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mahsa amini
Il volto sorridente di Mahsa Amini è impresso nella mente di tutti. Quel viso avvolto da un velo, l’hijab, che lascia intravedere alcune ciocche dei suoi bellissimi capelli scuri. E che le è costato la vita, quel maledetto 16 settembre, a 22 anni, perché "indossato male", ovvero non secondo i rigidi dettami della legge sull’obbligo del velo imposto dal 1981 sia alle donne iraniane che alle straniere. Quel che non tutti sanno è che la giovane, conosciuta purtroppo e improvvisamente in tutto il mondo come Mahsa in realtà si chiama Jîna, nome curdo che significa "vita". Era infatti di etnia curda e la sua morte è diventata il simbolo delle proteste dei curdi iraniani e non solo. Proteste che hanno avuto seguito in tutto il mondo e che hanno subito una dura repressione da parte del regime iraniano che ha provocato almeno 154 morti. Le donne per solidarietà hanno tagliato una ciocca dei loro capelli. Dopo la sua morte i manifestanti hanno cantato lo slogan curdo "Jin, Jiyan, Azadî" - "donna, vita, libertà".
Com’è morta Mahsa/Jîna?
La giovane si trovava a Teheran insieme ai suoi genitori per fare acquisti quando la polizia morale, un'unità responsabile dell'applicazione del codice per le donne al servizio dell’ayatollah Khomeini, l’ha fermata e arrestata perché Mahsa indossava l’hijab in modo sbagliato, forse allentato. Ciò vuol dire che lasciava intravedere i capelli. Di qui l’atto di tagliare le ciocche dei capelli adottato da moltissime donne in segno di protesta. Dopo essere stata arrestata, di Mahsa si sono perse le tracce, finché è stata riconsegnata alla famiglia in condizioni disperate. Presentava ferite causate da percosse, segno del fatto che la polizia l’aveva picchiata fino a farla finire in coma. Dopo tre giorni la ragazza è morta. La polizia ha parlato di "uno sfortunato incidente", aggiungendo che la ragazza fosse morta di infarto, in seguito alle denunce dei genitori. Ma questa volta non sono riusciti a soffocare tutto nel silenzio. Da quel giorno, e per la prima volta, in Iran hanno preso il via una serie di proteste, portate avanti nell’ultimo periodo soprattutto dalla parte curda, contro le violenze nei confronti delle donne che vede dalla stessa parte giovani di entrambi i generi, studenti, lavoratori contro la repressione troppo dura del regime. Proprio durante queste proteste hanno perso la vita purtroppo altre giovani, Nika Shakarami di 17 anni, Asra Panahi, di 16 anni, anche lei morta in seguito a un pestaggio. Per non parlare dell’atleta Elnaz Rekapi, colpevole di aver gareggiato nell’arrampicata senza velo e sparita da alcuni giorni al suo rientro in Iran. Nel frattempo, nella prigione di Teheran, continua a essere detenuta l’italiana Alessia Piperno arrestata per sbaglio durante le proteste.
Una donna durante la dimostrazione tenutasi per commemorare Mahsa Amini, nel 40esimo giorno dalla morte della 22enne, in una foto tratta dal profilo Twitter Shmuel, 26 ottobre 2022