Il 13,2% del totale. Qualcosa come
80mila persone all’anno. E’ il numero dei
decessi causati dall’
inquinamento atmosferico nel nostro Paese. Un triste primato per l’
Italia che ci colloca al quarto posto assoluto nella assai poco invidiabile classifica delle morti provocate dallo
smog. Solo Cipro (16,9%),
Malta (14%) e
Polonia (13,3%) presentano percentuali maggiori.
Combustibili fossili: la principale fonte di inquinamento da particolato
Il rapporto che condanna la popolazione urbana dell'Ue
I dati sono contenuti nel rapporto
"Zero pollution" dell'Agenzia Ue per l'Ambiente (Aea) presentato dal commissario Ue all'ambiente
Virginijus Sinkevicius, che si inquadra all’interno dell’omonimo progetto dell’Unione Europea volto a centrare uno degli obiettivi del
Green Deal dell’Europa. Secondo l’analisi dell’AEA, nel 2020, il 96% della popolazione urbana dell’UE è stata esposta a concentrazioni di
particolato fine superiori al livello guida dell’OMS di 5 microgrammi per metro cubo (µg/m3) di aria e almeno 238.000 persone sono morte prematuramente a causa dell’
esposizione all’inquinamento da PM 2,5, mentre l’inquinamento da biossido di azoto ha portato a 49.000 morti e quello da ozono ad altri 24.000. La principale fonte di inquinamento da particolato in Europa proviene dai
combustibili fossili nel settore
residenziale, commerciale e istituzionale. In particolare, le emissioni per il riscaldamento degli edifici sono state responsabili del 44% delle emissioni di PM 10 e del 58% di PM 2,5. L’agricoltura è stata responsabile della stragrande maggioranza (94%) delle emissioni di ammoniaca e di oltre la metà (56%) di quelle di metano. Mentre per gli ossidi di azoto, le fonti principali sono state il trasporto su strada (37%), l’agricoltura (19%) e l’industria (15%).
L'inquinamento sta danneggiando anche la biodiversità. Non a caso, nel 2020, il 59% delle aree forestali è stato esposto a livelli dannosi di ozono troposferico
La luce in fondo al tunnel: le emissioni stanno diminuendo
L’inquinamento atmosferico danneggia anche la
biodiversità, le colture agricole e le
foreste, causando gravi perdite economiche. In particolare, secondo l’analisi dell’AEA, nel 2020, in Europa il 59% delle aree forestali e il 6% dei terreni agricoli sono stati esposti a livelli dannosi di ozono troposferico. Le
perdite economiche dovute agli impatti dell’'inquinante sui raccolti di grano sono state pari a circa 1,4 miliardi di euro in 35 paesi europei nel 2019, con le maggiori perdite registrate in Francia, Germania, Polonia e Turchia. Per quanto riguarda la salute dell’uomo, oltre alla morte prematura, l’
inquinamento atmosferico provoca numerosi problemi e aumenta considerevolmente i costi nel settore sanitario. Ad esempio, nel 2019, in 30 paesi europei, l’esposizione al PM 2,5 ha portato a 175.702 anni vissuti con disabilità (YLD) a causa di broncopneumopatia cronica. Alcuni
segnali positivi tuttavia cominciano a cogliersi. Nel complesso, le
emissioni di tutti i principali inquinanti atmosferici nell’UE hanno continuato a diminuire nel 2020. Questa è la tendenza, osserva l’analisi dell’EEA, che sta continuando dal 2005, nonostante il notevole aumento del prodotto interno lordo (PIL) dell’UE nel periodo 2005-2020. Durante lo stesso lasso di tempo il numero di decessi precoci dovuti all’esposizione al PM 2,5 è diminuito del 45% e se questa tendenza continuasse, dovrebbe raggiungere l’obiettivo del piano d’azione per l’
inquinamento zero, che prevederebbe una riduzione del 55% delle morti premature entro il 2030.