Adolescenza, un mare tumultuoso: tra modelli inarrivabili e paura del futuro non lasciamo soli i giovani!

Un'indagine nazionale sugli stili di vita dei ragazzi italiani fra 13 e 19 anni rivela un dato angosciante: le nuove generazioni non si piacciono

di GERALDINA FIECHTER
3 luglio 2022
Giovani soli

Giovani soli

“Un mare tumultuoso sta investendo l’adolescenza”, denuncia la Società italiana di pediatria. E in assenza di aiuti, di ascolto, di luoghi in cui sfogare rabbia e paura, dove approda quest’onda scura di malessere? Sul corpo. “Non mi piaccio, sono troppo grassa, troppo basso, ho i denti brutti, la pelle brutta, non mangio più, mi abbuffo. E più scorro i profili dei miei influencer, e meno mi piaccio”. È questo il dato più angosciante che emerge dall’edizione 2022 dell’indagine nazionale sugli stili di vita dei ragazzi italiani fra 13 e 19 anni realizzata dal Laboratorio Adolescenza e dall’Istituto di ricerca IARD. Fra tutti gli indicatori che mostrano il disagio post pandemia dei ragazzi, quello sulla insoddisfazione per la propria immagine fisica ha subito il rialzo più clamoroso: un adolescente su due (con lieve prevalenza delle femmine) non ama il proprio corpo. E se a quell’età è normale giudicarsi in base al confronto con i propri compagni (il 34% dei maschi e il 53% delle ragazze), sorprende e allarma il condizionamento subito dagli influencer e dai fashion blogger:  il 59,1% dei maschi e addirittura il 77,6% delle ragazze (dato che aumenta nelle scuole superiori) ammette che i modelli seguiti sui social influenzano il rapporto con il proprio fisico. Colpa anche della convivenza forzata con le famiglie, spiegano gli esperti, “che ha aumentato i conflitti e quindi la fuga nell’uso del cellulare e dei social network”. Fine del quadro a tinte fosche? No, è solo l’inizio.

I social stanno condizionando la vita degli adolescenti, tra modelli di fisicità irraggiungibili e 'abuso' del cellulare (Laboratorio Adolescenza-Istituto IARD)

Covid e guerra: è troppo!

Ripete spesso Massimo Recalcati, star della psichiatria: attenti a non vittimizzare i bambini e i ragazzi definendoli “generazione Covid”. Farne delle vittime, spiega, non favorisce la reazione e la resilienza che i giovani invece devono avere per andare oltre le difficoltà che la vita presenta. Ma la ricerca presentata e illustrata dagli esperti dimostra che un’emergenza c’è. E che, affrontarla, dovrebbe essere una priorità di tutte le istituzioni. Perché il problema non è solo il Covid e i due anni passati fermi in casa, senza amici e con la didattica a distanza, ma il clima di guerra che si è instaurato subito dopo i lockdown spengendo sul nascere una nuova fiducia nel futuro che stavano (e stavamo tutti) finalmente cullando. Un’angoscia diversa, forse più insidiosa del virus, avvolge i ragazzi che si trovano improvvisamente di fronte a un conflitto dai confini sconosciuti e a un’allarme mediatico che non dà tregua. Percentuali elevatissime (fra l’80 e il 90%) dimostrano infatti che i ragazzi sono preoccupati per le possibili conseguenze dirette o indirette della guerra in Ucraina, e oltre il 75% teme “lo scoppio di una guerra mondiale con una eventuale coinvolgimento diretto dell’Italia”. E a dimostrazione che gli adolescenti hanno una sensibilità magari non espressa, la maggior parte di loro empatizza con il popolo ucraino e considera “non preoccupante” l’eventuale arrivo in massa di profughi dalle zone di guerra.
Paura del futuro, quindi, rispetto al quale il 52,7% degli adolescenti si definisce “incerto” o “preoccupato”. Gli “ottimisti” sono solo il 14%, percentuale che scende al 12,7% tra gli studenti delle scuole superiori e all’11,8% tra le ragazze. “La considerazione più amara, sulla quale siamo chiamati tutti ad una profonda riflessione – si legge nel rapporto – è che il panorama che questi adolescenti vedono quando si affacciano alla finestra del loro futuro lo abbiamo costruito noi, pezzo per pezzo”.

Disturbi alimentari

Il 58% degli adolescenti ammette che nei due anni passati, e quindi in piena pandemia, ha mangiato male: poco, troppo, o in modo sgregolato. Un dato che va di pari passo con la diminuzione drastica dell’attività sportiva (il 32,4% dichiara di aver smesso di fare qualunque sport, in maggioranza femmine) e con una sedentarietà diffusa. Anche tra chi ancora fa sport al di fuori della scuola la percentuale di chi pratica almeno due ore settimanali è scesa dal 62,4% (2020) al 49,5% (2022), dove le femmine sono la maggioranza.
Lista Desideri

La 'lista dei desideri' degli adolescenti di oggi si basa in gran parte sui modelli imposti dai social network (Laboratorio Adolescenza-Istituto IARD)

“Che la pandemia abbia prodotto negli adolescenti un aumento dei disturbi legati alle abitudini alimentari – spiega Marina Picca, della Società italiana cure primarie pediatriche – è un dato ormai oggettivo che ci arriva dalla letteratura e dalle evidenze che riscontriamo nel nostro lavoro quotidiano. Il mangiare in eccesso e/o in modo disordinato non solo può aver prodotto una oggettiva tendenza al sovrappeso, che ormai verifichiamo in età sempre più precoce, ma ha certamente allontanato ancora di più la percezione della loro immagine corporea da quegli ideali di fisicità, del tutto astratti, che si costruiscono attraverso i social media. Il rischio, a questo punto, è che tentino, attraverso interventi fai-da-te, ingiustificati e comunque rischiosi, di avvicinarsi a quei modelli”. Ed è difficile pensare che questa influenza, entrata ormai nel loro quotidiano, possa scemare.

L'università

I dati sulla volontà dei ragazzi e ragazze di proseguire gli studi dopo il diploma (Laboratorio Adolescenza-Istituto IARD)

Di tutto ciò ne fa le spese la voglia di continuare a studiare. Rispetto al 2018, quando  a progettare il percorso universitario era stato il 76,8% e ad escluderlo solo il 22,9%, siamo passati al 63% di studenti che pensano di iscriversi all’università e al 33% ( il 40% dei maschi) che vogliono smettere (con un forte, prevedibile divario fra i ragazzi dei licei e quelli degli istituti tecnici e professionali).
“Un dato preoccupante – dice Ivano Dionigi, Presidente di Alma Laurea – dovuto a vari fattori: una progressiva sfiducia dei ragazzi nei confronti del futuro, ma soprattutto una sfiducia nei confronti del mondo adulto, rispetto al quale gli adolescenti stanno attuando una vera e propria secessione”. A questo si aggiungono due elementi oggettivi: la difficoltà a trovare lavoro dopo la laurea e il costo degli studi universitari che incide sempre di più sui bilanci familiari, considerando l’impoverimento generale della popolazione e della classe media in particolare”.

Voglia di evadere e viaggiare

viaggi

Tra i giovani cresce la voglia di viaggiare e conoscere nuovi posti e nuove culture

Potrebbe sorprendere, in questo quadro, il boom di iscrizioni per i viaggi studio di Intercultura (più il 6%) e in generale il desiderio di viaggiare denunciato dal 77,4% delle ragazze e dal 57,7% dei ragazzi. Solo il 6% è poco o per nulla interessato a farlo. E tra quelli pronti a partire appena un quarto (25,8%) ha come obiettivo del viaggio il divertimento: la larga maggioranza desidera farlo per conoscere posti nuovi (46%), ma anche per entrare in contatto con nuove persone e conoscere culture diverse (27,3%). Un desiderio fortemente aumentato rispetto agli anni passati e che solo nel 10% dei ragazzi è accompagnato dal timore del Covid o della guerra. La voglia di evadere dalla gabbia in cui sono stati per anni, dunque, vince su tutte le paure. “Il desiderio di conoscere nuove persone e nuove culture - dice Andrea Franzoi, segretario di Intercultura - è sicuramente uno dei pochissimi effetti collaterali positivi generati dalla pandemia”.

C'è differenza tra maschi e femmine?

I dati dimostrano che sì, c’è una differenza. Ed è la psicoterapeuta Alessandra Marazzani del Laboratorio adolescenza, a spiegarla analizzando l’indagine: “Le ragazze appaiono più impegnate, più concentrate nello studio (vedi i dati sulla voglia di iscriversi all’università) e più immerse nella realtà, ma proprio per questo sono più esposte all’ansia e al pessimismo. I maschi sembrano più ottimisti, più attrezzati a stare nella precarietà del momento, e quindi anche meno esposti a fenomeni ansiosi. Come dire: una certa leggerezza (e perfino superficialità) può anche tornare utile, in un periodo denso di nubi come questo.

E quindi?

giovani e social

Il disagio profondo causato negli adolescenti dalla pandemia prima e dalla guerra poi li ha spinti a rifugiarsi nel mondo virtuale, accrescendo però problemi già esistentii

Se a ognuno di questi numerini associamo le facce dei ragazzi che buoni e zitti stanno attraversando uno dei più stretti pertugi della storia, più chiara ci sembrerà l’urgenza di destinare a loro gran parte delle nostre energie e risorse. A cominciare dalla scuola, di cui il Covid ha svelato tutti i limiti (il 70% degli intervistati si è sentito penalizzato nella formazione scolastica di questi anni). Lasciarli soli, non aiutarli a veicolare il malessere che denunciano in massa, sarebbe un atto di autolesionismo che l’Italia di oggi e soprattutto di domani non può più permettersi.