thunberg, da anni impegnata negli scioperi del Fridays For Future

Greta Thunberg e gli altri candidati

Dopo un'estate rovente, scarsa di pioggia, che ha mostrato ancora di più come il tema del cambiamento climatico sia all'ordine del giorno, gli scommettitori prevedono che la giuria possa preferire questa seconda minaccia esistenziale del mondo. Proprio per questo il nome più accreditato resta quello di Greta Thunberg, attivista svedese che, da anni, attraverso gli scioperi del movimento Fridays for Future, pone l’attenzione sulla crisi climatica globale che riguarda ogni nazione del globo e che, verso la quale, bisogna agire in maniera veloce e mirata al fine di non arrivare a un esaurimento delle risorse e a mutamenti che potrebbero risultare irreversibili. I media, inoltre, hanno tirato in ballo anche Nisreen Elsaim, attivista per il clima del Sudan, nonché presidentessa del Sudadn Youth for Climate Change e membro del gruppo consultivo giovanile delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. In lista, inoltre, compare anche il nome di Chibeze Ezekie, ghanese, vincitore del Goldman, premio dedicato agli ecologisti, nonché quello di David Attenborough, 96 anni, naturalista e divulgatore scientifico. Tra i candidati, anche Simon Kofe, ministro degli esteri di Tuvalu. In lista, non ci sono solo persone fisiche, ma anche organizzazioni come Transparency International, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), il Fondo Onu per l’infanzia, l’Unicef, il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) o l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).