Chi è SAM, da vittima di bullismo a psicologo clinico, musicista affermato e finalista di Mister Italia

Sebastiano Andrea Massaccesi ha saputo trasformare l'esperienza devastante della sua adolescenza in un'occasione di resilienza e accrescimento della propria forza interiore. "Oggi mi dedico ad aiutare i ragazzini che soffrono"

di CATERINA CECCUTI -
9 ottobre 2022
SAM

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"Sebastiano Andrea Massaccesi - in arte SAM - ha 32 anni e vive a Recanati. Occhi verdi, sguardo penetrante, il volto delicato come quello di un angelo. Proprio quel volto, anni fa, ha scatenato la rabbia e l'invidia di alcuni compagni di liceo, che non si sono limitati agli insulti pesanti ma che lo hanno più volte percosso, fino a farlo sanguinare. "Mi aspettavano sotto casa per darmene di santa ragione. Mi chiamavano 'faccia da frocio, femmina', mi dicevano 'vieni qui che ti insegniamo noi come essere un maschio' oppure 'con quella faccia da femmina non riuscirai mai a fare niente nella vita'. Mi offendevano sessualmente, oltre i limiti del sopportabile. Tra i 14 e i 16 anni, almeno una volta ogni due settimane, tornavo a casa in condizioni pessime". Il motivo di tanto accanimento - oltre ai tratti del viso che poi, una volta adulto, hanno fatto la fortuna di SAM come modello – erano i capelli lunghi che portava. Una particolarità ereditata da entrambi i genitori: "La mia è sempre stata una famiglia anticonformista. Mia madre fin da giovanissima era stata una modella, arrivata persino alla finale di Miss Universo. Era cresciuta nel mondo della moda e portava capelli lunghissimi. Mio padre, invece, era il tipico bad boy, guidava una Harley Davidson e portava i capelli annodati in una treccia lunga fino al sedere, tanto che quando guidava era costretto a girarla attorno al collo perché non finisse negli ingranaggi della moto. Per quanto mi riguarda, sono cresciuto con la visione del capello lungo anche negli uomini, per di più da piccolo non ero certo un tipo mascolino, tanto che al ristorante i camerieri chiedevano a mia madre: 'Cosa prende la sua bambina?' Ma i miei non se ne curavano. Mi è sempre stato insegnato a non essere un numero e a non confondermi tra i tanti".

Sebastiano Andrea Massaccesi, in arte SAM

Che cosa ha comportato tutto questo? "Da adolescente è diventato un problema, anche perché al tempo, ossia quando avevo 13-14 anni, non comprendevo a pieno il messaggio dei miei genitori. Ero basso, magrissimo, con questi capelli lunghi e il viso femminile. Il mio aspetto fisico aveva provocato l'emarginazione dai compagni, che invece avrei voluto diventassero miei amici. Inizialmente sopportavo dispiaceri come il non essere mai invitato alle feste o chiamato a giocare durante la ricreazione. Poi però, purtroppo, più mi addentravo nell'adolescenza (penso a quando avevo circa 15 anni) più sono arrivato ad essere bullizzato in maniera vera e propria. Mi dicevano di tutto e me le davano di santa ragione. D'altronde, i miei bulli avevano molte occasioni per infierire su di me, perché li vedevo sia a scuola che fuori: Recanati è un paese molto piccolo".

I tuoi genitori cosa dicevano? "Inizialmente niente, perché io mentivo. Mi vergognavo di me stesso, della mia debolezza rispetto alla forza dei compagni, non volevo deludere mio padre o preoccupare mia madre. Forse, alla fine, pensavo addirittura che avessero ragione perché ero io quello diverso. Poiché amavo andare in mountain bike, davo la colpa alle cadute per giustificare lividi e quant'altro. Una volta però tornai a casa col viso tumefatto, il naso sanguinante, lividi ovunque. Dissi che ero caduto di nuovo dalla bici mentre facevo un off road. Ovviamente non era vero e i miei non mi credettero. Mi incalzarono fino a farmi dire la verità, ed io confessai. Allora cercarono di darmi dei consigli su cosa dire e come difendermi, poi andarono a parlare con la preside della mia scuola. Ma il vero problema, ormai, era dentro di me. Ero io il primo ad essere convinto di essere sbagliato. Un giorno presi il rasoio di mio padre e mi rapai la testa a zero. Ero felicissimo, convinto che, insieme ai capelli, mi sarei liberato anche di tutti i problemi. Quando mostrai a papà quello che avevo fatto, lui inaspettatamente si arrabbiò. Poche volte nella sua vita aveva alzato la voce con me, ma ricordo che in quell'occasione mi sgridò seriamente, dicendomi che ciò che avevo fatto era un gesto contro me stesso, non contro i miei bulli. Solo dopo molti anni ho capito cosa intendesse mio padre e oggi gli do ragione. Il dolore che puoi fare a te stesso quando non ti accetti è superiore a quello che possono farti gli altri. Perché, alla fine, i bulli creano un dolore passeggero, gettano un seme malato dentro di te, un seme che però influirà sul dolore e sul male che potrai auto infliggerti, per il resto della vita. Al tempo ero piccolo per capirlo, ora sono uno psicologo in fase di abilitazione e sono convinto che a quell'età, se non si ha un determinato aiuto, si rischia di venire sopraffatti”.

Cos'è per te il bullismo? "È il seme del male che qualcuno getta nel tuo cuore. È la scintilla che alimenta una fiamma che sarai tu, però, a portare avanti, alimentando un dolore che, se non trattato adeguatamente, diventerà cronico e sarà usato principalmente contro te stesso".

Tu però sei riuscito a gestire il tuo dolore. Oggi sei un giovane uomo fisicamente molto attraente, un batterista affermato e un professionista prossimo all'abilitazione... "Ho incanalato quel dolore in qualcosa di buono, ci sono riuscito, e questo lo devo alle mie molte passioni. Soprattutto due: la musica in primis e il fitness. La musica mi ha salvato la vita molte volte, non solo a 16 anni quando venivo bullizzato, ma tutt'ora. Ho sempre adorato le percussioni. Quando ero ragazzino mi rintanavo dietro quell'ammasso di ferro, rame, pelle e mi scatenavo. Dimenticavo tutto. Tutto il marcio intorno a me. C'erano solo la batteria e il ritmo. D'altronde il ritmo è dappertutto: il semplice battito cardiaco è ritmo, viviamo immersi nel ritmo ed io ho sempre sentito la musica in questo modo. Poi è arrivata anche la passione per il fitness, generata dal 'me insicuro', da quel ragazzino minuscolo e magro che desiderava irrobustirsi. Oggi sono un man physique. Insomma, diciamo che da queste due passioni pian piano è iniziata la ripresa. Dallo sviluppo fisico alla cura di me stesso. I primi complimenti mi fecero capire che avrei potuto cambiare l’opinione che gli altri avevano di me. E ad oggi, di rivincite ne ho prese tantissime. Non solo rivincite a livello fisico, ma anche dal punto di vista psicologico".

Fai parte di un gruppo musicale? "Sì, i Nova, un gruppo costituito 3 anni anni fa. Si tratta di un progetto inedito, facciamo canzoni nostre e siamo già stati in radio. Stiamo crescendo rapidamente e di questo sono felicissimo. Per me rappresenta una valvola di sfogo, dietro alla grancassa, al rullante e ai tom ci passerei la vita".

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Sebastiano Andrea Massaccesi, in arte SAM

È vero che qualche anno fa hai rincontrato uno dei tuoi bulli per caso? "Sì, è successo al mare. Avevo 25 anni. Il mio fisico era già completamente diverso, anche perché ad un certo punto, da bassino che ero, ho avuto un balzo di crescita e sono arrivato a misurare 186 cm. Dopo di che mi sono anche irrobustito. Quella volta, comunque, lui se ne stava dietro al bancone di un bar, era il barman. Io andai a prendermi da bere, fu lui a riconoscermi e a chiamarmi. Al tempo era stato il più feroce dei miei aggressori. “Ehi ciao come stai?” La cosa strana era che io quel ragazzo me lo ricordavo enorme, altissimo, massiccio, spaventoso. Invece ora che lo rivedevo era molto più basso di me. Quando si viene bullizzati, evidentemente, non si ha una concezione realistica della realtà. Al tempo ai miei occhi era così potente, insormontabile. Il male sa essere banale ma grande, e io lo vedevo “più” di quanto non fosse. Comunque, quando lo rividi a 25 anni, come dicevo, mi salutò normalmente. Poi uscì da dietro il bancone, mi si avvicinò e disse “Mi dispiace per tutto quello che forse hai passato in quegli anni. Non sapevo cosa avevo nella testa, ero piccolo, scusami per quello che è successo. Ti ho creato del dolore perché ce l'avevo con te. Questa cosa me la porto dentro da tanti anni, perdonami”. Così mi disse. Ed io, semplicemente, risposi “Sono una persona che dimentica facilmente”, poi aprii la mia bibita e me ne andai via. In quel momento era poco importante per me affrontare un discorso del genere con lui, solo perché si era pentito. Dovessi rincontrarlo oggi, sicuramente reagirei in modo diverso, cercherei di capire e di approfondire con un confronto. A distanza di più di 15 anni, quelle persone non le ringrazio di certo, ma devo ammettere che sono stati uno dei motori che hanno messo in moto ciò che io sono ora. Oltretutto la cosa incredibile è che lui, da adulto, portava i capelli lunghi!".

Ora chi è SAM? "Sono una persona che vuole aiutare gli altri, attraverso al mia esperienza e il mio lavoro. Posso essere motore immobile e orecchio di chi ancora non ha orecchi né motore. È quanto al tempo è mancato a me. I miei, ovviamente, utilizzavano tecniche da genitori, non da professionisti. Ci hanno provato, ma quando sei un ragazzino vittima di bullismo ti servono altri strumenti. Il bullismo, purtroppo, è una piaga molto più diramata e inquinante di quanto si pensi. Chi la subisce ha paura di sentirsi umiliato, non parla con i genitori né con gli amici, si chiude in se stesso con le sue paure. Quello che stiamo vivendo è un periodo storico in cui il bullismo dimostra molte facce ed è molto presente. Basta guardare il Grande Fratello Vip, dove recentemente sono accaduti atti di bullismo in diretta nazionale che hanno causato l'uscita di Marco Bellavia. Il tema è attuale e scottante e persino programmi del genere, paradossalmente, portano all'attenzione pubblica tutto lo schifo della nostra società. Perché il bullismo non è un problema di nicchia, mettiamocelo in testa, ma riguarda tutti quanti".