Il padre Gino e la sorella Elena fin da subito hanno fatto un passo avanti, senza sottrarsi a interviste e ospitate in tv, affinché il nome di Giulia Cecchettin non solo non venisse dimenticato, ma diventasse anche emblema di un cambiamento, di una svolta culturale. La loro esposizione è stata addirittura criticata da chi non riusciva - e forse non riesce tuttora - a coglierne il senso per via di una strana convinzione che il vero dolore non possa trasformarsi in qualcosa di costruttivo. Loro hanno sempre sostenuto il contrario. Elena Cecchettin è diventata, all'inizio a sua insaputa e poi consapevolmente, il volto di un movimento che ha scosso il Paese da nord a sud.
Gino, invece, ha scritto un libro, "Cara Giulia", i cui proventi erano destinati alla costruzione di una fondazione con cui avviare un percorso di sensibilizzazione contro la violenza di genere. Le attività della Fondazione Giulia, il cui avvio è previsto proprio in questo periodo, sono progetti di formazione nelle scuole, sostegno a programmi contro la violenza di genere e borse di studio per ragazze che studiano materie scientifiche.