Undressed: la campagna che invita a spogliarsi dei pregiudizi sulla psicoterapia

A promuoverla nel mese dedicato al benessere della salute mentale è Unobravo. La Ceo Daniela De Stefano: “In Italia i temi legati alla salute mentale sono avvolti dal tabù"

di CATERINA CECCUTI
27 maggio 2023
Il bonus psicologo, voucher fino a 600 euro, potrà essere richiesto su un portale attivato dall'Inps

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Undressed, come a dire "spogliati". Non dei vestiti, s'intende, piuttosto delle non poche barriere mentali che impediscono ad ognuno di noi di dare voce a pensieri intimi, stati d’animo, emozioni. "Liberarsi dei pregiudizi è il primo passo per prendersi cura del proprio benessere psicologico", secondo gli organizzatori della campagna di comunicazione - chiamata Undressed, appunto - che sta animando con una serie di iniziative tutto il maggio milanese, ossia il mese dedicato alla consapevolezza della salute mentale, in un crescendo di azioni e interazioni con il pubblico. L'iniziativa infatti si svolge in più tappe, tra animazioni sui social, installazioni fisiche e un evento conclusivo che ha l’obiettivo di catturare l’attenzione e stimolare la curiosità rispetto ad una tematica importante. Ad organizzare la campagna è stato Unobravo, servizio di psicologia online che offre percorsi per il raggiungimento del benessere psicologico e della crescita personale.

La campagna Undressed di Unobravo: le tappe

Il primo step della campagna si è svolto l’8 maggio, con l’apparizione di undressedexperience.it, una pagina web non brandizzata su cui capeggia la scritta "I pregiudizi sono barriere di cui spogliarsi. Il percorso verso il benessere psicologico inizia da qui”. Sempre sulla landing page anche un invito - con tanto di countdown - a recarsi in Largo La Foppa a Milano, il 27 e 28 maggio, per prendere parte a un misterioso evento durante il quale "mettersi a nudo”.
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La seconda tappa della campagna di Unobravo

Il 22 maggio il secondo step: Milano si è svegliata invasa da 900 grucce disseminate in alcune delle vie e piazze più iconiche del capoluogo lombardo. Appesa ad ognuna di esse una t-shirt: "Attraverso ciascuna maglietta - commentano gli organizzatori - abbiamo dato voce a un cliché sulla terapia psicologica. Oltre 20 messaggi diversi, a rappresentare molti di quei pregiudizi che, ancora troppo spesso, frenano le persone ad intraprendere un percorso psicologico e a prendersi cura del proprio benessere mentale". La guerrilla di grucce - animata da frasi come "Mi ascolta solo perché lo pago", "Se mi apro, chissà cosa scopro" o, ancora, "Ma figurati, non sono mica matto!" - è un invito collettivo a spogliarsi dei pregiudizi e abbattere lo stigma che, tutt’oggi, circonda il tema della salute mentale e il ricorso alla psicoterapia, affinché sempre più persone inizino a prendersi cura di sé e a coltivare il proprio benessere psicologico.

Il confessionale

Preludio del terzo momento della campagna, quello più importante: dopo essersi liberati dai pregiudizi, è tempo di compiere il primo passo verso il benessere mentale dando voce ai propri pensieri più intimi, quelli che spesso, per pudore, vergogna o paura di essere giudicati, non si ha il coraggio di esprimere e condividere. Durante la fase di unveiling, il messaggio di sensibilizzazione collettivo diventa individuale, intimo e va a concretizzarsi in un’esperienza che ciascuno può vivere in prima persona.
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Cresce il malessere esistenziale tra i giovani, le ragazze le più colpite. Con la campagna i terapisti invitano a mettersi a nudo

Unobravo finalmente esce allo scoperto dando il benvenuto al pubblico nella sua Undressed Experience: un ambiente protetto, accogliente e insonorizzato, dove chiunque può liberare i propri pensieri, stati d’animo ed emozioni. Un vero e proprio "confessionale" posizionato in Largo La Foppa nelle giornate del 27 e 28 maggio”. Ad accogliere i visitatori ci saranno i terapeuti, che avranno il compito di guidare ciascun partecipante e incoraggiarlo a entrare nella stanza per mettersi a nudo. A tutti coloro che entreranno nella room verrà infatti data l’opportunità di registrare, in forma anonima, un audio della durata di 1 minuto e compiere, così, il primo passo verso il proprio benessere psicologico. “Nel messaggio, ciascuno potrà esprimere ciò che desidera o sente in quel momento: parlare di un particolare stato emotivo, di una paura o di un disagio, dare forma a un pensiero intimo, liberarsi di un peso, dare voce a un sentimento o condividere un’emozione”.

La salute mentale è ancora un tabù

Abbiamo incontrato la dottoressa Daniela De Stefano, CEO & Founder di Unobravo, per capire perché, nel 2023, andare dallo psicologo sia ancora considerato quasi un tabù in Italia: “Tutt'oggi, in Italia, i temi legati alla salute mentale sono avvolti dal tabù e dai pregiudizi. Lo stigma è, purtroppo, fortemente radicato nella nostra società e nella nostra cultura e ciò fa sì che questi argomenti vengano spesso evitati o trattati con vergogna e imbarazzo. Anche il ricorso allo psicologo è un tema di cui si parla ancora troppo poco. Ancora nel 2023, la terapia viene di frequente associata alla cura di gravi disturbi e patologie, quando, invece, è uno strumento prezioso per conoscersi meglio e prendersi cura di sé. Per questo molte persone, nonostante vivano una situazione di malessere e sofferenza, esitano a richiedere aiuto e aspettano di raggiungere il limite massimo di sopportazione prima di rivolgersi ad un professionista.
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La Ceo di Unobravo Daniela De Stefano

Rispetto ad altri Paesi europei, in Italia non c’è ancora una vera e propria visione olistica del benessere. C’è scarsa consapevolezza dell'importanza di prendersi cura della propria salute mentale e mancano politiche di prevenzione adeguate ed efficaci. Inoltre, nel nostro Paese persiste ancora una mentalità machista, soprattutto tra gli uomini, che fa sì che le persone provino vergogna o credano sia sbagliato mostrarsi fragili e vulnerabili. C’è, poi, molta paura di ammettere le proprie difficoltà per pudore e timore del giudizio altrui. Dalla mia esperienza personale, ho notato che nei Paesi anglosassoni l'approccio verso questi temi è molto diverso. Quando ero nel Regno Unito, c’erano vere e proprie campagne di sensibilizzazione per incoraggiare le persone a segnalare eventuali disagi e a chiedere aiuto, con onestà e senza vergogna. Per abbattere definitivamente lo stigma e normalizzare l'accesso alla terapia, è fondamentale portare l'attenzione su questi temi e non perdere mai occasione di informare, sensibilizzare ed educare. Solo così sarà possibile creare anche in Italia una cultura del benessere a 360°, che si focalizzi in egual misura sia sul corpo che sulla mente”. L’istinto culturale a non mostrare le nostre debolezze resiste anche nella nostra epoca, nonostante i messaggi di inclusione spopolino in rete e sui social. Da cosa dipende? Può farci un identikit delle persone che mostrano più resistenza nell'intraprendere un percorso psicologico? “Fino a pochi anni fa, la salute mentale era un argomento su cui non era possibile discutere liberamente. Questo retaggio culturale è, purtroppo, molto difficile da sradicare completamente e fa sì che, tutt’oggi, molte persone non si sentano ancora completamente a proprio agio nell’affrontare questo tema o nel parlare apertamente di sé, mostrando anche le proprie debolezze. Negli ultimi anni stiamo, però, assistendo ad una crescita dell’attenzione pubblica verso i temi di salute mentale: ci sono più momenti di dialogo sull’argomento, lo stigma si sta pian piano dissolvendo e le persone sono più inclini alla libera espressione e aperte al ricorso alla terapia. I giovani, soprattutto la Gen Z, sono più sensibili verso le tematiche di salute mentale rispetto alle generazioni precedenti, si mostrano più aperti al confronto e al dialogo, sono meno influenzati dai pregiudizi e, per questo, più capaci di esprimere i propri pensieri, emozioni e stati d'animo.
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La Gen Z si dimostra la più sensibile al 'richiamo' dell'aiuto psicologico

I giovani hanno anche capito, più dei loro genitori e nonni, di quanto sia importante prendersi cura di sé e della propria salute mentale e quanto giovamento si possa trarre dall’intraprendere un percorso sotto la guida di un professionista. Nonostante questi segnali molto positivi, è, però, importante sottolineare quanto ci sia ancora molto da fare affinché la nostra società possa dirsi davvero libera dallo stigma e dai cliché. Infatti, se, da un lato, sono sempre di più le persone che decidono di rivolgersi allo psicologo, dall’altro, ce ne sono ancora molte che guardano con sospetto alla psicoterapia e alla figura del terapeuta. Gli adulti e gli anziani sono solitamente più restii rispetto ai giovani a causa dell’educazione ricevuta o perché faticano a comprendere, assimilare e accogliere pienamente una pratica diffusasi solo in tempi recenti, quale è quella del ricorso allo psicologo. Oltre all’età, anche il genere sembra influenzare una maggiore o minore apertura alla terapia. Ad esempio, abbiamo potuto notare come gli uomini mostrino più riluttanza rispetto alle donne nel cercare supporto psicologico. Le norme culturali che promuovono la mascolinità tradizionale e associano la ricerca di un supporto emotivo alla debolezza e alla fragilità sono sicuramente tra i motivi per cui la terapia risulta essere più sdoganata tra la popolazione femminile che tra quella maschile. La resistenza nel cercare un percorso psicologico può essere influenzata da una moltitudine di fattori culturali, sociali e personali. Superare questi ostacoli richiede sforzi continui atti ad educare la società sull'importanza della salute mentale, sfatare i pregiudizi e creare un ambiente sicuro e accogliente in cui le persone si sentano a proprio agio nel cercare aiuto. Crediamo e ci auspichiamo che, con il passare degli anni, possa esserci una sempre maggiore accettazione della terapia psicologica, così che tutti possano finalmente beneficiare di un adeguato supporto e raggiungere un maggiore benessere mentale”.
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La guerriglia di grucce per la seconda tappa di Undressed

Com’è cambiata la situazione nel post pandemia? “Nel periodo post-pandemia, si è assistito ad un significativo aumento della consapevolezza circa l'importanza del prendersi cura del proprio benessere psicologico. Le esperienze che ciascuno di noi ha vissuto durante la crisi sanitaria e i lockdown hanno dato vita a una serie di emozioni complesse, come ansia, paura e solitudine, che hanno spinto molte persone a riflettere sul proprio stato emotivo e sulla propria salute mentale. Il senso di incertezza e di instabilità generato dalla pandemia ha, però, anche alimentato in alcuni il timore di affrontare l'introspezione, esplorando le proprie emozioni e i propri pensieri più profondi. Il Covid-19 ha generato reazioni molto diverse tra loro nelle persone e differenti meccanismi di coping. I giovani sembrano essere molto più propensi degli adulti all'esplorazione di sé. Cresciute in un'epoca in cui la salute mentale è stata maggiormente oggetto di discussione rispetto al passato, le nuove generazioni sono più aperte al dialogo e all'accettazione delle proprie emozioni e vulnerabilità. Negli ultimi anni, complici anche la pandemia e l'introduzione del Bonus Psicologo, sono sempre di più persone che hanno intrapreso un percorso di psicoterapia. Gli psicologi svolgono, infatti, un ruolo cruciale nell'offrire sostegno, strumenti e spazi di dialogo grazie a cui facilitare il processo di scoperta personale e di cura della salute mentale.
Il bonus sarà erogato fino ad esaurimento delle risorse a disposizione

Il bonus sarà erogato fino ad esaurimento delle risorse a disposizione

Un’indagine che abbiamo condotto di recente con YouGov ha confermato questa maggiore apertura verso la terapia: l’89% degli intervistati ha affermato di essere aperto ad andare da uno psicologo o psicoterapeuta e, tra questi, 4 persone su 10 hanno dichiarato di star seguendo un percorso di terapia o di averlo già concluso”. Si continua a credere che i problemi mentali non esistano o che possano essere facilmente risolti con forza di volontà, passeggiate all'aperto e tenendo la mente occupata. Ma nella pratica, come distinguere i ‘momenti no’ da qualcosa di più serio? “Scegliere di intraprendere un percorso con un professionista è, prima di tutto, un atto di amore verso sé stessi. La terapia non è indicata solo per coloro affetti da gravi disturbi, patologie o difficoltà grandi e palesi. Al contrario, è per tutti e dovrebbe essere vista come una risorsa da chiunque si trovi a provare una sensazione di disagio e senta la necessità di un aiuto esterno per liberarsene. A tutti noi può essere capitato di sentirsi bloccati, di pensare che alcune sfide della vita fossero insormontabili o di soffrire di ansia, stress, preoccupazioni, paure o sbalzi d'umore. Se queste sensazioni o difficoltà persistono, nonostante i nostri sforzi per superarle, può essere opportuno cercare un supporto esterno. Rivolgersi a uno psicologo non è un segno di debolezza o fallimento personale, ma un gesto di cura verso sé stessi. Così come è considerato normale rivolgersi al medico per guarire da un problema fisico, allo stesso modo ci si dovrebbe rivolgere ad un professionista della salute mentale per stare meglio a livello psicologico. La terapia è uno strumento prezioso non solo per superare momenti difficili, ma anche per approfondire la conoscenza di sé, sviluppare più consapevolezza e nutrire la propria autostima. Indipendentemente dal motivo che ci spinge a cercare uno psicologo, un percorso terapeutico può contribuire positivamente al nostro benessere mentale, fisico ed emotivo”. L’obiettivo della vostra campagna è sollecitare il desiderio di fare un percorso di miglioramento di se stessi. Ci spiega perché rivolgersi a uno psicologo può cambiare la vita?

Il benessere psicologico al centro della campagna per il mese della salute mentale

"Anche quest’anno, in occasione del mese dedicato alla salute mentale, noi di Unobravo desideriamo porre l'attenzione sull'importanza del prendersi cura del proprio benessere psicologico. Con la campagna Undressed, un'iniziativa multi-canale che si snoda durante tutto il mese di maggio, desideriamo dare ancora più slancio alla nostra missione e amplificare questo messaggio, contribuendo, così, a normalizzare l'accesso alla terapia e a renderla più inclusiva e accessibile. Attraverso questa azione di sensibilizzazione collettiva, vogliamo renderci parte attiva di una rivoluzione gentile e contribuire a creare un mondo in cui il benessere psicologico possa essere messo al centro da ciascun individuo e da tutta la società. Crediamo fermamente che il primo passo per acquisire una maggiore consapevolezza di sé sia liberarsi dei pregiudizi. Solo rompendo le barriere e i cliché possiamo essere più consapevoli di noi stessi. È da questa presa di coscienza che prende il via il percorso verso il benessere psicologico. Una volta fatto questo primo passo, si è finalmente pronti per trovare il coraggio di 'mettersi a nudo', dando voce ai propri pensieri più intimi, emozioni e stati d’animo, senza vergogna o paura del giudizio. Attraverso questa iniziativa speriamo di poter incoraggiare sempre più persone a prendersi cura del proprio benessere psicologico e ad avvicinarsi alla psicoterapia. Spesso si parla di salute mentale e terapia in relazione a situazioni traumatiche o a gravi difficoltà relazionali, ma sono ancora pochi a parlare apertamente della propria esperienza mettendone in luce tutti i reali benefici. È un percorso che richiede impegno e determinazione, ma permette di scoprire parti di sé stessi che non si conoscevano prima e di riconoscere pattern comportamentali disfunzionali che ancora non erano stati individuati. La terapia può essere molto utile per accettarsi, permettendoci di stare meglio sia con noi stessi che con gli altri".