Come ogni anno, la settimana dell’
8 marzo è stata costellata di eventi e iniziative finalizzate a celebrare il
ruolo delle donne nella società e a mettere in evidenza, in ogni angolo del globo, lo stato di salute dei loro diritti. Ma la fotografia, da Oriente a Occidente, continua a essere difficile da digerire. Oltre a quelle costrette a chinare il capo al cospetto di atroci regimi dittatoriali, esistono eserciti pacifici di donne libere solo in apparenza. Interiorizzare il
personaggio che la società impone è una condizione comune a molte. Piccole e grandi aggressioni quotidiane e dinamiche di sopraffazione sono all’ordine del giorno, contribuendo a generare una latente ma ben radicata
rassegnazione circa la propria identità sociale. Un problema sociologico e psicologico noto anche come
sindrome di Cassandra. Chi si vi si riconosce tende a ritenere di non essere meritevole di considerazione, lasciando spazio a sintomatologie come depressione, bassa autostima, senso di inadeguatezza e ricerca dell’approvazione. Da qua l’atteggiamento rinunciatario tipico di chi non si sente all’altezza. Ne abbiamo parlato con
Federico Russo, direttore clinico di Serenis, che ci ha spiegato che ciò accade a causa di cinque pericolosi meccanismi: manspread, mansplaining, manterrupting, gender gap lavorativo, invalidazioni e luoghi comuni.
Federico Russo, direttore clinico di Serenis
Cos'è il manspread
Il
manspread non è altro che una
violazione dello spazio personale. Una tendenza solitamente maschile di occupare irrispettosamente lo spazio personale altrui. Un esempio? Trovarsi sedute sui mezzi pubblici e avere accanto un uomo che, seduto a gambe larghe, invade quello che sarebbe un posto disponibile. Un comportamento spesso tollerato per non correre il rischio di risultare scontrose o aggressive.
Cos'è il mansplaining
Anche il
mansplaining è un atteggiamento tipico maschile. In questo caso, gli uomini tendono a
screditare l’argomentazione dell’altra persona, pur non aggiungendo contenuto significativo. Può capitare, per esempio, che durante una conversazione una donna venga interrotta e che le venga spiegato quello di cui si stava già parlando con un atteggiamento palesemente paternalistico.
Il mansplaining, atteggiamento degli uomini che intervengono per screditare l'argomentazione e le parole della donna
Cos'è il manterrupting
Il
manterrupting è una dinamica assai ordinaria. Nei contesti lavorativi dominati dagli uomini, le
donne vengono spesso interrotte nei loro ragionamento e quando a interrompere sono le donne, spesso vengono viste come meno piacevoli, diseducate, più dominanti e più aggressive.
Il gender gap e gli stereotipi
La ben nota questione del
gender gap vede invece le donne ancora in difficoltà nel trovare ad esempio un lavoro rispetto agli uomini e, quando accade, le vede
guadagnare in media meno (stipendio inferiore del 20% circa). Cruciali sono anche invalidazioni e luoghi comuni. Un esempio concreto vissuto da qualsiasi donna è l’invalidazione da ciclo. Il classico "sei intrattabile, sarà colpa del ciclo" è, di per sé, un meccanismo distorto e pericoloso che può far cadere la donna nell’inganno di sentirsi inferiore. Eppur nella società qualcosa si muove. Qualche timido passo in avanti è stato fatto, qualche conquista è ormai patrimonio di tutte. Un successo della società o delle singole?
Le donne sono ancora svantaggiate nel mercato del lavoro e quando riescono ad essere assunte generalmente guadagnano circa il 20% in meno dei colleghi maschi
Russo, le donne che stanno mandando in frantumi il tetto di cristallo sono sempre di più, anche in Italia. Le recenti: Meloni premier, Schlein segretaria del PD. Successi personali o patrimoni collettivi capaci di infondere una fiducia, speranza e sicurezza? "Affinché il successo personale possa rappresentare un patrimonio collettivo, è necessario che la società per prima lo permetta: ancora oggi infatti la società esercita il suo potere, maschilista e patriarcale, limitando l’accesso delle donne (e delle minoranze tutte) a
ruoli istituzionali. Quello che dovrebbe essere la norma, cioè la
parità di genere, viene festeggiato ancora come qualcosa di eccezionale. C’è sicuramente ancora tanta strada da fare, ma la direzione sembra poter essere quella giusta".
Partendo dall'orribile presupposto secondo il quale, convenzionalmente, solo una donna "che sembra un uomo" è da considerare meritevole di considerazione sociale/professionale/politica, quale è il meccanismo psicologico attraverso cui distruggere questo stereotipo conficcato nella mente delle donne stesse? "Un buon modo per
combattere i pregiudizi è conoscerli. Riconoscere che il senso di inferiorità e inadeguatezza, che molte donne possono provare, sia il frutto di un meccanismo sociale oppressivo, come dimostrato dalla storia, può aiutare a mettere in discussione tale preconcetto. Non solo: riconoscere che questo meccanismo abbia compromesso il progresso tecnologico e culturale (pensiamo alla discriminazione delle
donne nella scienza, per esempio), potrebbe anzi infondere motivazione e voglia di riscatto, a prescindere dalla 'mascolinità' o 'femminilità' – qualunque cosa significhi. Se 'una donna che sembra un uomo' è considerata meritevole di stima, infatti, non è vero l’opposto, ovvero 'un uomo che sembra femminile' o 'non abbastanza uomo'. Un esempio: Alan Turing, importantissimo matematico e filosofo di metà ‘900, il cui fondamentale contributo alla scienza e all’umanità è stato limitato da una società omofoba che, con la discriminazione e l’oppressione, ha posto anche fine alla sua vita. Riconoscere il pregiudizio e lasciarsi alle spalle concetti rigidi di mascolinità e femminilità, può permetterci di concentrarci sulle qualità uniche delle persone in quanto esseri umani, al di là del genere".
Secondo lei, nel prossimo futuro cambieranno le cose o cambieranno le donne? "Il progresso è inevitabile, ma non automatico: è frutto delle azioni concrete che le persone mettono in atto per cambiare le cose, far sentire la propria voce, rivendicare i propri diritti. Per questo motivo cambieranno le cose e cambieranno le persone. I concetti di donna e di uomo saranno meno rigidamente normati e più vicini alla natura umana, che è sempre più complessa e sfaccettata di quanto la cultura cerchi di incasellare". Non resta, quindi, che attendere. Nella speranza che siano sempre di più le donne a voltarsi dall’altra parte al cospetto dei sintomi della sindrome di Cassandra o, ancor peggio, di quella dell’impostore.