Mondiali 2022, "il valore della famiglia espresso dai giocatori Marocco sia un esempio"

Il riconoscimento del calciatore Hakimi: "Mia madre puliva le case e mio padre faceva il venditore ambulante: oggi combatto per loro"

di EDOARDO MARTINI -
12 dicembre 2022
Il portiere del Marocco Bounou insieme a suo figlio

Il portiere del Marocco Bounou insieme a suo figlio

Altro che Wags. Il Mondiale in Qatar verrà sicuramente ricordato per essere la competizione di mamme e bambini. Dai giocatori che festeggiano e ballano con le madri, ai figli che consolano gli avversari per l'eliminazione subita fino a celebrare il proprio genitore per il passaggio del turno. Tutto questo in un torneo formato famiglia dove ancora mancano quattro partite.

"Oggi combatto ogni giorno per loro", il riconoscimento verso la madre

Tutto è cominciato da un calciatore marocchino, Achraf Hakimi. Dopo la vittoria per 2-0 contro il Belgio, il giocatore aveva festeggiato con i compagni e poi si era recato velocemente verso il settore dedicato ai tifosi marocchini dove ad assistere alla partita c'era pure la madre. Il calciatore del Paris Saint Germain l'ha abbracciata, e lei si è commossa. Un abbraccio e poi un bacio. Gesto ripreso da diversi scatti e condiviso subito sui social dove in pochissimo tempo ha fatto il giro del mondo. Scena poi ripetuta dopo la vittoria ai calci di rigori contro la Spagna, decisa proprio da un cucchiaio di Hakimi. Il calciatore, dopo il rigore realizzato, è corso verso la tribuna alla ricerca della madre, per poi far partire la festa per un risultato storico. Dopo i festeggiamenti, il classe '98, ha risposto ricordando i grandi sacrifici fatti dalla sua famiglia: "Mia madre puliva le case e mio padre faceva il venditore ambulante. Veniamo da una famiglia modesta che faticava a guadagnarsi da vivere. Oggi combatto ogni giorno per loro. Si sono sacrificati per me".

Boufal mentre balla con la madre dopo la vittoria contro il Portogallo

Pensiero condiviso anche da un altro calciatore marocchino, Sofiane Boufal. Dopo la vittoria contro il Portogallo nei quarti di finale, il calciatore ha ballato con la madre nel cerchio di centrocampo. "È una cosa pazzesca. Stiamo vivendo un sogno e non vogliamo svegliarci. Ho sentito i brividi. Tutto quello che abbiamo, ce lo meritiamo", ha dichiarato. Le mamme, però, non solo le sole a essere le protagoniste del torneo. A rubare la scena, in alcuni casi, sono stati i bambini. Ha fatto emozionare il fair play del figlio di Ivan Perisic che, seguendo l’esempio del padre, dopo la vittoria della Croazia sul Brasile si è avvicinato a Neymar e gli ha stretto la mano, ma anche i festeggiamenti del figlio del capitano della Croazia Modric e del portiere del Marocco Bounou che sono scesi in campo per celebrare i loro rispettivi genitori.
 
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L'Imam di Catania: "Il valore della famiglia espresso dai giocatori Marocco sia un esempio"

"L’impresa del Marocco ai mondiali di calcio è storica, la dimostrazione che nel calcio anche i più piccoli possono sognare un posto tra i grandi, con l’augurio che ciò avvenga anche nello sviluppo dei paesi" sostiene l’Imam di Catania e Presidente della Comunità islamica in Sicilia, Abdelhafid Kheit. E aggiunge: "Il calcio è un fattore d’incontro tra i popoli, impariamo a conoscerci e ad avvicinarci sempre di più attraverso queste occasioni". Per l’Imam del capoluogo etneo "il valore della famiglia portato in alto dai giocatori del Marocco fa da esempio e mostra le cose veramente importanti della vita, la famiglia, gli affetti, i festeggiamenti con le loro madri nel campo colmi di felicità riscaldano il cuore". Secondo Abdelhafid Kheit, questo Mondiale "sta portando dei messaggi importanti che però non devono farci dimenticare la sofferenza di tanti popoli nel mondo che necessitano di non essere messi in secondo piano, situazioni come quella in Ucraina, in Palestina, in Siria devono rimanere nelle menti delle persone, la sofferenza non va mai messa in secondo piano".

La pagina da cancellare

Se questa è una pagina bella dello sport purtroppo ne esiste una anche brutta e riguarda anche in questo caso le famiglie. "Comportatevi bene" o i vostri famigliari saranno arrestati e torturati. Così il regime di Teheran minacciò i calciatori della nazionale dell’Iran impegnati ai Mondiali in Qatar. In seguito al rifiuto dei calciatori iraniani di cantare l’inno nazionale nella partita d’esordio contro l’Inghilterra il 21 novembre, i giocatori furono convocati a un incontro con membri del Corpo delle guardie rivoluzionarie iraniane. In quell’occasione gli fu detto che le loro famiglie avrebbero affrontato "violenze e torture" se non avessero cantato l’inno nazionale o se avessero aderito a qualsiasi protesta politica contro il regime di Teheran. Il libro dei racconti sul Mondiale non è ancora completo visto che mancano ancora quattro pagine da scrivere. Pagine che speriamo siano scritte ancora una volta da madri o da bambini.