Il 15 maggio si celebra la
Giornata internazionale della Famiglia, istituita nel 1993 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite per diffondere una maggiore consapevolezza a livello globale in merito ai processi sociali, economici e demografici che coinvolgono le famiglie nel mondo. Nella Giornata della famiglia la
domanda è d’obbligo: com’è cambiata negli ultimi tempi? Il quadro che emerge dagli ultimi dati non è confortante: i nuclei familiari sono sempre più poveri e le culle sempre più vuote.
Allarme famiglie in povertà
I dati registrati nel 2022 dalla rete francescana nazionale di
Operazione Pane parlano chiaro. In tre anni le richieste d’aiuto alle mense francescane sono aumentate, e di molto: addirittura del 135% rispetto al 2019 e del 18% rispetto al 2021.
Il direttore dell’Antoniano, frate Giampaolo Cavalli
La rete, composta da 18 strutture in tutta Italia, è arrivata a distribuire ogni mese l’importante cifra di oltre
4.400 ceste alimentari, con una media di 143 al giorno. “Segno che le ripercussioni economiche della pandemia e degli avvenimenti internazionali continuano a farsi sentire - commenta il direttore dell’Antoniano, frate
Giampaolo Cavalli - soprattutto su chi parte da una situazione già fragile, e che oggi colpiscono in modo allarmante le famiglie”. Un peggioramento della situazione economica rilevato anche dall’
Istat: nel 2022, infatti, le persone che dichiarano un impoverimento rispetto all’anno precedente raggiungono
il livello più alto mai riscontrato (35,1%), in continua crescita dal 2019.
La mensa dell'Antoniano: sempre più famiglie sono in stato di povertà
Aumentano le richieste di sostegno alimentare
Le famiglie che si rivolgono alle 18 strutture di Operazione Pane chiedono soprattutto un
sostegno alimentare, ma, sempre di più, anche economico per far fronte alle molte spese che si trovano a dover sostenere, soprattutto in presenza di figli: le bollette, la mensa scolastica, il materiale per la scuola, le spese mediche. Spese essenziali che dall’emergenza Covid in poi è sempre più difficile sostenere da soli, lo dimostrano anche i dati Istat, secondo i quali nel 2020 la spesa dei comuni per l’area povertà è aumentata del 72,9%. Quasi a ricalcare l’analisi della rete Operazione Pane, la voce di spesa che ha fatto registrare l’aumento più consistente è quella dei “
buoni spesa o buoni pasto”, ma in forte aumento anche i contributi a sostegno del reddito familiare, di cui il 43% è andato a famiglie con figli.
Le famiglie che si rivolgono alle 18 strutture di Operazione Pane chiedono soprattutto un sostegno alimentare, ma, sempre di più , anche economico per far fronte alle molte spese che si trovano a dover sostenere
Operazione Pane in aiuto di mamme, papà e bambini
Operazione Pane, nel 2022, è stata in grado di raggiungere e aiutare circa
1.400 famiglie, tra queste più di 800 mamme, quasi 700 papà e 1.500 bambini. Ed è quest’ultimo dato a preoccupare maggiormente. Per i bambini che crescono in contesti di
povertà, infatti, è più difficile andare bene a scuola e godere di buona salute; questi bambini rischiano, inoltre, più degli altri di diventare a loro volta adulti sotto la soglia di povertà, senza un impiego. Secondo dati Unicef, nel 2021 in Italia quasi il 30% di
minori era a rischio povertà. "Da noi arrivano tante mamme e papà preoccupati per i loro bambini e ragazzi, preoccupati di non poter garantire loro cibo sufficiente, ma anche l’istruzione, le opportunità e la serenità che si meritano" dice frate Cavalli.
Operazione Pane, nel 2022, è stata in grado di raggiungere e aiutare circa 1.400 famiglie , tra queste più di 800 mamme, quasi 700 papà e 1.500 bambini
"Ascoltarli, dare loro un pacco alimentare e aiutarli con le spese vuole dire alleviare, fosse anche solo per un momento, queste ansie" conclude Cavalli. Ma se il dato sulle famiglie è quello che colpisce di più, non vanno dimenticati gli adulti singoli che si rivolgono alle mense francescane per un pasto caldo, anch’essi in continuo aumento. Nel 2022 sono stati, infatti, quasi
39.000 i pasti caldi distribuiti ogni mese da Operazione Pane – in aumento del 6% rispetto all’anno precedente – che hanno raggiunto quasi 7.000 persone (+10% dal 2021).
L'Italia si sta trasformando nel paese delle culle vuote, con un record negativo di nascite raggiunto nel 2020 e nuovamente superato nel 2021, che ha visto solo 400.249 nati
Natalità in declino
La natalità in Italia sta attraversando un momento di
profonda trasformazione, con una
diminuzione preoccupante del numero di nascite e una serie di cambiamenti nelle dinamiche sociali e familiari che stanno ridefinendo il volto della popolazione italiana. In un'epoca in cui il Paese affronta numerose sfide economiche e sociali, comprendere le tendenze demografiche diventa cruciale per delineare politiche efficaci e garantire un futuro sostenibile per le generazioni a venire. L'
Istat ha recentemente pubblicato un'analisi dettagliata della natalità in Italia, rivelando dati sorprendenti e nuovi spunti di riflessione. Le blogger di AngoloDonne.it hanno analizzato i dati scoprendo come la natalità sta cambiando nel Belpaese, quali sono le implicazioni di queste trasformazioni e come l'eccezione della Provincia Autonoma di Bolzano potrebbe offrire spunti preziosi per invertire la tendenza.
L'Istat ha determinato che la diminuzione delle nascite tra il 2008 e il 2021 è dovuta per la maggior parte all'effetto struttura, ovvero alla denatalità persistente che ha ridotto la popolazione femminile
L'Italia dal punto di vista demografico
Il declino demografico in Italia è una problematica crescente, dovuto alla continua diminuzione delle nascite e all'aumento dei decessi. Dal 2007,
la mortalità supera la natalità, e i dati Istat mostrano una situazione allarmante: nel 1862, il tasso di mortalità era di poco superiore al 30%, mentre quello di natalità si attestava intorno al 38%; al contrario, nel 2021 questi valori registrano rispettivamente il 12% e l'8%. Le donne senza figli aumentano sensibilmente: una su quattro per le nate nel 1980 (stima a fine vita riproduttiva), il doppio rispetto alla generazione del 1950 (11,1%). Questo fenomeno riguarda donne tra i 15 e i 49 anni nate tra il 1933 e il 1980. Di generazione in generazione, le donne tendono ad
avere meno figli e sempre più tardi, portando ad una contrazione dei secondi figli e a una drastica diminuzione dei terzi figli e oltre. La posticipazione dell'evento nascita si riflette anche nell'aumento dell'età media alla nascita del primo figlio: nel 1933 era di 25,9 anni, mentre nel 1970 raggiungeva i
29 anni. Questa tendenza, unita al calo del tasso di
natalità, evidenzia l'urgenza di affrontare le sfide demografiche per garantire un futuro sostenibile e prospero per l'Italia.
Il 2021 ha registrato quasi 5mila nascite in meno in un anno
Il paese delle culle vuote: dati e cause
L'Italia si sta trasformando nel paese delle
culle vuote, con un record negativo di nascite raggiunto nel 2020 e nuovamente superato nel 2021, che ha visto solo 400.249 nati. Questo indica una diminuzione del 1,1% rispetto all'anno 2020 e del 31% rispetto al 2008, quando si è registrato il più recente picco massimo delle nascite. In particolare, il 2021 ha registrato quasi
5mila nascite in meno in un anno, con un forte calo osservato a gennaio 2021, in corrispondenza delle concezioni dei primi mesi dell'ondata epidemica. Nel 2022, la situazione sembra peggiorare ulteriormente, con quasi
9mila nati vivi in meno rispetto al 2021, considerando solo i primi 10 mesi, e un calo più marcato nei primi mesi del 2022, che accelera soprattutto a marzo e aprile.
La diminuzione delle nascite è accompagnata da un aumento delle donne senza figli: nel 2016, quasi la metà delle donne non aveva figli
La diminuzione delle nascite è accompagnata da un
aumento delle donne senza figli: nel 2016, quasi la metà delle donne non aveva figli. Tuttavia, solo il 2% delle donne totali dichiara che
avere figli non rientra nel proprio progetto di vita o che non ci sarà tempo per altre cose importanti della propria vita (stiamo parlando del
fenomeno childfree). La complessità della situazione richiede un'analisi approfondita delle cause alla base di questo fenomeno, che potrebbe includere fattori economici, sociali e culturali, oltre all'impatto della pandemia. L'Istat ha determinato che la diminuzione delle nascite tra il 2008 e il 2021 è dovuta per la maggior parte all'effetto struttura, ovvero alla
denatalità persistente che ha ridotto la popolazione femminile. Solo una piccola parte del calo delle nascite è invece attribuibile alla
diminuzione della fecondità, che è passata da 1,45 nel 2008 a 1,25 nel 2021.
L'inverno demografico arriva da lontano
Meno figli e più tardi
Rispetto al 2001, i tassi di fecondità stanno aumentando tra le donne che hanno più di 30 anni, ma non accennano a diminuire tra le donne più giovani. Questo fenomeno riflette il progressivo
rinvio della maternità, che sembra peggiorare con il passare del tempo, cambiando anche la composizione della famiglia. Il risultato è un forte calo della fecondità sotto i 30 anni, che viene solo in parte compensato da un aumento in età più avanzata. Il continuo rinvio spesso si traduce nella
rinuncia ad avere figli. Il numero medio di figli per donna (TFT) è tornato ai livelli del 2001, con un'età media al parto in continuo aumento. Questi dati dimostrano che la tendenza alla riduzione della fecondità tra le donne più giovani e il rinvio della maternità sono trend persistenti che meritano ulteriori analisi e azioni per garantire un futuro sostenibile.
Donne italiane e fertilità: un minimo storico preoccupante
Calano le nascite da genitori di nazionalità diverse
Nel 2021, si è registrata una
riduzione significativa delle nascite da genitori stranieri in Italia. Sono stati iscritti all'anagrafe per nascita 85.878 bambini con almeno un genitore straniero, pari al 21,5% del totale, segnando una diminuzione di 21,4mila unità rispetto al 2012. La flessione riguarda principalmente i nati da genitori entrambi stranieri, che nel 2021 sono stati 56.926 (14,2%), con un calo di
23mila unità rispetto al 2012. Le comunità straniere più rappresentate tra i neonati sono quelle rumene, marocchine, albanesi e nigeriane. Il declino può essere attribuito a fattori strutturali, alla dinamica migratoria e ai progetti migratori delle famiglie. In particolare, l'evoluzione demografica e l'instabilità economica possono aver influito sulle decisioni riguardanti
la formazione delle famiglie e la procreazione, portando a una diminuzione del numero di nascite tra i genitori di nazionalità diverse.
La riduzione dei nati totali osservata nel 2020 (-3,6% rispetto al 2019) è solo parzialmente attribuibile agli effetti della pandemia
In discesa matrimoni e nati da figli coniugati
In Italia, dove circa il 60% delle nascite avviene
all'interno del matrimonio, la diminuzione dei nati è in parte dovuta al
calo dei matrimoni. Nel 2014, si è registrato un minimo storico con 189.765 nozze celebrate, circa 57 mila in meno rispetto al 2008. Successivamente, il numero di matrimoni è lievemente aumentato, superando le 200 mila celebrazioni nel 2016. Tuttavia, dopo una fase di assestamento, il numero dei matrimoni ha ripreso a calare fino a dimezzarsi nell'anno della pandemia, con
96.841 nozze nel 2020. In un contesto di nascite in diminuzione,
le nascite fuori dal matrimonio sono aumentate di 47 mila unità rispetto al 2008, raggiungendo i 160 mila nati da genitori non coniugati nel 2021. Il peso relativo di queste nascite continua a crescere, arrivando al 39,9%. L'incidenza è minore per i nati da genitori entrambi stranieri (26,5%) e maggiore nel caso di coppie di genitori entrambi italiani (43,0%).
Il caso della provincia autonoma di Bolzano
L'eccezione: la Provincia Autonoma di Bolzano
La Provincia Autonoma di Bolzano si distingue dal resto d'Italia per la su
a fecondità più elevata rispetto alla media nazionale e per un andamento demografico in crescita. Questo trend positivo si è manifestato sia durante gli anni di recessione economica a partire dal 2010, sia nell'ultimo anno rispetto al 2020, rappresentando
un esempio virtuoso di contrasto alla tendenza decrescente osservata nel resto del Paese. Nel 2021, la Provincia Autonoma di Bolzano ha evidenziato
un tasso medio di figli per donna di 1,72, notevolmente superiore alla media italiana di 1,25 e in aumento dal 2003. Mentre l'Italia sperimenta un crollo della fecondità del primo ordine, nella Provincia Autonoma di Bolzano si osserva una fecondità riferita ai
primi figli in aumento, superando decisamente il valore medio nazionale. Nel 2021, infatti, la provincia presenta un numero medio di primi figli per donna pari a 0,74, rispetto allo 0,59 della media nazionale.