Storie di donne lavoratrici che ce l’hanno fatta. E non perché un meccanismo di ripartizione di quote imponesse il loro ingresso in azienda. Semplicemente perché il loro bagaglio di competenze le ha premiate. Banalità? Non proprio a guardare gli ‘algoritmi’ che regolano il funzionamento del mondo del lavoro e neppure a guardare ciò che oggi, come si dice in gergo, ‘fa notizia’. Federica Granai ha 27 anni. Ha superato brillantemente un periodo di prova e diversi test per entrare in azienda. Si presenta alla vigilia della firma del contratto di assunzione per far parte finalmente della squadra della VoipVoice, Montelupo Fiorentino, con una felicità che diventa però tormento: Federica infatti sta sì per cogliere una grossa opportunità lavorativa, ma ha da poco scoperto di essere incinta. Sceglie la strada della sincerità e riferisce al titolare della sua gravidanza. Sorpresa: il titolare in questione, Simone Terreni, non solo le porge i suoi migliori auguri, ma le conferma, grato, l’assunzione. Una storia questa che dal febbraio scorso continua ad esse raccontata come virtuosa ed eccezionale e che tornerà ad essere spunto di discussione nel secondo appuntamento del festival "Pari e dispari" atteso alla libreria Lo Spazio di Pistoia (via Curtatone e Montanara 20-22) martedì 22 novembre in un dialogo tra l’imprenditore fiorentino e la demografa Alessandra Minello, introduzione dell’avvocata Chiara Mazzeo, consigliera provinciale di parità nonché ideatrice del festival e moderato dalla giornalista e responsabile di Luce! Letizia Cini.
"Se l’imprenditore non assume donne perché poi non sa come fare a sostituirle per un periodo di nove mesi, allora quello è un cattivo imprenditore – chiosa Terreni -. Ma voglio dire che da noi l’attenzione è alta anche per i padri. Se c’è bisogno, anche loro stanno a casa a preoccuparsi dei figli. Senza una squadra che ti sostiene non si va avanti. A un figlio serve un villaggio, diceva un proverbio africano, oltre che un padre e una madre. Senza contare che il dipendente che sa di potersi fidare dell’azienda difficilmente lascerà quel posto di lavoro. E diventerà anche più produttivo". Terreni sull’argomento è un fiume in piena e comprende l’importanza di proporre soluzioni a una questione non più tollerabile: "Se la legge non basta a superare questo enorme ostacolo, occorre un passo in più. Un’idea? Mettere a punto una sorta di manifesto, un codice etico o un patto che individui quelle aziende che non pongono paletti di genere nelle selezioni". La politica può e deve far qualcosa in più, in particolare, sostiene la Minello, in tema di congedi parentali: "Maternità a cinque mesi e paternità a dieci giorni, situazioni tutt’altro che paritarie. Spagna e Finlandia stanno andando verso un concetto di genitorialità condivisa. E questo è un segnale importante". Ma, chiediamo alla demografa, quanto può essere decisiva nel cambiamento l’istituzione di un Ministero per la natalità e le pari opportunità? "Serve l’esaudirsi di diverse condizioni. Potrebbe essere efficace se venisse affrontata la questione indirizzandosi proprio verso quella genitorialità condivisa e se venissero valutati tutti gli elementi che contribuiscono a un calo della natalità che non sono soltanto elementi economici per quanto fondamentali. Occorre agire in maniera più ampia con politiche che vadano verso il riequilibrio dei ruoli di cura, verso i congedi parentali paritari, verso un innalzamento della quota retribuita nei congedi, verso una stabilizzazione di misure a sostegno dei servizi 0-3 o assegni unici, mettendo in moto delle politiche che siano estese anche alle parti di popolazioni più fragili e che vadano anche all’ampliamento di alcuni diritti, vedi diritti di adozione".
Su questa declinazione del tema della parità di genere insiste da tempo la stessa consigliera Mazzeo, che nell’incontro di martedì vede l’esprimersi di numerosi concetti e contraddizioni utili a sfondare un muro di tabù. "Se la questione occupazionale femminile in Toscana non è così drammatica, altrettanto non si può dire del gap retributivo uomo-donna – dice l’avvocata -. Altro tema da affrontare è il crollo della natalità. Occorre investire in servizi di assistenza e cura. Il sistema di tutele della maternità risale al 1971: non sarebbe il caso di rivederlo? Misure quali il congedo di paternità a quota 10 giorni o il voucher baby sitter non sono altro che palliativi incapaci di risolvere il problema alla base".