“Che sia nella vita quotidiana o su un palcoscenico, i modi per esprimere e affermare la propria identità, quale che sia, sono infiniti quanto infinite sono le identità degli esseri umani”. Parola di Priscilla (all’anagrafe Mariano Gallo), la più famosa drag queen italiana, pronta per la seconda stagione di “Drag Race Italia”, il programma acclamato dal pubblico e dai critici televisivi, premiato come “Miglior programma televisivo dell’anno” ai Diversity Media Awards e come “Programma tv più innovativo dell’anno” al Festival del Cinema e della Tv di Benevento. La magia di “Drag Race Italia” - prodotto da Ballandi per Warner Bros Discovery – ovvero la versione tricolore del fenomeno di costume internazionale creato da RuPaul, arrivato negli Stati Uniti alla sua quattordicesima edizione (24 Emmy Awards), è disponibile dal 20 ottobre (dalle 9) in esclusiva per l’Italia su Discovery+. Dieci nuove drag queen tutte da scoprire e conoscere - tra paillette, ciglia finta e profonde storie personali – sono le osservate speciali di Priscilla, in giuria insieme ai confermati Tommaso Zorzi e Chiara Francini.
Il programma è alla sua seconda edizione: Priscilla, l’arte drag è ufficialmente sdoganata in tv? “Direi che con ‘Drag Race Italia’ si spiega in modo corretto l’arte drag. In passato in tv le drag queen sono state presentate come caricature, macchiette, con doppi sensi anche volgari. Drag è una forma d’arte. E' espressione del proprio sentire e in quanto tale non ha limiti e stereotipi. Questo è un mondo inclusivo in cui chiunque può esprimesti liberamente a prescindere dall'orientamento sessuale e dall'identità di genere. Drag è libertà di essere e di viversi". E’ il caso di dire, oltre i lustrini c’è di più? “Assolutamente sì. Drag non significa mascherarsi, anzi il contrario. Sì, è vero ci sono parrucche, abiti eccentrici, tacchi vertiginosi, ma noi drag ci mettiamo a nudo sul palco, mostriamo e viviamo la nostra parte più intima con umanità e vulnerabilità". Sfatiamo un tabù: drag è solo un personaggio che si esibisce sul palco? “No. Drag è una persona. Priscilla all’inizio, oltre 22 anni fa, era un personaggio o meglio Mariano la viveva come un personaggio, visto che lui è attore. Ma col tempo Mariano ha capito che l’arte drag la si porta sulla pelle ventiquattro ore al giorno. Se prima Mariano e Priscilla erano due facce della stessa medaglia, vivevano schiena a schiena e quando c'era una spariva l'altro, ora non è più cosi: oggi camminano l’uno al fianco dell’altra, tenendosi la mano e guardando al futuro. Priscilla ha messo Mariano difronte ai suoi limiti e pregiudizi, alla sua omofobia interiorizzata. Mariano non accettava ciò che andava oltre le certezze. Se inizialmente il conflitto con Priscilla era forte, nel suo essere e apparire, poi Mariano si è accorto che aveva bisogno di Priscilla perché lo completava”.
Priscilla quando nasce? “Nel 2001 nel programma ‘Al posto tuo’ di Alba D’Eusanio nel pomeriggio di Raidue. Mariano interpretava la parte di un ragazzo che confessa alla fidanzata di fare la drag queen. In quell'occasione vide Priscilla allo specchio per la prima volta e se ne innamorò. A Napoli, poi, Priscilla è stata accolta come la figlia del Vesuvio: matrimoni, comunioni, battesimi, compleanni, lauree, addii al celibato e nubilato, sagre e feste di piazza. Ho fatto pure un addio al laicato per un ragazzo che entrava in seminario. Poi Priscilla ha vinto il concorso Miss Drag Queen Italia nel 2007 e dopo non si è più fermata. Nel 2013 Priscilla diventa host e performer a Mykonos in uno dei beach club più rinomati, esibendosi per un pubblico eterogeneo proveniente da ogni parte del mondo che la consacra 'Queen of Mykonos'”. Priscilla, lei poi ha girato il mondo… “Mykons è stata un trampolino di lancio, da lì ho avuto ingaggi a Miami, a Città del Capo, Istanbul e tante altre città europee. Poi è arrivata la chiamata di ‘Drag Race’ e ho deciso di tornare in Italia. Ero in un mio momento di crisi dovuto alla pausa forzata dovuta alla pandemia, pensavo fosse il momento di appendere i tacchi al chiodo e, invece, con il programma ho avuto la conferma che ho ancora tanto da fare. E ne sono tanto felice: 'Drag Race Italia' è un sogno che si avvera". A proposito, Priscilla quale è il suo rapporto con i tacchi? “Io con i tacchi ci ballo, è più probabile che inciampi con le sneakers! (ride, ndr). I tacchi completano Priscilla, nel look e anche nel carattere. Ma, ribadisco, oltre i tacchi c’è di più. E’ lo spirito di attivismo che completa una drag queen. Noi drag ci portiamo sulle spalle un’eredità importante, da Stonewall in poi, bisogna onorare le rivendicazioni del passato. La storia ci insegna che la comunità LGBTQI+ ha sempre dovuto combattere e deve continuare a farlo per veder riconosciuti i propri diritti di persone. Una drag, quindi, secondo me, per essere completa deve avere una profonda conoscenza della cultura Queer e una forte coscienza attivista. Deve sempre approfittare dell'opportunità di avere di fronte un pubblico per diffondere un messaggio di inclusione. Oggi più che mai”.
Il suo attivismo? “Lavoro molto con i ragazzi delle scuole superiori per sensibilizzare su temi come il bullismo, l’omosessualità, il coming out. Mi impegno affinché quei ragazzi non si sentano soli, perché quei ragazzi sono Mariano da giovane”. Ci racconta l’adolescente Mariano? “Fin da bambino aveva una sensibilità diversa che lo faceva apparire più debole e quindi facile bersaglio dei bulli. Ma non si sentiva in un corpo sbagliato. A 19 anni, in un pomeriggio, fece coming out con la famiglia e con gli amici, lì si liberò di un peso. La mamma svenne e per qualche giorno non gli parlò ma solo perché non capiva. Mariano poi ha fatto solo comprendere che avere un figlio gay non è diverso dall'avere un figlio etero trasmettendo la serenità dell’essere stato finalmente sincero”.
Tra tutte le drag, la sua preferita? “La drag per eccellenza che ammiro è RuPaul, che noi tutte chiamiamo Mama Ru. È lei la mia musa. È lei che ha sdoganato l'arte drag nel mondo e ha dato a noi tutte la possibilità di uscire dall'ombra. Ci ha fatto sentire fiere. Con RuPaul, a partire dal 2009, Drag Race ha cominciato una rivoluzione che ha coinvolto tutto il mondo e finalmente ora anche il nostro Paese. Ma non ci dobbiamo fermare, anzi dobbiamo supportare le nostre drag”. Ci spiega meglio? “Se la prima edizione della versione italiana di ‘Drag Race’ è giunta all’indomani di quell’ignobile applauso per la bocciatura del Ddl Zan, la seconda edizione arriva in un momento storico in cui il Paese rischia di tornare indietro sul tema dei diritti civili. In tanti si sentono autorizzati a tirar fuori un rancore verso chi considerano ‘diverso’. Dovrebbero capire che la diversità è ricchezza. Quello che non riescono a classificare, secondo i loro canoni, non dovrebbe essere condannato ma valorizzato. Siamo tutti diversi e unici... E ogni persona deve essere libera di essere se stessa".