Le
ragazze che vivono in
Paesi colpiti da conflitti hanno oltre il
20% di probabilità in più di sposarsi ancora bambine rispetto a quelle residenti fuori dalle zone di guerra. È quanto emerge da una nuova analisi di
Save the Children, l'Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro, pubblicata in occasione del decimo anniversario della
Giornata internazionale delle ragazze.
Le ragazze che vivono in Paesi colpiti da conflitti hanno oltre il 20% di probabilita' in piu' di sposarsi ancora bambine
I diversi gradi di controllo che portano le ragazze a sposarsi
Tra il 2020 e il 2021, infatti, sono state condotte più di
600 interviste con 139 ragazze in vari Paesi per conoscere le loro esperienze, i motivi per cui si sono sposate e quanto avvenuto dopo il matrimonio o in caso di gravidanza. Tra i Paesi e le varie culture sono emerse forti differenze, evidenziando l'importanza di lavorare con le giovani per definire soluzioni locali. Tra i vari stati è la
Nigeria la nazione che, attualmente, ha il
numero più alto di
matrimoni precoci al mondo, nonostante la legge lo vieti. "Mi sono sposata
contro la mia volontà, non è stata una mia scelta. La vita, in questo periodo, non è stata facile per me. Sono passati quattro mesi da quando ho abbandonato la scuola e da allora ho dimenticato tutto quello che avevo imparato", racconta Miriam, 16 anni, costretta a scappare insieme alla sua famiglia dal villaggio nello Stato di Borno per sfuggire ai gruppi armati. Esistono diversi "gradi di controllo" sulla decisione di sposarsi: alcune sono state
rapite e costrette a farlo, altre hanno ceduto alle
pressioni della famiglia o si sono sposate in seguito ad una
gravidanza non pianificata. Molte hanno raccontato di aver contratto un matrimonio per
contribuire al sostentamento della famiglia in periodi di estrema difficoltà economica. Per alcune bambine, invece, la decisione di sposarsi è stata influenzata dal
senso di isolamento e da un futuro incerto. Nei loro racconti è comunque sempre presente l'
esposizione alla violenza e alle regole patriarcali, tra cui i valori che conferiscono agli uomini e ai ragazzi qualche forma di potere sulle donne, con conseguente
disuguaglianza di genere, come una limitazione delle scelte a loro disposizione. Il rapporto, che ha analizzato i dati riguardanti oltre
2 milioni di donne in 56 Paesi negli ultimi trent'anni, prendendo in considerazione quelli relativi a coloro che si sono sposate da bambine e che vivevano nel raggio di
50 km da un conflitto armato, esamina anche i progressi compiuti per porre fine ai matrimoni precoci da quando, nel 2012, è stata proclamata la Giornata internazionale delle bambine
Il CEO di Save the Children, Inger Ashing
"Le ragazze durante i conflitti diventano bersaglio di atti brutali e di violenza a causa del loro genere"
Sebbene si stimi che tra il
2008 e il 2018 siano stati
evitati 25 milioni di matrimoni infantili a livello globale, siamo ancora ben lontani dal raggiungere la scadenza prevista dall'Obiettivo di sviluppo sostenibile globale di porre fine al fenomeno entro il 2030. Secondo le proiezioni, infatti, la crisi del COVID-19 e il suo continuo impatto sulla disuguaglianza di genere spingeranno
10 milioni di ragazze in più verso il matrimonio entro il 2030, il primo aumento dei tassi globali in più di due decenni. La Ceo di Save the Children, Inger Ashing, ha parlato di situazione disastrosa: "I conflitti hanno un
impatto devastante sulle famiglie che sono costrette a fuggire dalle loro case, dalle scuole e dal lavoro per trasferirsi in campi temporanei, spesso angusti, con pochi servizi, poche possibilità di guadagno e quasi nessuna protezione dalla violenza. Sebbene i bambini paghino il prezzo maggiore di qualsiasi guerra, le ragazze durante i conflitti diventano
bersaglio di atti brutali e di violenza a causa del loro genere - sostiene -. Le crisi umanitarie, che si tratti di disastri climatici, pandemie o dell'attuale crisi alimentare globale, comportano molti degli stessi rischi che spingono al matrimonio precoce come l'aumento della povertà e l'eliminazione dei sistemi di protezione che dovrebbero essere in atto per tenere le ragazze al sicuro dalla violenza - aggiunge Ashing -. Con così tante bambine, che affrontano crisi sovrapposte, questo anniversario dovrebbe essere un
campanello d'allarme per i governi affinché diano priorità alle ragazze e si assicurino che siano protette dal matrimonio infantile e da tutti gli impatti devastanti che ha sulle loro vite iniziando, ad esempio, a dar loro voce in capitolo nelle decisioni che le riguardano", conclude la Ceo di Save The Children. L'obiettivo è quello di porre fine ai matrimoni precoci e
tutelare i diritti delle ragazze già sposate. Così facendo riconosceremo la loro autonomia, affronteremo le norme patriarcali che limitano la loro libertà e investiremo nella loro sicurezza, nella loro istruzione e nella loro salute sessuale e riproduttiva, soprattutto durante le crisi umanitarie.