"L'inverno demografico rischia di diventare un
inferno demografico". Poche ore prima aveva recitato il giuramento al Quirinale, diventando a tutti gli effetti la neo
ministra alla Famiglia, Natalità e Pari opportunità, un incarico "strategico per il futuro del nostro Paese". Poi
Eugenia Roccella, in
un'intervista al Qn è entrata subito nel merito, sostenendo che "il calo delle nascite in Italia è drammatico" e che "Un Paese che non fa figli è un Paese con meno capacità di innovazione, meno energia, meno speranza nel futuro, meno solidarietà tra le generazioni, l'immigrazione non basta a colmare questo vuoto". Fin qui, insomma, nulla di nuovo. Sono i dati a certificare in Italia il
record negativo dei nuovi nati, che quest’anno – stando alle previsioni degli esperti – scenderanno a sole 385 mila unità, cifra più bassa mai attestata. E un numero addirittura peggiore di quello dell'anno scorso, quando i parti erano stati appena 399 mila. Una situazione sicuramente preoccupante, che ci pone tra i peggiori Stati anche a livello europeo. E ancora, la ministra Roccella sottolinea che "Avere un figlio può essere un
percorso a ostacoli, qualcosa che è visto come impedimento al lavoro e alla realizzazione di sé". Anche in questo caso, effettivamente, i problemi nel rapporto tra maternità e lavoro sono reali.
Basta slogan femministi, promuoviamo la maternità
Un cartello femminista durante le manifestazioni pro-aborto negli anni'70
Poi però dichiara: "Noi vogliamo rovesciare questa prospettiva con i fatti", e sembra rivolgersi direttamente a chi teme ora un arretramento nella tutela dell'interruzione volontaria di gravidanza. "Nessuno ha
mai parlato di togliere diritti, ma semmai di ampliarli. Nessuno a sinistra si accorge che il vecchio
slogan femminista '
maternità come libera scelta' è totalmente
disatteso", prosegue, definendo le critiche delle ultime ore "attacchi puramente strumentali". Nessun cambiamento in arrivo sulla
194, assicura infatti Roccella, perché "Le politiche sull' aborto non hanno nessun contatto con quelle per la natalità.
Diminuire il numero di interruzioni di gravidanza non serve ad aumentare il numero di nati". La legge che tutela le IVG "non è attaccata dalla destra, ma dalla sinistra che vorrebbe smontarla", accusa ancora. "
Si vuole arrivare all'aborto a domicilio, con la pillola
Ru486, abolendo l'obiezione di coscienza e l'obbligo di legge di eseguire gli interventi in strutture pubbliche". Ecco dunque che così facendo la 68enne bolognese torna a incalzare un dibattito mai davvero sopito.
Bonino: "Continuiamo a lottare per i diritti civili!"
In effetti il ferro dove continua a battere il martello dello scontro tra maggioranza e opposizione, proprio la legge 194, è ben caldo. "Da ex compagna di strada, Roccella si esprime adesso
come Giorgia Meloni - evidenza
Emma Bonino, leader di Più Europa, in un'intervista a Repubblica -. Io sono preoccupata per i
diritti civili, per lo
ius scholae, per il
matrimonio egualitario, per fine vita e eutanasia, per la legge contro l'
omotransfobia, per il
suicidio assistito. L'impostazione di Roccella
non è solo conservatrice: è reazionaria - aggiunge -. Perciò bisogna continuare a lottare". "Il mondo femminile è molto variegato: c'è chi parla di diritto all'aborto e chi di scelta di maternità responsabile. Ma le diversità sono una ricchezza. Dice la signora Roccella che
l'aborto non è un diritto, ma la lotta all'aborto clandestino lo è - conclude Bonino -. E mi auguro che questo Roccella se lo ricordi come memoria della sua formazione".
La replica della Roccella: "L'aborto un male necessario, disperata via di fuga"
Manifestazione a favore della legge 194 a Roma, in una immagine di archivio (ANSA)
Giorgia Meloni "ha ripetuto fino alla nausea che
non vuole cambiare la legge sull'aborto, e io non solo non ho nessuna volontà di farlo, ma non ne avrei nemmeno il potere, visto che dell'applicazione della legge 194 si occupa il ministero della Salute insieme alle Regioni" ribatte in una lettera a La Stampa la ministra della Famiglia, della Natalità e delle Pari Opportunità Eugenia Roccella. Tra le critiche al disegno di legge Gasparri, alle proposte avanzate anche a livello locale da politici di centro-destra, le lettere in prima serata da personaggi di spettacolo e le polemiche che si alzano a più riprese da esponenti politici e attivisti, non si parlava così tanto di aborto da circa 40 anni. Da quelle
battaglie negli anni '70 condotte anche dalla ministra, di cui secondo lei "nessuno ha più memoria, e se oggi si parla di aborto è solo per usarlo come
arma contundente e impropria contro un governo che non è di sinistra e non è nemmeno tecnico (un peccato assai grave), e bisogna agitare lo spauracchio dell'attacco ai diritti delle donne". La verità è complessa, "Non ho rinnegato proprio nulla - aggiunge -. Anche allora
l'aborto non era la nostra massima aspirazione, ma
un male necessario, per non essere schiacciate in un ruolo che chiudeva le donne in una gabbia di oppressione e subalternità. Al di là del clima gioioso che c'è sempre nelle manifestazioni, l'aborto non era vissuto come una rivendicazione orgogliosa, piuttosto come
una disperata via di fuga, non un diritto, ma un potere iscritto nel corpo. Non è al Mld (Movimento di liberazione della donna) che ho imparato che l'aborto
non è un diritto, ma attraverso il femminismo della differenza". Insomma quando si dice che la pezza è peggio del buco. Ecco l'esempio.