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Home » Lifestyle » La “divulvazione” consapevole di Violeta Benini: “Il primo passo è imparare a conoscersi”

La “divulvazione” consapevole di Violeta Benini: “Il primo passo è imparare a conoscersi”

Da ostetrica a "divulvatrice": la livornese, per professione e per passione, si occupa di sessualità, equilibrio mestruale e salute dei genitali

Maria Rosaria Tavolario e Giovanni Pierozzi
29 Novembre 2022
Violeta Benini, professione divulvatrice (e ostetrica)

Violeta Benini, professione divulvatrice (e ostetrica)

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Violeta Benini è un’ostetrica e libera professionista molto attiva e conosciuta sui social, seguita dai giovanissimi ma anche dagli adulti. Questo perché i temi di cui tratta, principalmente di riabilitazione pelvica, sessualità, equilibrio mestruale e salute dei genitali, interessano qualsiasi fascia d’età.
Ripensando al suo percorso, dice: “Avevo iniziato la mia carriera pensando di seguire la gravidanza e l’allattamento, poi ho avuto un periodo buio della mia vita dove ho smesso di lavorare”. Questo inizia nel 2014 quando, a causa di una relazione tossica, la sua vita si annulla: lascia il precedente impiego e inizia a lavorare in un ristorante.

Poi, nel 2016, la rinascita: riprende il suo lavoro ma da libera professionista, inizia a fare dei corsi sul tema del pavimento pelvico girando l’Italia come una nomade, tenendo incontri sulla sessualità a cui partecipano in moltissimi. Nel frattempo cura il suo blog e scrive per “Pianeta Mamma”. Nasce la pagina Facebook e, nel 2017, arriva anche su Instagram. Inizia a informare o, come ama dire lei, “divulvare”, tramite i social. Questo anche per le sofferenze che prova in prima persona a causa della sindrome dell’ovaio policistico e della vulvodinia. Dopo aver riscontrato molta difficoltà a trovare qualcuno che potesse fornirle una soluzione, oggi cerca di essere lei stessa quel qualcuno, e dopo essersi aiutata, ha deciso di farlo anche per gli altri. Ecco perché oggi è anche scrittrice: “L’idea di scrivere un libro c’era sempre stata”, rivela.

“Divulvare” ai giovani donando consapevolezza di sé

Questo è il secondo libro, dopo “Senza tabù“, che ha venduto oltre 20 mila copie rappresentando un grande successo per l’autrice. Si tratta di un manualetto per adolescenti che ha sconfinato i limiti che si era prefissata Violeta, diventando utile anche per molti adulti.
“Voglio venire” è una sorta di erede del precedente, “Quasi un figlio, uno step successivo – afferma Benini, che incontriamo prima della presentazione del libro a Firenze –; il primo è nato perché tanti mi dicevano: magari l’avessi saputo prima. Allora mi sono detta, perché non parlare direttamente agli adolescenti, aiutarli informandoli su un argomento di cui purtroppo ancora si parla poco“. Il secondo libro si concentra quindi più sul fornire un aiuto concreto, individuando le diverse ragioni che possano portare alle difficoltà. “Le principali cause che portano le pazienti da me sono il dolore e gli orgasmi. Quindi mi sono concentrata su questi aspetti. Iniziare a prendersi cura di sé stessi, riconoscere i sintomi, applicare ciò che dico e scrivo alla propria realtà può aiutare anche ad andare dal medico (ginecologo, urologo) più consapevoli di ciò che si sta passando”.

 

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Un post condiviso da Violeta Benini Divulvatrice® (@violetabenini)

L’intento della scrittrice è quello di sensibilizzare le lettrici e i lettori, di far conoscere il corpo, capire cosa non va e in che modo cambiarlo, anche attraverso esercizi specifici. Perché è proprio la consapevolezza che manca: “Molte donne che visito non sanno dirlo neanche a me che dolore hanno. Partendo dalla mia esperienza, da ciò che ho sentito io, che ho sofferto, posso in qualche modo capire e cercare di aiutarle. Loro non sanno ancora ascoltarsi, questo è quello che provo a fare io nelle mie visite, portarle ad una nuova e più profonda consapevolezza del loro corpo e del rapporto di coppia. La comunicazione è importante, fondamentale!”.

Un tema da tenere “aperto” sul tavolo e a disposizione di tutt*

Si potrebbe pensare che in quanto ostetrica il libro sia solo rivolto alle donne, in realtà è per tutt*: per la scoperta di sé, per aprirsi al dialogo su queste tematiche e per risolvere le proprie difficoltà. Il suo pubblico è molto più ampio di quanto si pensi: “Ho studiato per visitare anche gli uomini, anche se in Italia ancora non è del tutto possibile. Tra le mie pazienti però ho due uomini con vagina – ironizza Violeta -. Uomini e donne all’apparenza sembrano molto diversi ma in realtà sono più simili di quanto si possa credere. All’interno ci assomigliamo molto. Il pavimento pelvico maschile e femminile è molto simile, quasi uguale. Quindi le soluzioni sono le stesse. Il libro è per tutt*“.

Ognun* è responsabile del proprio piacere

Violeta Benini a Firene per la presentazione e il firmacopie di “Voglio Venire”

Il piacere rimane un tabù per entrambi i sessi: “Spesso parlo di questo ‘gioco di ruoli‘ tra i due: la donna che aspetta il maschio a darle piacere, per ricalcare la favola che conosciamo tutti, e il maschio si ritrova a dover recitare questo ruolo senza poterlo anche lui scegliere. Il fatto che diventi lui responsabile degli orgasmi di entrambi può causare dei problemi. Io però dico sempre che ognuno è responsabile dei propri orgasmi. Le differenze di piacere non ci sono, l’importante è comunicare ed esplorarsi”.
La stesura di “Voglio venire” è anche un esempio concreto di quanto la comunicazione tra i partner sia essenziale. Infatti, il contributo del compagno Ivan è stato fondamentale per la stesura del libro. “Ho diversi DSA: lui mi conosce molto bene, quindi è riuscito a fare un bellissimo lavoro di traduzione dal ‘Violettese’ all’italiano”. Molto forte e diretto è anche il rapporto di Violeta con i suoi follower, alcuni dei quali fedelissimi. Come ad esempio quella che poi è diventata l’illustratrice di “Voglio venire”: “Una mia follower mi aveva mandato un’illustrazione molto bella – un abbraccio per l’anima – in segno di ringraziamento per l’aiuto che stava riscontrando seguendomi. Quando poi ho deciso di scrivere il libro ho voluto lei come illustratrice”.
Quando le viene chiesto che messaggio spera di trasmettere ai suoi lettori e pazienti, risponde: “Godere della sessualità senza pensieri, senza pensare di essere rott* o sbagliat*. in poche parole godersela“.

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Instagram

  • Nicoletta Sipos, giornalista e scrittrice, ha vissuto in Ungheria, in Germania e negli Stati Uniti, prima di raggiungere Milano e lì restare. Il suo romanzo “La guerra di H”, un romanzo fortemente ispirato a fatti realmente accaduti.

L’autrice indaga in maniera del tutto nuova e appassionante un momento drammatico, decisivo della storia del nostro continente: la Seconda guerra mondiale. A raccontare l’ascesa e la disfatta del Nazismo è stavolta la voce di un bambino tedesco, che riporta con semplicità e veracità le molte sofferenze patite dal suo popolo durante il conflitto scatenato da Hitler, focalizzando l’attenzione del lettore sul drammatico paradigma che accomuna chiunque si trovi a vivere sulla propria pelle una guerra: la sofferenza. Pagine toccanti, le sue, tanto più intense perché impregnate di fatti reali, emozioni provate e sentite dai protagonisti e condivise da quanti, tuttora, si trovano coinvolti in un conflitto armato. La memoria collettiva è uno strumento potente per non commettere gli stessi errori. 

"Imparai poco alla volta – scrive il piccolo Heinrich Stein, protagonista del romanzo – che nel nostro strano Paese la verità aveva più volti con infinite sfumature”.

👉Perché una storia così e perché ora?
“Ho incontrato il protagonista di questa mia storia molto tempo fa, addirittura negli anni ’50, ossia in un’epoca che portava ancora gli strascichi della guerra. Diventammo amici, parlammo di Hitler e della miseria della Germania. Poco per volta, via via che ci incontravamo, lui aggiungeva ricordi, dettagli, confessioni. Per anni ho portato dentro di me la testimonianza di questa storia che si arricchiva sempre più di dettagli. Molte volte avrei voluto scriverla, magari a quattro mani con il mio amico, ma lui non se la sentiva. Io stessa esitavo ad affrontare questa storia che racconta una famiglia tedesca in forte sofferenza in una Germania ferita e umiliata. La gente ha etichettato tutto il popolo tedesco durante il nazismo come crudele per antonomasia. Non si pensa mai a quanto la gente comune abbia sofferto, alla fame e al freddo che anche il popolo tedesco ha patito”.

✍ Caterina Ceccuti

#lucenews #giornodellamemoria #27gennaio
  • È dalla sua camera con vista affacciata sull’Arno che Ornella Vanoni accetta di raccontare un po’ di sé ai lettori di Luce!, in attesa di esibirsi, sabato 28 gennaio sul palco della Tuscany Hall di Firenze, dov’è in programma una nuova tappa della nuova tournée Le Donne e la Musica. Un ritorno atteso per Ornella Vanoni, che in questo tour è accompagnata da un quintetto di sole donne.

Innanzitutto come sta, signora Vanoni?
“Stanca, sono partita due mesi dopo l’intervento al femore che mi sono rotto cadendo per una buca proprio davanti a casa mia. Ma l’incidente non mi ha impedito di intraprendere un progetto inaspettato che, sin da subito, mi è stato molto a cuore. Non ho perso la volontà di andare avanti. Anche se il tempo per prepararlo e provare è stato pochissimo. E poi sono molto dispiaciuta“.

Per cosa?
“La morte dell’orso Juan Carrito, travolto e ucciso da un’auto cercava bacche e miele: la mia carissima amica Dacia (Maraini, ndr) l’altro giorno ha scritto una cosa molto bella dedicata a lui. Dovrò scrollarmi di dosso la malinconia e ricaricarmi in vista del concerto“.

Con lei sul palco ci sarà una jazz band al femminile con Sade Mangiaracina al pianoforte, Eleonora Strino alla chitarra, Federica Michisanti al contrabbasso, Laura Klain alla batteria e Leila Shirvani. Perché questa scelta?
“Perché sono tutte bravissime, professioniste davvero eccezionali. Non è una decisione presa sulla spinta di tematiche legate al genere o alle quote rosa, ma nata grazie a Paolo Fresu, amico e trombettista fantastico del quale sono innamorata da sempre. Tempo fa, durante una chiacchierata, Paolo mi raccontò che al festival jazz di Berchidda erano andate in scena tante musiciste bravissime. E allora ho pensato: ’Se sono così brave perché non fare un gruppo di donne? Certo, non l’ha fatto mai nessuno. Bene, ora lo faccio io“.

Il fatto che siano tutte donne è un valore aggiunto?
“In realtà per me conta il talento, ma sono felice della scelta: è bellissimo sentire suonare queste artiste, vederle sul palco intorno a me mi emoziona“.

L
  • Devanshi Sanghvi è una bambina di otto anni che sarebbe potuta crescere e studiare per gestire l’attività di diamanti multimilionaria appartenente alla sua facoltosissima famiglia, con un patrimonio stimato di 60 milioni di dollari.

Ma la piccola ha scelto di farsi suora, vivendo così una vita spartana, vestita con sari bianchi, a piedi nudi e andando di porta in porta a chiedere l’elemosina. Si è unita ai “diksha” alla presenza di anziani monaci giainisti. La bimba è arrivata alla cerimonia ingioiellata e vestita di sete pregiate. Sulla sua testa poggiava una corona tempestata di diamanti. Dopo la cerimonia, a cui hanno partecipato migliaia di persone, è rimasta in piedi con altre suore, vestita con un sari bianco che le copriva anche la testa rasata. Nelle fotografie, la si vede con in mano una scopa che ora dovrà usare per spazzare via gli insetti dal suo cammino per evitare di calpestarli accidentalmente.

Di Barbara Berti ✍

#lucenews #lucelanazione #india #DevanshiSanghvi
  • Settanta giorni trascorsi in un mondo completamente bianco, la capitana dell’esercito britannico Harpreet Chandi, che già lo scorso anno si era distinta per un’impresa tra i ghiacci, è una fisioterapista che lavora in un’unità di riabilitazione regionale nel Buckinghamshire, fornendo supporto a soldati e ufficiali feriti. 

Ha dimostrato che i record sono fatti per essere battuti e, soprattutto, i limiti personali superabili grazie alla forza di volontà e alla preparazione. E ora è diventata una vera leggenda vivente, battendo il record del mondo femminile per la più lunga spedizione polare – sola e senza assistenza – della storia.

Il 9 gennaio scorso, 57esimo giorno del viaggio che era cominciato lo scorso 14 novembre, la 34enne inglese ha raggiunto il centro del Polo Sud dopo aver percorso circa 1100 chilometri. Quando è arrivata a destinazione nel bel mezzo della calotta polare era felice, pura e semplice gioia di aver raggiunto l’agognato traguardo: “Il Polo Sud è davvero un posto incredibile dove stare. Non mi sono fermata molto a lungo perché ho ancora un lungo viaggio da fare. È stato davvero difficile arrivare qui, sciando tra le 13 e le 15 ore al giorno con una media di 5 ore di sonno”.

Di Irene Carlotta Cicora ✍

#lucenews #lucelanazione #polosud #HarpreetChandi #polarpreet
Violeta Benini è un'ostetrica e libera professionista molto attiva e conosciuta sui social, seguita dai giovanissimi ma anche dagli adulti. Questo perché i temi di cui tratta, principalmente di riabilitazione pelvica, sessualità, equilibrio mestruale e salute dei genitali, interessano qualsiasi fascia d'età. Ripensando al suo percorso, dice: "Avevo iniziato la mia carriera pensando di seguire la gravidanza e l'allattamento, poi ho avuto un periodo buio della mia vita dove ho smesso di lavorare". Questo inizia nel 2014 quando, a causa di una relazione tossica, la sua vita si annulla: lascia il precedente impiego e inizia a lavorare in un ristorante. Poi, nel 2016, la rinascita: riprende il suo lavoro ma da libera professionista, inizia a fare dei corsi sul tema del pavimento pelvico girando l'Italia come una nomade, tenendo incontri sulla sessualità a cui partecipano in moltissimi. Nel frattempo cura il suo blog e scrive per "Pianeta Mamma". Nasce la pagina Facebook e, nel 2017, arriva anche su Instagram. Inizia a informare o, come ama dire lei, "divulvare", tramite i social. Questo anche per le sofferenze che prova in prima persona a causa della sindrome dell'ovaio policistico e della vulvodinia. Dopo aver riscontrato molta difficoltà a trovare qualcuno che potesse fornirle una soluzione, oggi cerca di essere lei stessa quel qualcuno, e dopo essersi aiutata, ha deciso di farlo anche per gli altri. Ecco perché oggi è anche scrittrice: "L'idea di scrivere un libro c'era sempre stata", rivela.

"Divulvare" ai giovani donando consapevolezza di sé

Questo è il secondo libro, dopo "Senza tabù", che ha venduto oltre 20 mila copie rappresentando un grande successo per l'autrice. Si tratta di un manualetto per adolescenti che ha sconfinato i limiti che si era prefissata Violeta, diventando utile anche per molti adulti. "Voglio venire" è una sorta di erede del precedente, "Quasi un figlio, uno step successivo – afferma Benini, che incontriamo prima della presentazione del libro a Firenze –; il primo è nato perché tanti mi dicevano: magari l'avessi saputo prima. Allora mi sono detta, perché non parlare direttamente agli adolescenti, aiutarli informandoli su un argomento di cui purtroppo ancora si parla poco". Il secondo libro si concentra quindi più sul fornire un aiuto concreto, individuando le diverse ragioni che possano portare alle difficoltà. "Le principali cause che portano le pazienti da me sono il dolore e gli orgasmi. Quindi mi sono concentrata su questi aspetti. Iniziare a prendersi cura di sé stessi, riconoscere i sintomi, applicare ciò che dico e scrivo alla propria realtà può aiutare anche ad andare dal medico (ginecologo, urologo) più consapevoli di ciò che si sta passando".
 
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Un post condiviso da Violeta Benini Divulvatrice® (@violetabenini)

L'intento della scrittrice è quello di sensibilizzare le lettrici e i lettori, di far conoscere il corpo, capire cosa non va e in che modo cambiarlo, anche attraverso esercizi specifici. Perché è proprio la consapevolezza che manca: "Molte donne che visito non sanno dirlo neanche a me che dolore hanno. Partendo dalla mia esperienza, da ciò che ho sentito io, che ho sofferto, posso in qualche modo capire e cercare di aiutarle. Loro non sanno ancora ascoltarsi, questo è quello che provo a fare io nelle mie visite, portarle ad una nuova e più profonda consapevolezza del loro corpo e del rapporto di coppia. La comunicazione è importante, fondamentale!".

Un tema da tenere "aperto" sul tavolo e a disposizione di tutt*

Si potrebbe pensare che in quanto ostetrica il libro sia solo rivolto alle donne, in realtà è per tutt*: per la scoperta di sé, per aprirsi al dialogo su queste tematiche e per risolvere le proprie difficoltà. Il suo pubblico è molto più ampio di quanto si pensi: "Ho studiato per visitare anche gli uomini, anche se in Italia ancora non è del tutto possibile. Tra le mie pazienti però ho due uomini con vagina - ironizza Violeta -. Uomini e donne all'apparenza sembrano molto diversi ma in realtà sono più simili di quanto si possa credere. All'interno ci assomigliamo molto. Il pavimento pelvico maschile e femminile è molto simile, quasi uguale. Quindi le soluzioni sono le stesse. Il libro è per tutt*".

Ognun* è responsabile del proprio piacere

Violeta Benini a Firene per la presentazione e il firmacopie di "Voglio Venire"
Il piacere rimane un tabù per entrambi i sessi: "Spesso parlo di questo 'gioco di ruoli' tra i due: la donna che aspetta il maschio a darle piacere, per ricalcare la favola che conosciamo tutti, e il maschio si ritrova a dover recitare questo ruolo senza poterlo anche lui scegliere. Il fatto che diventi lui responsabile degli orgasmi di entrambi può causare dei problemi. Io però dico sempre che ognuno è responsabile dei propri orgasmi. Le differenze di piacere non ci sono, l’importante è comunicare ed esplorarsi”. La stesura di “Voglio venire” è anche un esempio concreto di quanto la comunicazione tra i partner sia essenziale. Infatti, il contributo del compagno Ivan è stato fondamentale per la stesura del libro. “Ho diversi DSA: lui mi conosce molto bene, quindi è riuscito a fare un bellissimo lavoro di traduzione dal 'Violettese' all’italiano”. Molto forte e diretto è anche il rapporto di Violeta con i suoi follower, alcuni dei quali fedelissimi. Come ad esempio quella che poi è diventata l'illustratrice di "Voglio venire": "Una mia follower mi aveva mandato un'illustrazione molto bella - un abbraccio per l'anima - in segno di ringraziamento per l'aiuto che stava riscontrando seguendomi. Quando poi ho deciso di scrivere il libro ho voluto lei come illustratrice”. Quando le viene chiesto che messaggio spera di trasmettere ai suoi lettori e pazienti, risponde: "Godere della sessualità senza pensieri, senza pensare di essere rott* o sbagliat*. in poche parole godersela".
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