Dalla casa rasa al suolo della campionessa di arrampicata che gareggiò senza velo all’allenatrice di pallavolo condannata a morte, aspettando il rientro in patria della nazionale di calcio: in Iran il clima è sempre incandescente. E se le proteste non accennano a diminuire, le repressioni si fanno sempre più dure. “Le forze di sicurezza, con tutta la loro forza e senza tolleranza, faranno fronte a ogni nuova rivolta, che finora è stata sostenuta dai servizi di intelligence stranieri” fa sapere il Consiglio di sicurezza iraniano in una dichiarazione in vista di una nuova mobilitazione indetta dagli attivisti per tre giorni, dal 5 al 7 dicembre, in continuità con le proteste contro l'establishment innescate dalla morte di Mahsa Amini il 16 settembre, ‘rea’ di aver indossato male il velo.
L’allenatrice di pallavolo condannata a morte
Dopo che lo scorso 13 novembre un tribunale di Teheran ha condannato a morte, per la prima volta, una persona accusata di aver partecipato ai “disordini” che da quasi due mesi vanno avanti nel Paese, arriva una nuova condanna a morte emessa dalla magistratura iraniana. Si tratta di Fahimeh Karimi, allenatrice di pallavolo e madre di tre figli. La donna è stata arrestata durante una manifestazione a Pakdasht, nella provincia di Teheran. E’ accusata di essere una delle leader e di aver sferrato calci a un paramilitare Basiji, secondo quanto scrivono i media e i social. Karimi è stata di recente trasferita dal carcere di Evin a Teheran (quello dove è stata tenuta prigioniera anche l’italiana Alessia Piperno) a quello di Khorin, a Pakdash, e in molti hanno espresso preoccupazione per la sua sorte.Death sentence for the mother of three.
Unconfirmed SM reports say #Fahimeh_Karimi, a volleyball coach and a mother, has been sentenced to death. Mrs. Karimi was arrested in Parkdasht, accused of leading protests and of beating member of paramilitary Bassij during #IranProtests pic.twitter.com/pmgYDJqBBg — Women's Committee NCRI (@womenncri) December 2, 2022