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Home » Spettacolo » Ivan Cattaneo: “A 15 anni mi rinchiusero in manicomio perché rivelai di essere omosessuale”

Ivan Cattaneo: “A 15 anni mi rinchiusero in manicomio perché rivelai di essere omosessuale”

E' stato uno dei primi artisti a fare coming out pubblicamente. "Polisex? Un urlo ante litteram di tutto quello che sarebbe diventato dopo il mondo Lgbtq+"

Elsa Toppi
27 Ottobre 2022
Ivan Cattaneo non ha mai nascosto la sua omosessualità, scoperta sin dalla tenera età

Ivan Cattaneo non ha mai nascosto la sua omosessualità, scoperta sin dalla tenera età

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Una cascina immersa nella campagna, tra Pavia e Milano, in piena Pianura Padana. Gatti e cani gironzolano tra gli alberelli da frutto che circondano la casa. In giardino una statuetta di terracotta raffigurante un monaco buddista in preghiera. Uno studio per dipingere e una sala d’incisione. Arte e natura. Oriente e occidente. Semplicità e sofisticatezza. Una dicotomia continua in cui tutti gli elementi sono complementari e non si escludono mai. E’ qui il mondo di Ivano. Per tutti Ivan Cattaneo, 69 anni, cantautore d’avanguardia che all’apice del successo, a metà degli anni Ottanta, decise di sperimentare nuove strade. Le sue e non quelle che gli imponeva l’industria della musica. “Da me volevano solo revival e non mi interessava più. Volevo riappropriarmi dell’arte da cui ero partito: la musica elettronica e la pittura” spiega l’artista. E così ha fatto. “Un anno dopo ripresi a dipingere come un forsennato e nacquero le 100 Gioconde Haiku” racconta. Con coraggio decise di essere se stesso. Ma l’Italia non era pronta. Come quando appena 15enne rivelò a mamma di essere gay e finì in manicomio. Anche in quel caso decise di essere se stesso, anche in quel caso l’Italia non era pronta.

Ivan Cattaneo, all'anagrafe Ivano Cattaneo, è un artista, cantautore e pittore italiano
Ivan Cattaneo, all’anagrafe Ivano Cattaneo, è un artista, cantautore e pittore italiano

Che ricordi ha di quella esperienza?
“Andai da mia madre, che era una donna intelligente e aperta, sebbene fosse del 1918, e le dissi che mi ero innamorato di un ragazzo del mio paese. Aveva 10 anni più di me. Lui non lo sapeva. Fu il mio primo grande amore. All’epoca chi si innamorava di un uomo doveva diventare donna perché non c’erano modelli gay. I ‘mostri’, così venivano chiamati gli omosessuali, dovevano regolarizzare la loro condizione diventando donna. Quindi chiesi a mia madre di diventare donna per poter stare con lui”.

E lei come reagì?
“Mi portò dal dottore della mutua dicendo che il figlio era ‘uomo-sensuale’ (ride, ndr). E alla fine mi hanno mandato in manicomio a Bergamo. A quei tempi l’omosessualità era considerata una malattia mentale”.

Poi cosa è successo?
“Mi riempivano di psicofarmaci per farmi dormire e per due volte mi fecero quello che penso sia stato un elettroshock. Poi un giorno una dottoressa mi disse che invece di diventare donna avrei potuto fare il parrucchiere o lo stilista. Lì per lì non capii. Tra le righe mi suggerì un modo per camuffarmi. Solo così potevo difendermi, perché non sarei stato capito. Fui ricoverato a ferragosto e a fine agosto dissi a tutti che ero guarito. Ho mentito per andarmene ma non avevo altri strumenti per reagire”.

Ivan Cattaneo ha raggiunto il grande successo nei primi anni Ottanta col brano Polisex (Instagram)
Ivan Cattaneo ha raggiunto il grande successo nei primi anni Ottanta col brano Polisex (Instagram)

Con suo padre, invece, come è andata?
“Era già morto. Ma non avrebbe capito. All’età di 8 anni trovai come sorpresa in un pacchetto di patatine fritte una piccola trousse di trucco. Cominciai a truccarmi per gioco. Mio padre mi diede una sberla e mi disse in bergamasco ‘fa l’om!’ ovvero fai l’uomo. Io non capivo cosa stavo facendo di male. Mia madre gli urlò contro dicendo ‘tu mio figlio non lo tocchi’. Per un padre nato nel 1915 avere un figlio gay era una specie di tradimento. Era impreparato”.

Dopo le cose sono cambiate. A 19 anni parte per Londra…
“E’ la città che mi ha cambiato. Mi ha dato maggiore consapevolezza. Quella Londra di allora che non è certo quella di oggi. Quando tornai in Italia avevo una marcia in più”.

Pensa mai a quell’Ivano quindicenne?
“Sempre. E’ una parte di me. Nel ‘77 andai a vedere un concerto di Renato Zero all’Odeon a Milano. A concerto finito andammo a mangiare con lui, Shel Shapiro ed altre persone in una trattoria. Cominciammo a parlare di tutto. In quell’occasione avevo le unghie dipinte e un look avanguardistico, punk. Ma Renato si accorse che dietro quell’aspetto si nascondeva un ragazzo semplice con le sue fragilità e insicurezze. Così mi mise davanti allo specchio e cominciò a dirmi che ero forte, che ero una tigre, una specie di ‘iniezione di autostima’. Lo apprezzai tanto”.

Ivan Cattaneo (Instagram)
Ivan Cattaneo (Instagram)

Lei è stato uno dei primi cantanti a fare outing, parliamo di 50 anni fa. Tempi in cui si faceva ancora fatica a parlare di certe tematiche. Ma è ancora così importante per la causa Lgbtq+?
“Io penso di essere stato veramente il primo. Addirittura il mio primo nome d’arte era ‘Ivan del Fuori’, che era il Fronte Omosessuale Rivoluzionario Italiano, creato da me, Mario Mieli ed altri gay milanesi. Ancora oggi penso che fare coming out sia importante. L’omosessuale lo deve dire perché non deve rimanere nella condizione di doverlo nascondere e in più siamo in una fase sociale in cui c’è bisogno di dirlo. Fra 30 anni, quando sarà tutto assolutamente normale, allora ne faremo a meno”.

Come è cambiato secondo lei il movimento Lgbtq+ negli anni?
“Tanto. I giovani gay però non hanno memoria. Tutto gli è dovuto. Invece bisogna avere una consapevolezza storica del movimento, di come è nato. Bisogna pensare che ci sono ancora posti in Italia dove un omosessuale viene cacciato di casa, picchiato, ucciso. Quindi c’è bisogno di una maggiore consapevolezza. Ancora siamo in una condizione di lotta”.

Alle ultime politiche ha vinto Giorgia Meloni e la coalizione di centrodestra, che ne pensa? I diritti sono in pericolo?
“Intanto diciamo subito che non ha vinto la destra. Ha perso la sinistra. Io credo che i diritti non si possano toccare. La Meloni è stata chiara. I diritti non si toccano perché oramai ci sono e perché così sta andando l’Europa. Poi le cose cambiano al di là della destra e della sinistra. L’esperienza, la civiltà, la conoscenza e la tecnologia fanno cambiare il mondo, seppur lentamente. Mi piace pensare così”.

Ivan Cattaneo tra musica e pittura (Instagram)
Ivan Cattaneo tra musica e pittura (Instagram)

In Italia non c’è ancora una legge per i figli delle coppie omosessuali e si deve ricorrere all’adozione speciale. Tanti riconoscimenti assegnati da sindaci volenterosi sono stati impugnati dalle Procure. C’è ancora tanto da fare?
“Sì ed è un peccato. Quando sento dire che un bimbo che vive con due genitori omosessuali potrebbe diventarlo a sua volta o cose simili, scoppio a ridere. E’ semplicemente ridicolo. Gli omosessuali, in fondo, nascono da famiglie eterosessuali. Io personalmente permettere l’adozione anche ai single”.

Le piacerebbe avere un figlio?
“Non ho mai avuto il mito del matrimonio e dei figli. Sono cose che ho contestato nel ‘68, e che appartengono alla mentalità piccolo borghese. Però è giusto che chi lo desidera possa farlo. L’unica cosa che non mi piace è l’utero in affitto”.

Con il singolo “Polisex” ha anticipato il gender fluid…
“Assolutamente si. ‘Polisex’ è un urlo ante litteram di tutto quello che sarebbe diventato dopo il mondo Lgbtq+. Parlava della possibilità di avere una sessualità più libera”.

Rimpianti?
“Sempre, tutti i giorni. Forse quello più grande è non avere mai avuto un amore, ma sto bene anche da solo”.

Cos’è per lei la diversità?
“La diversità è unicità. Una ricchezza che va difesa”.

 

 

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  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

#lucenews #lucelanazione #dirittodivoto #womenrights #1febbraio1945
  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

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  • La second hand, ossia l’oggetto di seconda mano, è una moda che negli ultimi anni sta diventando sempre più un’abitudine dei consumatori. Accumulare roba negli armadi, nei cassetti, in cantina, non è più un disagio che riguarda soltanto chi soffre di disposofobia, ossia di chi è affetto da sindrome dell’accumulatore compulsivo. Se l’acquisto è l’unica azione che rende felice l’uomo moderno, non riuscire a liberarsene è la condanna di molti.

Secondo quanto emerge dall’Osservatorio Second-hand Economy 2021, realizzato da BVA Doxa per Subito.it, sono 23 milioni gli italiani che, nel 2021, hanno fatto ricorso alla compravendita di oggetti usati grazie alle piattaforme online. Il 52% degli italiani ha comprato e/o venduto oggetti usati, tra questi il 15% lo ha fatto per la prima volta. L’esperienza di compravendita online di second hand è quella preferita, quasi il 50% degli affari si conclude online anche perché il sistema di vendita è simile a un comune eCommerce: internet è il canale più veloce per quasi la metà dei rispondenti (49%), inoltre offre una scelta più ampia (43%) e si può gestire comodamente da casa (41%). Comprare second hand diventa una sana abitudine che attrae ogni anno nuove persone, è al terzo posto tra i comportamenti sostenibili più messi in atto dagli italiani (52%) – preceduto sempre dalla raccolta differenziata (94%) e l’acquisto di lampadine a LED (71%) –, con picchi ancora più alti di adozione nel 2021 da parte dei laureati (68%), di chi appartiene alla generazione Z (66%), di chi ha 35-44 anni (70%) e delle famiglie con bambini (68%). 

Ma perché concretamente si acquista l’usato? Nel 2021 le prime tre motivazioni che inducono a comprare beni usati sono: il risparmio (56%, in crescita di 6 punti percentuali rispetto al 2020), l’essere contrari agli sprechi e credere nel riuso (49%) e la convinzione che la second hand sia un modo intelligente di fare economia e che rende molti oggetti più accessibili (43%). 

✍E tu? Hai mai comprato accessori oppure oggetti di seconda mano? Cosa ne pensi?

#lucenews #lucelanazione #secondhand #vintage
  • È iniziata come una sorta di sfida personale, come spesso accade tra i ragazzi della sua età, per testare le proprie capacità e resistenza in modo divertente. Poi però, per Isaac Ortman, adolescente del Minnesota, dormire nel cortile della sua casa è diventata una missione. 

“Non credo che la cosa finisca presto, potrei anche continuare fino all’università – ha detto il 14enne di Duluth -. È molto divertente e non sono pronto a smettere”. 

Tanto che ormai ha trascorso oltre 1.000 notti sotto le stelle. Il giovane, che fa il boy scout, come una specie di moderno Barone Rampante ha scoperto per caso il piacere di trascorrere le ore di sonno fuori dalle mura di casa, persino quando la temperatura è scesa a quadi 40 gradi sotto lo zero. Tutto è iniziato circa tre anni fa, nella baita della sua famiglia a 30 miglia da casa, diventando ben presto una routine notturna. Il giovane Ortman ricorda bene il giorno in cui ha abbandonato la sua camera da letto per un’amaca e un sacco a pelo, il 17 aprile 2020, quando era appena in prima media: “Stavo dormendo fuori dalla nostra baita e ho pensato: ‘Wow, potrei provare a dormire all’aperto per una settimana’. Così ho fatto e ho deciso di continuare”. 

“Non si stanca mai: ogni notte è una nuova avventura“, ha detto il padre Andrew Ortman, 48 anni e capo del suo gruppo scout. 

Sua mamma Melissa era un po’ preoccupata quella notte, lei e il padre gli hanno permesso di continuare la sua routine. “Sa che deve entrare in casa se qualcosa non va bene. Dopo 1.000 notti, ha la nostra fiducia. Da quando ha iniziato a farlo, è cresciuto sotto molti aspetti, e non solo in termini di statura”, dice orgogliosa. 

“Non lo sto facendo per nessun record o per una causa, mi sto solo divertendo. Ma con il ragazzo che dorme in Inghilterra, credo si possa dire che si tratta di una gara non ufficiale”, ha detto Isaac riferendosi all’adolescente inglese Max Woosey, che ha iniziato la sua maratona di sonno all’aperto il 29 marzo 2020, con l’obiettivo di raccogliere fondi per un ospedale che cura un suo anziano amico.

#lucenews #isaacortman #minnesota #boyscout
Una cascina immersa nella campagna, tra Pavia e Milano, in piena Pianura Padana. Gatti e cani gironzolano tra gli alberelli da frutto che circondano la casa. In giardino una statuetta di terracotta raffigurante un monaco buddista in preghiera. Uno studio per dipingere e una sala d’incisione. Arte e natura. Oriente e occidente. Semplicità e sofisticatezza. Una dicotomia continua in cui tutti gli elementi sono complementari e non si escludono mai. E’ qui il mondo di Ivano. Per tutti Ivan Cattaneo, 69 anni, cantautore d’avanguardia che all’apice del successo, a metà degli anni Ottanta, decise di sperimentare nuove strade. Le sue e non quelle che gli imponeva l’industria della musica. “Da me volevano solo revival e non mi interessava più. Volevo riappropriarmi dell’arte da cui ero partito: la musica elettronica e la pittura” spiega l’artista. E così ha fatto. “Un anno dopo ripresi a dipingere come un forsennato e nacquero le 100 Gioconde Haiku” racconta. Con coraggio decise di essere se stesso. Ma l’Italia non era pronta. Come quando appena 15enne rivelò a mamma di essere gay e finì in manicomio. Anche in quel caso decise di essere se stesso, anche in quel caso l’Italia non era pronta.
Ivan Cattaneo, all'anagrafe Ivano Cattaneo, è un artista, cantautore e pittore italiano
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Che ricordi ha di quella esperienza? “Andai da mia madre, che era una donna intelligente e aperta, sebbene fosse del 1918, e le dissi che mi ero innamorato di un ragazzo del mio paese. Aveva 10 anni più di me. Lui non lo sapeva. Fu il mio primo grande amore. All’epoca chi si innamorava di un uomo doveva diventare donna perché non c’erano modelli gay. I 'mostri', così venivano chiamati gli omosessuali, dovevano regolarizzare la loro condizione diventando donna. Quindi chiesi a mia madre di diventare donna per poter stare con lui”. E lei come reagì? “Mi portò dal dottore della mutua dicendo che il figlio era ‘uomo-sensuale’ (ride, ndr). E alla fine mi hanno mandato in manicomio a Bergamo. A quei tempi l’omosessualità era considerata una malattia mentale”. Poi cosa è successo? “Mi riempivano di psicofarmaci per farmi dormire e per due volte mi fecero quello che penso sia stato un elettroshock. Poi un giorno una dottoressa mi disse che invece di diventare donna avrei potuto fare il parrucchiere o lo stilista. Lì per lì non capii. Tra le righe mi suggerì un modo per camuffarmi. Solo così potevo difendermi, perché non sarei stato capito. Fui ricoverato a ferragosto e a fine agosto dissi a tutti che ero guarito. Ho mentito per andarmene ma non avevo altri strumenti per reagire”.
Ivan Cattaneo ha raggiunto il grande successo nei primi anni Ottanta col brano Polisex (Instagram)
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Con suo padre, invece, come è andata? “Era già morto. Ma non avrebbe capito. All’età di 8 anni trovai come sorpresa in un pacchetto di patatine fritte una piccola trousse di trucco. Cominciai a truccarmi per gioco. Mio padre mi diede una sberla e mi disse in bergamasco ‘fa l’om!’ ovvero fai l’uomo. Io non capivo cosa stavo facendo di male. Mia madre gli urlò contro dicendo ‘tu mio figlio non lo tocchi’. Per un padre nato nel 1915 avere un figlio gay era una specie di tradimento. Era impreparato”. Dopo le cose sono cambiate. A 19 anni parte per Londra… “E’ la città che mi ha cambiato. Mi ha dato maggiore consapevolezza. Quella Londra di allora che non è certo quella di oggi. Quando tornai in Italia avevo una marcia in più”. Pensa mai a quell’Ivano quindicenne? “Sempre. E’ una parte di me. Nel ‘77 andai a vedere un concerto di Renato Zero all’Odeon a Milano. A concerto finito andammo a mangiare con lui, Shel Shapiro ed altre persone in una trattoria. Cominciammo a parlare di tutto. In quell’occasione avevo le unghie dipinte e un look avanguardistico, punk. Ma Renato si accorse che dietro quell’aspetto si nascondeva un ragazzo semplice con le sue fragilità e insicurezze. Così mi mise davanti allo specchio e cominciò a dirmi che ero forte, che ero una tigre, una specie di ‘iniezione di autostima’. Lo apprezzai tanto”.
Ivan Cattaneo (Instagram)
Ivan Cattaneo (Instagram)
Lei è stato uno dei primi cantanti a fare outing, parliamo di 50 anni fa. Tempi in cui si faceva ancora fatica a parlare di certe tematiche. Ma è ancora così importante per la causa Lgbtq+? “Io penso di essere stato veramente il primo. Addirittura il mio primo nome d’arte era ‘Ivan del Fuori’, che era il Fronte Omosessuale Rivoluzionario Italiano, creato da me, Mario Mieli ed altri gay milanesi. Ancora oggi penso che fare coming out sia importante. L’omosessuale lo deve dire perché non deve rimanere nella condizione di doverlo nascondere e in più siamo in una fase sociale in cui c’è bisogno di dirlo. Fra 30 anni, quando sarà tutto assolutamente normale, allora ne faremo a meno”. Come è cambiato secondo lei il movimento Lgbtq+ negli anni? “Tanto. I giovani gay però non hanno memoria. Tutto gli è dovuto. Invece bisogna avere una consapevolezza storica del movimento, di come è nato. Bisogna pensare che ci sono ancora posti in Italia dove un omosessuale viene cacciato di casa, picchiato, ucciso. Quindi c’è bisogno di una maggiore consapevolezza. Ancora siamo in una condizione di lotta”. Alle ultime politiche ha vinto Giorgia Meloni e la coalizione di centrodestra, che ne pensa? I diritti sono in pericolo? “Intanto diciamo subito che non ha vinto la destra. Ha perso la sinistra. Io credo che i diritti non si possano toccare. La Meloni è stata chiara. I diritti non si toccano perché oramai ci sono e perché così sta andando l’Europa. Poi le cose cambiano al di là della destra e della sinistra. L’esperienza, la civiltà, la conoscenza e la tecnologia fanno cambiare il mondo, seppur lentamente. Mi piace pensare così”.
Ivan Cattaneo tra musica e pittura (Instagram)
Ivan Cattaneo tra musica e pittura (Instagram)
In Italia non c’è ancora una legge per i figli delle coppie omosessuali e si deve ricorrere all’adozione speciale. Tanti riconoscimenti assegnati da sindaci volenterosi sono stati impugnati dalle Procure. C’è ancora tanto da fare? “Sì ed è un peccato. Quando sento dire che un bimbo che vive con due genitori omosessuali potrebbe diventarlo a sua volta o cose simili, scoppio a ridere. E’ semplicemente ridicolo. Gli omosessuali, in fondo, nascono da famiglie eterosessuali. Io personalmente permettere l’adozione anche ai single”. Le piacerebbe avere un figlio? “Non ho mai avuto il mito del matrimonio e dei figli. Sono cose che ho contestato nel ‘68, e che appartengono alla mentalità piccolo borghese. Però è giusto che chi lo desidera possa farlo. L’unica cosa che non mi piace è l’utero in affitto”. Con il singolo “Polisex” ha anticipato il gender fluid… “Assolutamente si. ‘Polisex’ è un urlo ante litteram di tutto quello che sarebbe diventato dopo il mondo Lgbtq+. Parlava della possibilità di avere una sessualità più libera”. Rimpianti? “Sempre, tutti i giorni. Forse quello più grande è non avere mai avuto un amore, ma sto bene anche da solo”. Cos’è per lei la diversità? “La diversità è unicità. Una ricchezza che va difesa”.    
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