Giappone, raccolte 55mila firme contro le discriminazioni Lgbtq

È stata presentata in Parlamento la richiesta di una nuova legge per proteggere le minoranze sessuali e per introdurre il matrimonio tra persone dello stesso sesso

di EDOARDO MARTINI
15 aprile 2023
FRANCE-LGBTQ-GAY-MARCH

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La comunità Lgbtq giapponese si è presentata in Parlamento per richiedere una nuova legge contro la discriminazione delle minoranze sessuali e per introdurre il matrimonio tra persone dello stesso sesso. E lo fa con una raccolta firme che, per il momento, ha raggiunto i 55mila aderenti. La petizione,  coordinata dall'attivista Soshi Matsuoka, era stata lanciata lo scorso febbraio in seguito alle osservazioni offensive rilasciate alla stampa dall'ex segretario del primo ministro Fumio Kishida.
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La deputata di opposizione della Camera bassa, Tomomi Inada (Ansa)

Il Giappone come luogo ostile per la comunità Lgbtq

"Ci batteremo per l'approvazione del disegno di legge per un miglioramento della nostra società, cercando una convergenza che vada al di là degli schieramenti politici", ha dichiarato la deputata di opposizione della Camera bassa, Tomomi Inada, a capo del gruppo di parlamentari bipartisan sostenitori dell'iniziativa. A dimostrazione di come il Giappone sia un luogo ostile per le persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e queer, basti pensare che è l'unico Paese del G7 a non riconoscere nessuna forma di unione legale per le coppie omosessuali (anche in Italia il matrimonio non è permesso ma dal 2016 sono permesse le unioni civili). Ma questa posizione sta lentamente cambiando visto che circa il 71% dei giapponesi sta cominciando a sostenere l'unione tra persone dello stesso sesso. Eppure il governo nazionale, guidato da élite prevalentemente più anziane, maschili e conservatrici, è lento ad agire.
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A Tokyo aperto il registro per le coppie omosessuali che si uniscono civilmente

Solo uno dei 713 membri dell'attuale legislatura giapponese, infatti, è apertamente gay. "C'è un netto divario generazionale quando si tratta di diritti Lgbtq. Quando guardi i politici in Giappone, l'età media è di 60 anni e la maggior parte delle persone che sono al potere ha 70 anni, quindi possiamo intuire perché sia difficile che cambi qualcosa", ha detto Gon Matsunaka, capo del Pride House Tokyo, un consorzio pro-Lgbtq di organizzazioni non profit. Nel frattempo, la comunità queer rimane bersaglio privilegiato di molestie online e offline. Nelle ultime settimane, sono state in particolare le persone trans ad essere oggetto di attacchi omotransfobici, che hanno messo in luce le difficoltà legali e sociali per coloro che stanno affrontando la transizione di genere.  Nonostante questo il numero di persone che hanno completato il percorso è passata da 97 nel 2004 a quasi 1.000 nel 2019.

"Non siamo mostri, ma solo veri esseri umani"

Molto interessante, in questo contesto, è la storia raccontata dal Washington Post di Kei Okuda, un uomo con un matrimonio e 4 figli alle spalle, che ha deciso di diventare donna dopo aver conosciuto il vero significato del termine transgender: "Quando ho iniziato a indossare abiti e a truccarmi mi sentivo come se fossi tornata a chi ero veramente. Mi sentivo bene e finalmente ero al sicuro nel mio corpo". Tuttavia, la transizione non è stata facile, perché c'era moltissima gente che la prendeva in giro; un atteggiamento di odio e intolleranza che l'ha persino portata a penare al suicidio. La 62enne ha dichiarato infatti al quotidiano che nello stato del Sol Levante c'è una grave  mancanza di sostegno per le minoranze sessuali visto che le uniche rappresentazioni nei mass media di persone Lgbtq sono state le caricature comiche durante dei programmi televisivi. Proprio per questo, la donna ha aperto uno spazio sicuro online, chiamato Chosen Family Shobara, per chiunque cerchi supporto o voglia conoscere la comunità Lgbtq giapponese. "Noi transgender non facciamo del male agli altri e vogliamo solo vivere la nostra vita tranquilla. Voglio che la gente sappia che non siamo mostri, ma solo veri esseri umani", ha concluso Okuba.