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Home » Scienze e culture » I cambiamenti climatici spiegati da Provenzale: “Un tempo coccodrilli al Polo nord e ghiacci all’equatore”

I cambiamenti climatici spiegati da Provenzale: “Un tempo coccodrilli al Polo nord e ghiacci all’equatore”

Nel suo libro (in finale al premio Asimov per la letteratura scientifica) il direttore dell’Istituto di Geoscienze e Georisorse del Cnr racconta il lento evolversi del clima e gli effetti della crisi dovuti dall'uomo

Elsa Toppi
6 Novembre 2022
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Un tempo al polo nord sguazzavano beati i coccodrilli. Non ci credete? Eppure è così. Ed è ben spiegato in un libro dal titolo “Coccodrilli al Polo nord e ghiacci all’equatore” (edito da Rizzoli), tra i 6 finalisti del premio Asimov per la letteratura scientifica. L’autore, Antonello Provenzale, direttore dell’Istituto di Geoscienze e Georisorse del Cnr di Pisa, fa chiarezza sulle dinamiche del clima, partendo dalle origini ai giorni nostri. Un tema, questo dei cambiamenti climatici, che anche se fatica ad entrare nell’agenda politica è sempre più attuale e percepito da tutti. Questo perché negli ultimi anni gli effetti della crisi si sono amplificati e il processo ha subito una forte accelerazione.

Antonello Provenzale
Antonello Provenzale, direttore dell’Istituto di Geoscienze e Georisorse del Cnr di Pisa

La terra è un pianeta dinamico

Provenzale in che periodo i coccodrilli sono stati al polo nord?
“Tra i cinquanta e centocinquanta milioni di anni fa le temperature alla superficie della Terra erano molto più alte di oggi, a volte anche di dieci o dodici gradi in più. Non c’era ghiaccio, neppure ai poli, che erano invece coperti da foreste e vegetazione rigogliosa. Ai poli c’erano animali simili ai coccodrilli, e dinosauri che potevano vivere solo in regioni calde. Il clima era molto più violento e piovoso, con grandi tempeste e precipitazioni estremamente intense. Poi, a partire da circa cinquanta milioni di anni fa, il clima si è lentamente raffreddato, diventando via via più simile a quello che abbiamo incontrato noi umani quando ci siamo evoluti”.

La terra tornerà mai così?
“Alcuni ricercatori ritengono che, se continuiamo a bruciare combustibili fossili al ritmo attuale, potremmo spingere il clima verso condizioni simili a quell’antico mondo. Ottimo per lucertole, coccodrilli, insetti e altre bestioline a sangue freddo, assai meno per una popolazione di quasi otto miliardi di persone con infrastrutture fisse e una dipendenza sempre più marcata dall’agricoltura intensiva. Diciamo che il rischio è che, in ogni caso, un cambiamento climatico possa innescare instabilità sociali e geopolitiche globali, ondate di migrazione incontrollata, guerre per l’acqua, insomma porti ad un mondo violento, povero, senza speranza”.

Il nostro pianeta ha quattro miliardi e mezzo di anni. Una bella età, per noi difficile perfino da immaginare. E in tutto questo tempo ha avuto una vita dinamica: è passata dal magma ai ghiacci, dalle eruzioni vulcaniche all’impatto con asteroidi che hanno sconvolto clima ed ecosistemi. Nonostante ciò la vita è sopravvissuta a tutto.

Come ha influito la vita sul clima?
“La vita sulla terra è apparsa quasi subito, almeno tre miliardi e mezzo di anni fa e forse anche prima. E da allora, il clima e gli organismi viventi si sono evoluti insieme, si sono influenzati e modificati reciprocamente e hanno reso la terra un ‘pianeta vivente’. Circa due miliardi e mezzo di anni fa, in seguito all’azione dei cianobatteri fotosintetici, è apparso l’ossigeno che ha cambiato completamente la composizione dell’atmosfera e degli oceani, e ha favorito l’evoluzione di nuovi organismi capaci di utilizzare questo gas per la loro respirazione. Da quel momento, il mondo non è stato più lo stesso. Da sempre gli esseri viventi influenzano il clima: dalle piccole alghe nei mari ai grandi alberi sulla terraferma. Il nostro pianeta sarebbe completamente diverso se non ci fosse la vita”.

Gli effetti dell’impronta umana

emissioni gas serra
Le emissioni di gas serra sono effetti dell’attività umana e danneggiano il Pianeta

C’è poi una specie, che si è autoproclamata sapiens sapiens, che ne ha combinate di tutti i colori…
“È una specie particolare, capace di meraviglie e di nefandezze, di sviluppare arte e scienza e di rendere schiavi i propri simili. Da quando è apparsa, la nostra specie ha iniziato a modificare l’ambiente a proprio vantaggio, come peraltro fanno anche i castori, ad esempio, che trasformano una valle in un lago, costruendo dighe di tronchi. Ma noi siamo capaci di agire molto più in grande. A partire dalla rivoluzione industriale, prima lentamente, poi sempre più rapidamente, abbiamo cambiato la composizione dell’atmosfera con l’emissione di gas serra, abbiamo trasportato enormi quantità di sedimenti da un posto all’altro, inquinato l’ambiente, sterminato centinaia di specie, disboscato e trasformato gli ecosistemi naturali in distese di monocolture. Insomma, ci siamo dati davvero da fare… Ma tutto questo si sta ritorcendo contro di noi, purtroppo”.

La soluzione: tecnologie amiche della natura e una vita e a impatto zero

Cosa dobbiamo fare invertire la rotta?
“Rinsavire. Usare la nostra intelligenza e inventiva per guarire i danni che noi stessi abbiamo provocato. Il progresso che ha generato la rivoluzione industriale e la società in cui viviamo ha portato grandi vantaggi e ha forgiato il mondo attuale, ma è basato su una tecnologia ormai obsoleta. Continuare a bruciare combustibili fossili quando abbiamo il sole, il vento, e molte altre forme di produzione di energia più efficienti, è stupido. Comportarci come se le risorse del pianeta fossero infinite è insensato ed è una ricetta sicura per il disastro. Ritenere di essere “fuori” dalla natura è sbagliato e pericoloso, più per noi che per il pianeta. La soluzione è un progresso tecnologico che sia rispettoso delle regole del mondo naturale di cui siamo parte, che sappia usare le risorse in modo sostenibile e non di rapina, che vada verso una società più giusta per tutti. Forse è utopia, ma l’alternativa è un mondo impoverito, devastato, ancora più ingiusto”.

Come può venirci in aiuto la tecnologia?
“L’unica strada è ridurre le emissioni. Le emissioni industriali, agricole, dei trasporti. Cambiare i metodi di produzione di energia. Si può e si deve fare, anche subito. Richiederà investimenti, coraggio dell’innovazione tecnologica, cambiamenti nel modo di produrre e di consumare – meno oggetti di consumo che costano e durano poco, e più oggetti duraturi che costano di più e durano più a lungo, per esempio. Meno viaggi inutili, meno carni da allevamenti intensivi, meno pomodori in inverno e prelibatezze artificiali oppure esotiche. Imparare che non si può avere tutto e subito, e che ogni cosa che costa troppo poco è possibile perché qualcuno da qualche parte è stato sfruttato. Una società che sappia usare le risorse in modo sostenibile, ovvero che non intacchi il capitale naturale che abbiamo a disposizione: che è grande, ma non infinito. Non è tornare indietro, anzi. È pensare una società ancora più evoluta, capace di trovare soluzioni basate sulla natura, di utilizzare al meglio le risorse senza sprecarle”.

Costi e benefici di una crisi globale

cambiamenti climatici
Come fermare i cambiamenti climatici? L’iniziativa deve partire dall’uomo

Professore chi paga il costo dei cambiamenti climatici?
“Il clima è diverso da un luogo all’altro e oltre ai cambiamenti climatici è diverso anche l’impatto che questi hanno sulla società. Molti Paesi industrializzati, più ricchi, risentiranno dei cambiamenti climatici e ne saranno impoveriti, e proveranno con fatica ad affrontarli e ad adattarsi. Altri Paesi più esposti, o più poveri, invece, non riusciranno ad affrontare e sostenere i danni e i costi dei cambiamenti climatici e ne saranno completamente travolti. Oltre che eticamente ingiusto, questo potrà portare anche a enormi problemi geopolitici, con conseguenze nefaste per tutto il mondo”.

Invece la transizione energetica chi la paga?
“Questo è uno dei grandi problemi da affrontare. La pagano i produttori, gli utilizzatori, o un giusto equilibrio fra i due? E chi decide quale equilibrio è giusto? Quello che so è che se non facciamo niente, i costi del riparare i danni (pensiamo a frane, alluvioni, incendi) saranno a carico dei governi, ovvero dei cittadini che pagano le tasse. E così non va bene, perché costi e benefici vanno suddivisi in modo equo. Specialmente in una società in cui sempre più persone sono esposte al rischio di povertà”.

Chi sceglie la strada?
“Altro problema. Oggi, la ricchezza mondiale è sempre più concentrata nelle mani di pochi individui, che da questo ricevono un potere decisionale enorme. Una capacità gigantesca di influenzare la politica, di manipolare i desideri, e di spingere verso una società che può favorire una ulteriore concentrazione di risorse in pochissimi individui. E anche se queste persone fossero le più sagge del mondo, è comunque una situazione pericolosa, che rischia di scivolare verso mondi allucinati come quelli descritti dal film “Blade Runner“, o da altre decine di libri di fantascienza. Non lo vogliamo, e vogliamo invece che le decisioni continuino ad essere prese dalle istituzioni, dai governi democratici, dal consenso dei cittadini, con il rispetto per la dignità di tutti”.

Insomma, il problema degli effetti del cambiamento climatico è squisitamente nostro. I coccodrilli si sposteranno altrove.

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  • Nino Gennaro cresce in un paese complesso, difficile, famigerato per essere stato il regno del boss Liggio, impegnandosi attivamente in politica; nel 1975 è infatti responsabile dell’organizzazione della prima Festa della Donna, figura tra gli animatori del circolo Placido Rizzotto, presto chiuso e, sempre più emarginato dalla collettività, si trova poi coinvolto direttamente nel caso di una sua amica, percossa dal padre perché lo frequentava e che sporse denuncia contro il genitore, fatto che ebbe grande risonanza sui media. Con lei si trasferì poi a Palermo e qui comincia la sua attività pubblica come scrittore; si tratta di una creatività onnivora, che si confronta in diretta con la cronaca, lasciando però spazio alla definizione di mitologie del corpo e del desiderio, in una dimensione che vuole comunque sempre essere civile, di testimonianza.

Nel 1980 a Palermo si avviano le attività del suo gruppo teatrale “Teatro Madre”, che sceglie una dimensione urbana, andando in scena nei luoghi più diversi e spesso con attori non professionisti (i testi si intitolano “Bocca viziosa”, “La faccia è erotica”, “Il tardo mafioso Impero”), all’inseguimento di un cortocircuito scena/vita. Già il logo della compagnia colpisce l’attenzione: un cuore trafitto da una svastica, che vuole alludere alla pesantezza dei legami familiari, delle tradizioni vissute come gabbia. Le sue attività si inscrivono, quindi, in uno dei periodi più complessi della storia della città siciliana, quando una sequenza di delitti efferati ne sconvolge la quotidianità e Gennaro non è mai venuto meno al suo impegno, fondando nel 1986 il Comitato Cittadino di Informazione e Partecipazione e legandosi al gruppo che gestiva il centro sociale San Saverio, dedicandosi quindi a numerosi progetti sociali fino alla morte per Aids nel 1995.

La sua drammaturgia si alimenta di una poetica del frammento, del remix, con brani che spesso vengono montati in modo diverso rispetto alla loro prima stesura.

Luca Scarlini ✍

#lucenews #lucelanazione #ninogennaro #queer
  • -6 a Sanremo 2023!

Questo Festival ha però un sapore dolceamaro per l
  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

#lucenews #lucelanazione #dirittodivoto #womenrights #1febbraio1945
  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

#lucenews #lucelanazione #mariekondo
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Antonello Provenzale
Antonello Provenzale, direttore dell’Istituto di Geoscienze e Georisorse del Cnr di Pisa

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Provenzale in che periodo i coccodrilli sono stati al polo nord? "Tra i cinquanta e centocinquanta milioni di anni fa le temperature alla superficie della Terra erano molto più alte di oggi, a volte anche di dieci o dodici gradi in più. Non c’era ghiaccio, neppure ai poli, che erano invece coperti da foreste e vegetazione rigogliosa. Ai poli c’erano animali simili ai coccodrilli, e dinosauri che potevano vivere solo in regioni calde. Il clima era molto più violento e piovoso, con grandi tempeste e precipitazioni estremamente intense. Poi, a partire da circa cinquanta milioni di anni fa, il clima si è lentamente raffreddato, diventando via via più simile a quello che abbiamo incontrato noi umani quando ci siamo evoluti". La terra tornerà mai così? "Alcuni ricercatori ritengono che, se continuiamo a bruciare combustibili fossili al ritmo attuale, potremmo spingere il clima verso condizioni simili a quell’antico mondo. Ottimo per lucertole, coccodrilli, insetti e altre bestioline a sangue freddo, assai meno per una popolazione di quasi otto miliardi di persone con infrastrutture fisse e una dipendenza sempre più marcata dall’agricoltura intensiva. Diciamo che il rischio è che, in ogni caso, un cambiamento climatico possa innescare instabilità sociali e geopolitiche globali, ondate di migrazione incontrollata, guerre per l’acqua, insomma porti ad un mondo violento, povero, senza speranza". Il nostro pianeta ha quattro miliardi e mezzo di anni. Una bella età, per noi difficile perfino da immaginare. E in tutto questo tempo ha avuto una vita dinamica: è passata dal magma ai ghiacci, dalle eruzioni vulcaniche all’impatto con asteroidi che hanno sconvolto clima ed ecosistemi. Nonostante ciò la vita è sopravvissuta a tutto. Come ha influito la vita sul clima? "La vita sulla terra è apparsa quasi subito, almeno tre miliardi e mezzo di anni fa e forse anche prima. E da allora, il clima e gli organismi viventi si sono evoluti insieme, si sono influenzati e modificati reciprocamente e hanno reso la terra un 'pianeta vivente'. Circa due miliardi e mezzo di anni fa, in seguito all’azione dei cianobatteri fotosintetici, è apparso l’ossigeno che ha cambiato completamente la composizione dell’atmosfera e degli oceani, e ha favorito l’evoluzione di nuovi organismi capaci di utilizzare questo gas per la loro respirazione. Da quel momento, il mondo non è stato più lo stesso. Da sempre gli esseri viventi influenzano il clima: dalle piccole alghe nei mari ai grandi alberi sulla terraferma. Il nostro pianeta sarebbe completamente diverso se non ci fosse la vita".

Gli effetti dell’impronta umana

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C’è poi una specie, che si è autoproclamata sapiens sapiens, che ne ha combinate di tutti i colori… "È una specie particolare, capace di meraviglie e di nefandezze, di sviluppare arte e scienza e di rendere schiavi i propri simili. Da quando è apparsa, la nostra specie ha iniziato a modificare l’ambiente a proprio vantaggio, come peraltro fanno anche i castori, ad esempio, che trasformano una valle in un lago, costruendo dighe di tronchi. Ma noi siamo capaci di agire molto più in grande. A partire dalla rivoluzione industriale, prima lentamente, poi sempre più rapidamente, abbiamo cambiato la composizione dell’atmosfera con l’emissione di gas serra, abbiamo trasportato enormi quantità di sedimenti da un posto all’altro, inquinato l’ambiente, sterminato centinaia di specie, disboscato e trasformato gli ecosistemi naturali in distese di monocolture. Insomma, ci siamo dati davvero da fare… Ma tutto questo si sta ritorcendo contro di noi, purtroppo".

La soluzione: tecnologie amiche della natura e una vita e a impatto zero

Cosa dobbiamo fare invertire la rotta? "Rinsavire. Usare la nostra intelligenza e inventiva per guarire i danni che noi stessi abbiamo provocato. Il progresso che ha generato la rivoluzione industriale e la società in cui viviamo ha portato grandi vantaggi e ha forgiato il mondo attuale, ma è basato su una tecnologia ormai obsoleta. Continuare a bruciare combustibili fossili quando abbiamo il sole, il vento, e molte altre forme di produzione di energia più efficienti, è stupido. Comportarci come se le risorse del pianeta fossero infinite è insensato ed è una ricetta sicura per il disastro. Ritenere di essere “fuori” dalla natura è sbagliato e pericoloso, più per noi che per il pianeta. La soluzione è un progresso tecnologico che sia rispettoso delle regole del mondo naturale di cui siamo parte, che sappia usare le risorse in modo sostenibile e non di rapina, che vada verso una società più giusta per tutti. Forse è utopia, ma l’alternativa è un mondo impoverito, devastato, ancora più ingiusto". Come può venirci in aiuto la tecnologia? "L’unica strada è ridurre le emissioni. Le emissioni industriali, agricole, dei trasporti. Cambiare i metodi di produzione di energia. Si può e si deve fare, anche subito. Richiederà investimenti, coraggio dell’innovazione tecnologica, cambiamenti nel modo di produrre e di consumare – meno oggetti di consumo che costano e durano poco, e più oggetti duraturi che costano di più e durano più a lungo, per esempio. Meno viaggi inutili, meno carni da allevamenti intensivi, meno pomodori in inverno e prelibatezze artificiali oppure esotiche. Imparare che non si può avere tutto e subito, e che ogni cosa che costa troppo poco è possibile perché qualcuno da qualche parte è stato sfruttato. Una società che sappia usare le risorse in modo sostenibile, ovvero che non intacchi il capitale naturale che abbiamo a disposizione: che è grande, ma non infinito. Non è tornare indietro, anzi. È pensare una società ancora più evoluta, capace di trovare soluzioni basate sulla natura, di utilizzare al meglio le risorse senza sprecarle”.

Costi e benefici di una crisi globale

cambiamenti climatici
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Professore chi paga il costo dei cambiamenti climatici? "Il clima è diverso da un luogo all’altro e oltre ai cambiamenti climatici è diverso anche l’impatto che questi hanno sulla società. Molti Paesi industrializzati, più ricchi, risentiranno dei cambiamenti climatici e ne saranno impoveriti, e proveranno con fatica ad affrontarli e ad adattarsi. Altri Paesi più esposti, o più poveri, invece, non riusciranno ad affrontare e sostenere i danni e i costi dei cambiamenti climatici e ne saranno completamente travolti. Oltre che eticamente ingiusto, questo potrà portare anche a enormi problemi geopolitici, con conseguenze nefaste per tutto il mondo". Invece la transizione energetica chi la paga? "Questo è uno dei grandi problemi da affrontare. La pagano i produttori, gli utilizzatori, o un giusto equilibrio fra i due? E chi decide quale equilibrio è giusto? Quello che so è che se non facciamo niente, i costi del riparare i danni (pensiamo a frane, alluvioni, incendi) saranno a carico dei governi, ovvero dei cittadini che pagano le tasse. E così non va bene, perché costi e benefici vanno suddivisi in modo equo. Specialmente in una società in cui sempre più persone sono esposte al rischio di povertà”. Chi sceglie la strada? "Altro problema. Oggi, la ricchezza mondiale è sempre più concentrata nelle mani di pochi individui, che da questo ricevono un potere decisionale enorme. Una capacità gigantesca di influenzare la politica, di manipolare i desideri, e di spingere verso una società che può favorire una ulteriore concentrazione di risorse in pochissimi individui. E anche se queste persone fossero le più sagge del mondo, è comunque una situazione pericolosa, che rischia di scivolare verso mondi allucinati come quelli descritti dal film "Blade Runner", o da altre decine di libri di fantascienza. Non lo vogliamo, e vogliamo invece che le decisioni continuino ad essere prese dalle istituzioni, dai governi democratici, dal consenso dei cittadini, con il rispetto per la dignità di tutti". Insomma, il problema degli effetti del cambiamento climatico è squisitamente nostro. I coccodrilli si sposteranno altrove.
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