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TDoR, Giornata in ricordo delle vittime di transfobia. Perché ogni vita conta

Si celebra il 20 novembre in tutto il mondo. In Italia 10 persone uccise nel 2022, ma il nostro Paese è in vetta alla classifica europea dei crimini d'odio

di MARIANNA GRAZI -
20 novembre 2022
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Il 20 novembre, ogni anno, si celebra in tutto il mondo il TDoR - Transgender Day of Remembrance. L'iniziativa è nata nel 1999, su iniziativa dell'avvocata transgender Gwendolyn Ann Smith, come una veglia per onorare la memoria di Rita Hester, una donna trans nera uccisa a Boston nel 1998. L'evento commemorava anche tutte le persone transgender scomparse quell'anno a causa di insensate violenze frutto di odio e discriminazione.

Perché il TDoR è necessario

Nel mondo morti riconducibili alla transfobia e riconosciute sono 381, ma si tratta di un numero sottostimato

Con il tempo, la giornata internazionale in memoria delle vittime di odio transfobico è diventata un'importante tradizione che molte generazioni di persone trans portano avanti ogni anno, nel tentativo di dare un senso a una società che sembra decisa a cancellare la loro identità. Un'identità ottenuta pagando a caro prezzo ogni centimetro del percorso che lə ha portatə, con sofferenze inimmaginabili, fisiche e psicologiche, ad ottenerla. Cosa succede nella mente di un* ragazz*, a volte perfino di un* bambin*, nel rendersi conto che quel corpo, quell'aspetto, quei caratteri maschili o femminili non corrispondono al loro sentire, al loro percepirsi persone, al loro essere? E pensate quanto dolore devono affrontare loro, le loro famiglie, nel compiere la transizione di genere, nel fronteggiare una disforia sempre in agguato. Poi, dopo, ma spesso anche durante, c'è il contesto, ci sono donne e uomini intorno a loro che sono in ogni momento pronti a giudicare, quando va bene, altrimenti a offendere, insultare, discriminare, emarginare. Fino a compiere atti di violenza. Fino a uccidere. In una parola: odiare.

Paura e odio: due facce della stessa medaglia

Perché se la società cambia, si trasforma, lo stesso non fa, di pari passo, la cultura, in molti casi ancorata a credenze e valori tradizionali, antichi, patriarcali, misogini, che oggi non avrebbero più alcun senso di esistere ma che invece condizionano la vita di migliaia di persone in tutto il mondo. L'odio va di pari passo con la paura. L'ignoto genera il timore, a cui troppo spesso si reagisce con cattiveria, con violenza. Perché nonostante tutto, nonostante la sensibilità della società stia lentamente cambiando, la transfobia non si ferma. Negli Stati Uniti, ad esempio, dal 2021 sono state avanzate quasi 300 proposte di legge da parte di legislatori statali in tutta la nazione, in un attacco calcolato ai diritti dei transgender americani. Ma in Italia non va certo meglio: il nostro Paese mantiene infatti il triste primato in Europa per il numero di crimini d'odio nei confronti di persone trans* e per numero di suicidi.

I crimini di odio transfobico

In Italia invece sono 10 le vittime di odio transfobico che hanno perso la vita quest'anno

L'Associazione transgender ACET ha recentemente diffuso alcuni dati allarmanti che riguardano la transfobia nel nostro Paese e nel mondo. A livello globale le morti per transfobia sono (finora) 381, più di una vittima al giorno, registrate dal 1° ottobre 2021 al 30 settembre 2022, mentre dal 2008 a oggi sarebbero più di 5mila le persone trans morte per cause non naturali. A farne maggiormente le spese sono state soprattutto le donne, 'colpevoli' di aver tradito il patriarcato attraversando i generi e approdando alla femminilità. Basti pensare che circa la metà delle persone trans* uccise in Europa in questo lasso di tempo e di cui si conosce l’occupazione erano sex worker e persone trans migranti. Vittime ulteriori magari di tratta degli esseri umani, dei signori della prostituzione, di uomini meschini che hanno spezzato le loro già fragili esistenze. L’età media delle persone decedute nel 2022 è di 27 anni: la più giovane ne aveva appena 12, la più anziana 59. Il 35% degli omicidi è avvenuto per strada e la maggior parte delle vittime assassinate aveva tra i 31 e i 40 anni. Numeri, ma soprattutto vite. Un piccolo scorcio della realtà, che probabilmente è ancora peggiore: la maggior parte dei casi nel mondo continuano a non essere denunciati e spesso ricevono pochissima attenzione. Guardando al nostro Paese, dove le morti violente sono per fortuna in calo (transrespect.org), le vittime di transfobia quest’anno sono state 10: Elios, Maudit, Camilla, Cloe Bianco, Sasha, Naomi, Chiara, Morgana e tant* di cui non conosciamo il nome. Numeri sottostimati, quindi, parziali. ACET, nel suo report, tiene conto anche di tutt* coloro che hanno posto fine alla propria esistenza schiacciat* dal peso del giudizio. Numeri durissimi che almeno una volta all’anno è necessario ricordare. Questo weekend, in occasione del TDoR, quando saranno molte le manifestazioni nelle piazze italiane e le iniziative per dimostrare vicinanza alla comunità T. Ma anche ogni giorno, perché l'odio non si ferma e non può quindi fermarsi la battaglia per la sensibilizzazione della comunità intera e per l'eliminazione di ogni forma di aggressione dettata dalla transfobia.
L’età media delle persone decedute nel 2022 è di 27 anni: la più giovane ne aveva appena 12, la più anziana 59

L’età media delle persone decedute nel 2022 è di 27 anni: la più giovane ne aveva appena 12, la più anziana 59

Arcigay per il TDoR

"Giungiamo a questa data dopo la preoccupante elezione di un governo a maggioranza ultraconservatrice, in cui buona parte delle persone elette aveva applaudito con cori da stadio l’affossamento del disegno di legge Zan che, tra le varie modifiche, avrebbe potuto riconoscere es estendere l'aggravante per aggressioni, reati, violenze  di stampo omolesbotransfobico. Le nostre vite in Italia sono ancora invisibili, nell'incapacità del nostro Parlamento di riconoscere la violenza sistemica che quotidianamente attraversiamo in quanto persone trans, nel pregiudizio dell’esclusione lavorativa, nel mancato accesso a servizi relativi la sfera della salute, nello stigma di una diagnosi ed estenuanti percorsi nei tribunali dovuti a una legge obsoleta datata 1982". L'assenza di visibilità è da sempre la prima forma di violenza per le persone trans, per questo, come Luce! vogliamo ancora una volta schierarci al fianco di queste persone, supportandole nelle loro battaglie e rivendicazioni, oggi e sempre. Perché le loro vite contano.