Main Partner
Partner
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Evento 2022
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Evento 2022
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce

Home » Attualità » Iran, rasa al suolo la casa dell’atleta di arrampicata. Condannata a morte l’allenatrice di pallavolo

Iran, rasa al suolo la casa dell’atleta di arrampicata. Condannata a morte l’allenatrice di pallavolo

Nel paese continuano le proteste mentre le repressioni si fanno sempre più dure. Rientro in patria tra la paura per la nazionale eliminata dal Mondiale in Qatar

Barbara Berti
3 Dicembre 2022
Elnaz Rekabi, l'atleta iraniana che gareggiò senza velo (Ansa)

Elnaz Rekabi, l'atleta iraniana che gareggiò senza velo (Ansa)

Share on FacebookShare on Twitter

Dalla casa rasa al suolo della campionessa di arrampicata che gareggiò senza velo all’allenatrice di pallavolo condannata a morte, aspettando il rientro in patria della nazionale di calcio: in Iran il clima è sempre incandescente. E se le proteste non accennano a diminuire, le repressioni si fanno sempre più dure. “Le forze di sicurezza, con tutta la loro forza e senza tolleranza, faranno fronte a ogni nuova rivolta, che finora è stata sostenuta dai servizi di intelligence stranieri” fa sapere il Consiglio di sicurezza iraniano in una dichiarazione in vista di una nuova mobilitazione indetta dagli attivisti per tre giorni, dal 5 al 7 dicembre, in continuità con le proteste contro l’establishment innescate dalla morte di Mahsa Amini il 16 settembre, ‘rea’ di aver indossato male il velo.

L’allenatrice di pallavolo condannata a morte

Fahimeh Karimi, allenatrice di pallavolo e madre di tre figli (Ansa)
Fahimeh Karimi, allenatrice di pallavolo e madre di tre figli (Ansa)

Dopo che lo scorso 13 novembre un tribunale di Teheran ha condannato a morte, per la prima volta, una persona accusata di aver partecipato ai “disordini” che da quasi due mesi vanno avanti nel Paese, arriva una nuova condanna a morte emessa dalla magistratura iraniana. Si tratta di Fahimeh Karimi, allenatrice di pallavolo e madre di tre figli. La donna è stata arrestata durante una manifestazione a Pakdasht, nella provincia di Teheran. E’ accusata di essere una delle leader e di aver sferrato calci a un paramilitare Basiji, secondo quanto scrivono i media e i social. Karimi è stata di recente trasferita dal carcere di Evin a Teheran (quello dove è stata tenuta prigioniera anche l’italiana Alessia Piperno) a quello di Khorin, a Pakdash, e in molti hanno espresso preoccupazione per la sua sorte.

Death sentence for the mother of three.

Unconfirmed SM reports say #Fahimeh_Karimi, a volleyball coach and a mother, has been sentenced to death. Mrs. Karimi was arrested in Parkdasht, accused of leading protests and of beating member of paramilitary Bassij during #IranProtests pic.twitter.com/pmgYDJqBBg

— Women’s Committee NCRI (@womenncri) December 2, 2022

La casa della campionessa Elnaz Rekabi rasa al suolo

Nuova e violenta repressione nei confronti di Elnaz Rekabi, l’atleta iraniana che, alle competizioni internazionali di arrampicata di Seul dello scorso ottobre, aveva disobbedito alle restrizioni della Repubblica islamica gareggiando senza hijiab. Secondo l’organo di informazione pro-riforma IranWire, e ripreso dalla Cnn, l’abitazione della famiglia della scalatrice è stata demolita da funzionari governativi. Le immagini diffuse mostrano l’abitazione completamente distrutta, un’ammasso di macerie con tanto di medaglie dell’atleta gettate per terra. Vicino alla desolazione della furia reazionaria si vede anche il fratello dell’arrampicatrice, Davood, in lacrime. La campionessa, classe 1989, bronzo ai Mondiali di Mosca nel 2021, si era piazzata al nono posto ed era arrivata vicinissima alle finali degli Asian Games. Al suo ritorno a Teheran il 21 ottobre la Bbc aveva riferito che la campionessa, malgrado un rientro trionfante, era stata costretta a casa da arresti domiciliari “non ufficiali”.

Elnaz Rekabi, l’atleta iraniana che, alle competizioni internazionali di arrampicata di Seul dello scorso ottobre, aveva disobbedito alle restrizioni della Repubblica islamica gareggiando senza hijiab
Elnaz Rekabi, l’atleta iraniana che, alle competizioni internazionali di arrampicata di Seul dello scorso ottobre, aveva disobbedito alle restrizioni della Repubblica islamica gareggiando senza hijiab

La nazionale di calcio rientra in patria

La nazionale di calcio dell’Iran, allenata da Carlos Queiroz, ha concluso l’avventura al Mondiale in Qatar: dopo la sconfitta con Stati Uniti, la nazionale iraniana è fuori dalla competizione. La squadra e tutto il team deve tornare, così, in Iran dove probabilmente ci saranno ritorsioni per aver solidarizzato con le proteste contro il regime. La squadra, infatti, all’esordio con l’Inghilterra non ha cantato l’inno nazionale, mentre contro Galles e Stati Uniti i giocatori hanno sussurrato l’inno muovendo appena la bocca. Pare siano stati costretti a farlo: dopo la sfida contro l’Inghilterra la squadra sarebbe stata convocata per un incontro con i membri del Corpo delle guardie rivoluzionarie iraniane, presenti in Qatar proprio per tenere d’occhio la nazionale e reprimere eventuali atti di insubordinazione. E in tale occasione sarebbero stati ‘avvisati’: “Se non cambiate atteggiamento con Galles e Stati Uniti, useremo violenze e torture sui vostri familiari”.

La Nazionale dell'Iran all'esordio al Mondiale in Qatar non canta l'inno per protesta
La Nazionale dell’Iran all’esordio al Mondiale in Qatar non canta l’inno per protesta

Anche l’italiano Andrea Stramaccioni, che ha allenato l’Esteghlal a Teheran nel 2019, ha ammesso che la situazione è molto pericolosa: “Uno di loro (i giocatori della nazionale, ndr) mi ha detto che ci sono state delle ripercussioni per non aver cantato l’inno all’esordio contro l’Inghilterra. L’abbiamo cantato nella seconda partita e ci hanno detto che non abbiamo fatto abbastanza”. L’avvertimento probabilmente avrà un seguito appena la squadra arriverà a Teheran.

Potrebbe interessarti anche

Gucci aderisce al progetto "Adotta una scuola" di Altagamma
Attualità

Gucci entra nel progetto “Adotta una scuola” di Altagamma e Ministero dell’Istruzione

26 Gennaio 2023
Panoramica del Mato Grosso in Brasile
Scienze e culture

L’allarme: i pesticidi stanno avvelenando gli indigeni del Mato Grosso

22 Gennaio 2023
Harpreet Chandi
Lifestyle

Fino al Polo Sud da sola: il nuovo record di Harpreet Chandi. “Credete sempre in voi stessi”

26 Gennaio 2023

Instagram

  • Nicoletta Sipos, giornalista e scrittrice, ha vissuto in Ungheria, in Germania e negli Stati Uniti, prima di raggiungere Milano e lì restare. Il suo romanzo “La guerra di H”, un romanzo fortemente ispirato a fatti realmente accaduti.

L’autrice indaga in maniera del tutto nuova e appassionante un momento drammatico, decisivo della storia del nostro continente: la Seconda guerra mondiale. A raccontare l’ascesa e la disfatta del Nazismo è stavolta la voce di un bambino tedesco, che riporta con semplicità e veracità le molte sofferenze patite dal suo popolo durante il conflitto scatenato da Hitler, focalizzando l’attenzione del lettore sul drammatico paradigma che accomuna chiunque si trovi a vivere sulla propria pelle una guerra: la sofferenza. Pagine toccanti, le sue, tanto più intense perché impregnate di fatti reali, emozioni provate e sentite dai protagonisti e condivise da quanti, tuttora, si trovano coinvolti in un conflitto armato. La memoria collettiva è uno strumento potente per non commettere gli stessi errori. 

"Imparai poco alla volta – scrive il piccolo Heinrich Stein, protagonista del romanzo – che nel nostro strano Paese la verità aveva più volti con infinite sfumature”.

👉Perché una storia così e perché ora?
“Ho incontrato il protagonista di questa mia storia molto tempo fa, addirittura negli anni ’50, ossia in un’epoca che portava ancora gli strascichi della guerra. Diventammo amici, parlammo di Hitler e della miseria della Germania. Poco per volta, via via che ci incontravamo, lui aggiungeva ricordi, dettagli, confessioni. Per anni ho portato dentro di me la testimonianza di questa storia che si arricchiva sempre più di dettagli. Molte volte avrei voluto scriverla, magari a quattro mani con il mio amico, ma lui non se la sentiva. Io stessa esitavo ad affrontare questa storia che racconta una famiglia tedesca in forte sofferenza in una Germania ferita e umiliata. La gente ha etichettato tutto il popolo tedesco durante il nazismo come crudele per antonomasia. Non si pensa mai a quanto la gente comune abbia sofferto, alla fame e al freddo che anche il popolo tedesco ha patito”.

✍ Caterina Ceccuti

#lucenews #giornodellamemoria #27gennaio
  • È dalla sua camera con vista affacciata sull’Arno che Ornella Vanoni accetta di raccontare un po’ di sé ai lettori di Luce!, in attesa di esibirsi, sabato 28 gennaio sul palco della Tuscany Hall di Firenze, dov’è in programma una nuova tappa della nuova tournée Le Donne e la Musica. Un ritorno atteso per Ornella Vanoni, che in questo tour è accompagnata da un quintetto di sole donne.

Innanzitutto come sta, signora Vanoni?
“Stanca, sono partita due mesi dopo l’intervento al femore che mi sono rotto cadendo per una buca proprio davanti a casa mia. Ma l’incidente non mi ha impedito di intraprendere un progetto inaspettato che, sin da subito, mi è stato molto a cuore. Non ho perso la volontà di andare avanti. Anche se il tempo per prepararlo e provare è stato pochissimo. E poi sono molto dispiaciuta“.

Per cosa?
“La morte dell’orso Juan Carrito, travolto e ucciso da un’auto cercava bacche e miele: la mia carissima amica Dacia (Maraini, ndr) l’altro giorno ha scritto una cosa molto bella dedicata a lui. Dovrò scrollarmi di dosso la malinconia e ricaricarmi in vista del concerto“.

Con lei sul palco ci sarà una jazz band al femminile con Sade Mangiaracina al pianoforte, Eleonora Strino alla chitarra, Federica Michisanti al contrabbasso, Laura Klain alla batteria e Leila Shirvani. Perché questa scelta?
“Perché sono tutte bravissime, professioniste davvero eccezionali. Non è una decisione presa sulla spinta di tematiche legate al genere o alle quote rosa, ma nata grazie a Paolo Fresu, amico e trombettista fantastico del quale sono innamorata da sempre. Tempo fa, durante una chiacchierata, Paolo mi raccontò che al festival jazz di Berchidda erano andate in scena tante musiciste bravissime. E allora ho pensato: ’Se sono così brave perché non fare un gruppo di donne? Certo, non l’ha fatto mai nessuno. Bene, ora lo faccio io“.

Il fatto che siano tutte donne è un valore aggiunto?
“In realtà per me conta il talento, ma sono felice della scelta: è bellissimo sentire suonare queste artiste, vederle sul palco intorno a me mi emoziona“.

L
  • Devanshi Sanghvi è una bambina di otto anni che sarebbe potuta crescere e studiare per gestire l’attività di diamanti multimilionaria appartenente alla sua facoltosissima famiglia, con un patrimonio stimato di 60 milioni di dollari.

Ma la piccola ha scelto di farsi suora, vivendo così una vita spartana, vestita con sari bianchi, a piedi nudi e andando di porta in porta a chiedere l’elemosina. Si è unita ai “diksha” alla presenza di anziani monaci giainisti. La bimba è arrivata alla cerimonia ingioiellata e vestita di sete pregiate. Sulla sua testa poggiava una corona tempestata di diamanti. Dopo la cerimonia, a cui hanno partecipato migliaia di persone, è rimasta in piedi con altre suore, vestita con un sari bianco che le copriva anche la testa rasata. Nelle fotografie, la si vede con in mano una scopa che ora dovrà usare per spazzare via gli insetti dal suo cammino per evitare di calpestarli accidentalmente.

Di Barbara Berti ✍

#lucenews #lucelanazione #india #DevanshiSanghvi
  • Settanta giorni trascorsi in un mondo completamente bianco, la capitana dell’esercito britannico Harpreet Chandi, che già lo scorso anno si era distinta per un’impresa tra i ghiacci, è una fisioterapista che lavora in un’unità di riabilitazione regionale nel Buckinghamshire, fornendo supporto a soldati e ufficiali feriti. 

Ha dimostrato che i record sono fatti per essere battuti e, soprattutto, i limiti personali superabili grazie alla forza di volontà e alla preparazione. E ora è diventata una vera leggenda vivente, battendo il record del mondo femminile per la più lunga spedizione polare – sola e senza assistenza – della storia.

Il 9 gennaio scorso, 57esimo giorno del viaggio che era cominciato lo scorso 14 novembre, la 34enne inglese ha raggiunto il centro del Polo Sud dopo aver percorso circa 1100 chilometri. Quando è arrivata a destinazione nel bel mezzo della calotta polare era felice, pura e semplice gioia di aver raggiunto l’agognato traguardo: “Il Polo Sud è davvero un posto incredibile dove stare. Non mi sono fermata molto a lungo perché ho ancora un lungo viaggio da fare. È stato davvero difficile arrivare qui, sciando tra le 13 e le 15 ore al giorno con una media di 5 ore di sonno”.

Di Irene Carlotta Cicora ✍

#lucenews #lucelanazione #polosud #HarpreetChandi #polarpreet
Dalla casa rasa al suolo della campionessa di arrampicata che gareggiò senza velo all’allenatrice di pallavolo condannata a morte, aspettando il rientro in patria della nazionale di calcio: in Iran il clima è sempre incandescente. E se le proteste non accennano a diminuire, le repressioni si fanno sempre più dure. “Le forze di sicurezza, con tutta la loro forza e senza tolleranza, faranno fronte a ogni nuova rivolta, che finora è stata sostenuta dai servizi di intelligence stranieri” fa sapere il Consiglio di sicurezza iraniano in una dichiarazione in vista di una nuova mobilitazione indetta dagli attivisti per tre giorni, dal 5 al 7 dicembre, in continuità con le proteste contro l'establishment innescate dalla morte di Mahsa Amini il 16 settembre, ‘rea’ di aver indossato male il velo.

L’allenatrice di pallavolo condannata a morte

Fahimeh Karimi, allenatrice di pallavolo e madre di tre figli (Ansa)
Fahimeh Karimi, allenatrice di pallavolo e madre di tre figli (Ansa)
Dopo che lo scorso 13 novembre un tribunale di Teheran ha condannato a morte, per la prima volta, una persona accusata di aver partecipato ai “disordini” che da quasi due mesi vanno avanti nel Paese, arriva una nuova condanna a morte emessa dalla magistratura iraniana. Si tratta di Fahimeh Karimi, allenatrice di pallavolo e madre di tre figli. La donna è stata arrestata durante una manifestazione a Pakdasht, nella provincia di Teheran. E’ accusata di essere una delle leader e di aver sferrato calci a un paramilitare Basiji, secondo quanto scrivono i media e i social. Karimi è stata di recente trasferita dal carcere di Evin a Teheran (quello dove è stata tenuta prigioniera anche l’italiana Alessia Piperno) a quello di Khorin, a Pakdash, e in molti hanno espresso preoccupazione per la sua sorte.

Death sentence for the mother of three.

Unconfirmed SM reports say #Fahimeh_Karimi, a volleyball coach and a mother, has been sentenced to death. Mrs. Karimi was arrested in Parkdasht, accused of leading protests and of beating member of paramilitary Bassij during #IranProtests pic.twitter.com/pmgYDJqBBg — Women's Committee NCRI (@womenncri) December 2, 2022

La casa della campionessa Elnaz Rekabi rasa al suolo

Nuova e violenta repressione nei confronti di Elnaz Rekabi, l’atleta iraniana che, alle competizioni internazionali di arrampicata di Seul dello scorso ottobre, aveva disobbedito alle restrizioni della Repubblica islamica gareggiando senza hijiab. Secondo l’organo di informazione pro-riforma IranWire, e ripreso dalla Cnn, l’abitazione della famiglia della scalatrice è stata demolita da funzionari governativi. Le immagini diffuse mostrano l'abitazione completamente distrutta, un’ammasso di macerie con tanto di medaglie dell’atleta gettate per terra. Vicino alla desolazione della furia reazionaria si vede anche il fratello dell’arrampicatrice, Davood, in lacrime. La campionessa, classe 1989, bronzo ai Mondiali di Mosca nel 2021, si era piazzata al nono posto ed era arrivata vicinissima alle finali degli Asian Games. Al suo ritorno a Teheran il 21 ottobre la Bbc aveva riferito che la campionessa, malgrado un rientro trionfante, era stata costretta a casa da arresti domiciliari “non ufficiali”.
Elnaz Rekabi, l’atleta iraniana che, alle competizioni internazionali di arrampicata di Seul dello scorso ottobre, aveva disobbedito alle restrizioni della Repubblica islamica gareggiando senza hijiab
Elnaz Rekabi, l’atleta iraniana che, alle competizioni internazionali di arrampicata di Seul dello scorso ottobre, aveva disobbedito alle restrizioni della Repubblica islamica gareggiando senza hijiab

La nazionale di calcio rientra in patria

La nazionale di calcio dell’Iran, allenata da Carlos Queiroz, ha concluso l’avventura al Mondiale in Qatar: dopo la sconfitta con Stati Uniti, la nazionale iraniana è fuori dalla competizione. La squadra e tutto il team deve tornare, così, in Iran dove probabilmente ci saranno ritorsioni per aver solidarizzato con le proteste contro il regime. La squadra, infatti, all’esordio con l’Inghilterra non ha cantato l’inno nazionale, mentre contro Galles e Stati Uniti i giocatori hanno sussurrato l'inno muovendo appena la bocca. Pare siano stati costretti a farlo: dopo la sfida contro l’Inghilterra la squadra sarebbe stata convocata per un incontro con i membri del Corpo delle guardie rivoluzionarie iraniane, presenti in Qatar proprio per tenere d’occhio la nazionale e reprimere eventuali atti di insubordinazione. E in tale occasione sarebbero stati ‘avvisati’: “Se non cambiate atteggiamento con Galles e Stati Uniti, useremo violenze e torture sui vostri familiari”.
La Nazionale dell'Iran all'esordio al Mondiale in Qatar non canta l'inno per protesta
La Nazionale dell'Iran all'esordio al Mondiale in Qatar non canta l'inno per protesta
Anche l’italiano Andrea Stramaccioni, che ha allenato l’Esteghlal a Teheran nel 2019, ha ammesso che la situazione è molto pericolosa: “Uno di loro (i giocatori della nazionale, ndr) mi ha detto che ci sono state delle ripercussioni per non aver cantato l’inno all'esordio contro l'Inghilterra. L'abbiamo cantato nella seconda partita e ci hanno detto che non abbiamo fatto abbastanza”. L’avvertimento probabilmente avrà un seguito appena la squadra arriverà a Teheran.
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Cos’è Luce!
  • Redazione
  • Board
  • Contattaci
  • Evento 2022

Robin Srl
Società soggetta a direzione e coordinamento di Monrif
Dati societariISSNPrivacyImpostazioni privacy

Copyright© 2021 - P.Iva 12741650159

CATEGORIE
  • Contatti
  • Lavora con noi
  • Concorsi
ABBONAMENTI
  • Digitale
  • Cartaceo
  • Offerte promozionali
PUBBLICITÀ
  • Speed ADV
  • Network
  • Annunci
  • Aste E Gare
  • Codici Sconto