Cina, il tasso di natalità crolla ai minimi storici. E l'economia frena

Per la prima volta dal 1961 diminuisce la popolazione. Il contrasto al calo demografico fra gli obiettivi di Xi Jinping

di BARBARA BERTI
17 gennaio 2023
Per la prima volta del 1961 la popolazione cinese è diminuita

Per la prima volta del 1961 la popolazione cinese è diminuita

La natalità cala, l’economia rallenta: la Cina si ridimensiona. Per la prima volta del 1961 la popolazione cinese è diminuita come rivela l'Ufficio nazionale di statistica cinese. “Alla fine del 2022 la popolazione nazionale era di 1.411 milioni” si legge in una nota dove si precisa che si tratta di una “diminuzione di 0,85 milioni rispetto alla fine del 2021”: un record storico per la Repubblica Popolare. Dati alla mano, l’Ufficio di statistica ammette che si è entrati “in un’era di crescita negativa della popolazione”.
Il tasso di natalità della Cina è crollato al minimo storico

Il tasso di natalità della Cina è crollato al minimo storico

Un calo demografico storico

Nel dettaglio, in Cina si sono registrate 9,56 milioni di nascite (il tasso di natalità è sceso nel 2022 a 6,77 per mille abitanti dalle 7,52 del 2021) contro 10,41 milioni di morti (7,37 morti ogni mille abitanti, contro 7,18 dell'anno precedente). La curva demografica cinese riflette in parte gli effetti della “politica del figlio unico” - che ha portato anche a milioni di aborti forzati in un Paese in cui culturalmente si preferiva la nascita di figli maschi - introdotta nel Paese nel 1979 e poi abbandonata nel 2016 quando sono stati introdotti incentivi a sostegno delle famiglie con due figli (e dato la libertà di avere anche tre figli). Nell’ottobre scorso, in occasione del Congresso del Partito comunista, il presidente Xi Jinping aveva parlato dell’aumento del tasso di natalità come di un obiettivo prioritario del suo terzo mandato, annunciando “una strategia nazionale pro-attiva” da parte del governo.
I dati demografici relativi al 2021

I dati demografici relativi al 2021

Il calo demografico preoccupa la leadership comunista perché potrebbe agire da freno alla ripresa economica di cui il Paese asiatico ha tanto bisogno dopo tre anni di Covid, mettendo a rischio l’ambizione del presidente Xi Jinping di superare gli Stati Uniti come maggiore economia del mondo. Un declino, inoltre, che potrebbe far perdere alla Cina lo status di nazione più popolosa al mondo: quest’anno, infatti, dovrebbe registrarsi il sorpasso dell’India. Il calo delle nascite è collegato anche a nuovi e inevitabili cambiamenti sociali: in Cina ci sono oltre 30 milioni di uomini in più rispetto alle donne. Donne che, visto il livello di istruzione e occupazione femminile che cresce, spesso ritardano la maternità o non la considerano proprio. Inoltre il costo crescente della vita e dell’educazione per i bambini che le famiglie della classe media urbana devono sostenere non gioca certo a favore. Il sogno del “ringiovanimento nazionale” della nazione da raggiungere nel 2049, centenario della fondazione della Repubblica Popolare, si scontra con una realtà che si muove in tutt’altra direzione e che rischia di frenare la crescita, riducendo la forza lavoro e facendo impennare i costi del welfare.
In Cina cala il tasso di natalità e la crescita economica rallenta

In Cina cala il tasso di natalità e la crescita economica rallenta

La battuta d’arresto del Pil

Brutte notizie anche sul fronte economico dove si registra una crescita del 3% del Pil nel 2022, lievemente al di sopra delle aspettative, ma a un ritmo tra i più bassi in oltre quarant'anni. L’economica deve fare i conti con la linea rigida di contenimento del Covid-19, abbandonata solo il mese scorso, la crisi del settore immobiliare e l'indebolimento della domanda esterna. Nel quarto trimestre dello scorso anno, la crescita è stata del 2,9% rispetto allo stesso periodo del 2021, anche in questo caso superiore alle attese, invariata su base congiunturale, e in rallentamento rispetto al +3,9% del terzo trimestre. Il dato attuale rimane, però, molto al di sotto di un obiettivo di crescita fissato a marzo scorso attorno al 5,5% per il 2022, e già accantonato in favore dei “risultati migliori possibili”, a fronte del crollo dell'economia nel secondo trimestre dello scorso anno, quando la Cina registrò una crescita dello 0,4% per i lockdown imposti in varie parti del Paese, a cominciare da quello di Shanghai. Sotto la tripla pressione della contrazione della domanda, dello shock della catena di approvvigionamenti e dell'indebolimento delle aspettative, nel giudizio dell'Ufficio Nazionale di Statistica di Pechino “le fondamenta della ripresa economia interna non sono solide”.