Il Bolshoi di Mosca censura un balletto: “Fa propaganda Lgbt“

Accusato di propaganda di valori sessuali non tradizionali, il pezzo è dedicato al ballerino sovietico dichiaratamente omosessuale Rudolf Nureyev

di LETIZIA CINI -
19 aprile 2023
Il Bolshoi di Mosca censura un balletto: “Fa propaganda Lgbt“

Il Bolshoi di Mosca censura un balletto: “Fa propaganda Lgbt“

Censura a Mosca. Il famoso Teatro Bolshoi della capitale della Russia ha annunciato oggi di ritirare dal suo repertorio il balletto Nureev, diretto da Kirill Serebrennikov, accusato di "propaganda di valori sessuali non tradizionali".
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Il famoso Teatro Bolshoi della capitale della Russia ha annunciato oggi di ritirare dal suo repertorio il balletto Nureev, diretto da Kirill Serebrennikov

La scelta del Teatro Bolshoi

Questo pezzo dedicato al ballerino sovietico Rudolf Nureyev aveva già suscitato le ire delle autorità russe al momento della sua prima nel 2017, quando Serebrennikov fu preso di mira per appropriazione indebita. È stato messo in scena l’ultima volta nel gennaio 2021, più di un anno prima dell’inizio dell’offensiva russa in Ucraina, secondo il famoso teatro moscovita .

La motivazione

"Lo spettacolo di Nureyev è stato ritirato dal repertorio a causa della legge (...) sulla propaganda dei valori non tradizionali", ha spiegato il direttore di questo teatro, Vladimir Ourine, citato dal suo servizio stampa. Alla fine del 2022, la Russia ha inasprito la sua legislazione anti-Lgbt, adottata nel 2013: inizialmente vietava la "propaganda" tra i minori, ora invece vieta «la promozione di rapporti sessuali non tradizionali» tra tutti nei media, su Internet, nei libri, film e altre produzioni culturali.

Una stella di nome Rudolf Nureyev: chi era

Direttore del Balletto dell’Opera di Parigi dal 1983 al 1989, Rudolf Nureyev ha segnato la storia della danza con le sue coreografie. Non aveva mai fatto mistero della sua omosessualità. Proprio lo scorso 6 gennaio l’anniversario della morte di uno dei più grandi artisti di tutti i tempi: sono infatti 30 anni dalla scomparsa del grande ballerino russo Rudolf Nureyev, il celebre ballerino che ha segnato il confine tra il passato e il presente della danza. Ma Nureyev in teatro non fu solo ballerino, ebbe anche altre carriere che non avranno raggiunto lo stesso successo, ma in cui comunque eccelse: fu anche coreografo, attore, direttore artistico teatrale e infine direttore d’orchestra.

Franz Moser ricorda Nureyev

Rudolf Nureyev è stato un famosissimo ballerino russo scomparso il 6 gennaio 1993
A raccontare questo personaggio straordinario su Luce! nell'articolo di Carlo Casini, è stato uno dei suoi più cari amici: Franz Moser, avvocato e regista austro-olandese, che da quasi vent’anni anni vive in Toscana, di cui la metà sulle colline di Scandicci. Moser ne fu il manager proprio in questa sua ultima, breve e più sconosciuta carriera. Si conobbero due anni prima della sua morte, nel gennaio del 1991, quando Wilhelm Hübner, presidente dei Wiener Philharmoniker si recò da Moser, che aveva fondato nell’85 la Wiener Residenz Orchester, con una proposta: “Mi disse che c’era un celebre personaggio che gli aveva chiesto di dirigere i suoi Wiener Philharmoniker, ma Wilhem aveva dovuto dire di no – ricorda –. Così aveva pensato alla mia orchestra. Quando gli chiesi chi era e mi rispose ‘Rudolf Nureyev’, mi emozionai: avevo visto per la prima volta Nureyev nel 1968, avevo dodici anni". "Ero con mia madre alla Wiener Staatsoper - prosegue - e rimasi incantato nel vederlo ballare con Paolo Bortoluzzi; ricordo ancora le mani rosse e bollenti che avevo uscendo da teatro, lo avevamo applaudito per 45 minuti". "Cosa incredibile – prosegue Moser – , è la coincidenza che ci fu tra questo inizio e la sua fine: vissero esattamente gli stessi anni. Bortoluzzi era nato il 17 maggio 1938 ed è morto 15 ottobre 1993, Rudolf è nato il 17 Marzo 1938, morto il 6 Gennaio 1993. Finalmente, due mesi dopo, ci conoscemmo". "Lo ricordo ancora scendere le scale del magnifico teatro barocco, tutto vestito in verde in abiti Missoni, aveva un mantello elegante e maestoso, con passi nobili e plastici - le sue parole - : ebbi la sensazione di veder scendere un re. Appena ci stringemmo la mano, sentì calore ed energia pervadermi il corpo: capii subito che tra noi sarebbe nato qualcosa di grande”.

Grande fino alla fine: “Io fregherò l’Aids”

Rudolf Nureyev conobbe, nel corso della sua vita, anche la povertà e la fame (Foto Barbaglia)
Si dimostrò comunque grande, fino alla fine: “Sembrava fregarsene di quella infezione che non gli lasciò scampo: ‘Aids wonna fuck me, I’m gonna fuck Aids‘ (l’Aids mi vuole fregare, ma io fregherò l’Aids), diceva. Pareva molto presuntuoso, ma dentro aveva paura – lo descrive Moser – tuttavia sul palco non mostrò mai debolezza. A Deauville, nei camerini, Rudolf era debolissimo, ma nel momento in cui vide i fotografi, fu pervaso da una forza incredibile, si dimostrò il re del palcoscenico come sempre". "Quando uscì, febbricitante, svenne tra le mie braccia - sospira - . Solo oggi si capisce come era grande lui, erano grandi anche tanti altri artisti, sapevano fare delle cose straordinarie, non personaggi creati da social, influencer, celebri per fare il nulla, solo rumore e storiette". "Mi è stato permesso di dare una mano a Rudolf a realizzare un suo sogno, dirigere un’orchestra, che per lui valeva tanto ma voleva anche dire di essere ‘messo sulla croce per la quinta volta’ dalla critica: già era successo come ballerino, coreografo, attore nel film ‘Rodolfo Valentino‘ di Tschaikovsky e nel musical ‘The King and I‘; poi finalmente, direttore d’orchestra”. Nessuno in due anni può diventare un maestro d’orchestra, ma Nureyev era straordinario e ci riuscì. “Erano duri gli ultimi giorni di quest’uomo straordinario con una forza sovrumana che gli impediva di morire, di lasciare il mondo – ricorda ancora visibilmente commosso –. Quella forza che lo aveva portato all’apice del mondo del balletto, che lo faceva uscire dopo una serata di ballo, andando nei locali la notte e tornare direttamente alla prova la mattina seguente alle 10. Tutti gli altri andavano al letto subito, come mi disse il primo ballerino della Staatsoper di Vienna, Michael Birkmeyer, ma Rudolf, mai!". "Non dimentichiamo, Rudolf era un tartaro, il popolo da cui veniva scelto il corpo di guardia dello Zar. I tartari erano famosi per non essere mai sconfitti, per combattere fino alla fine! - sottolinea - .“È stato sepolto poco fuori Parigi, nel cimitero ortodosso di Sainte-Geneviève-des-Bois, con il frac che gli feci fare dal più bravo sarto di Vienna per le sue apparizioni come maestro d’orchestra e che io stesso gli infilavo". "Si fece sempre vestire da me, perché mettersi un frac è una impresa – puntualizza ancora – , con tutti bottoni della camicia, il gilet, la giacca strettissima, il fiocco, le scarpe laccante. La sua tomba è un’opera splendida e commovente, capolavoro della maestria italiana: sopra vi è la scultura a mosaico di un kilim, un tappeto orientale che amava moltissimo, è stata progettata dallo scenografo Ezio Frigerio e realizzata dallo Studio Akomena di Ravenna”.
Rudolf Nureyev nei panni di direttore d’orchestra
“Al suo funerale, oltre a moltissimi personaggi famosi da tutto il mondo, c’era anche una delegazione di Vienna. Nureyev infatti fine è morto come austriaco, un fatto che mi rende orgoglioso. Fu Hübner, insieme con il dottor Brunner, direttore del balletto della Wiener Staatsoper, a riuscire a fargli ottenere un passaporto austriaco, perché era senza cittadinanza". "È incredibile che un uomo talmente famoso, fosse un rifugiato senza cittadinanza e passaporto - conclude il racconto - , ma solo un permesso di soggiorno sgualcito di Montecarlo”.