A porre idealmente inizio alla cena tra Luca Trapanese e Giorgia Meloni è stato lo scambio epistolare. Ma quello era solo l'antipasto. Se l’assessore al Welfare di Napoli cerca un’apertura in tema di genitorialità, la leader di Fratelli d’Italia resta salda nella sua posizione: i figli vanno cresciuti da una mamma e un papà. E se il primo round finisce con un nulla di fatto, si passa alla portata successiva. Il podcast. Una puntata di "Questione di Famiglia" dedicata ai modelli familiari omogenitoriali o genitori single. Ospite dei conduttori Carlo Tumino e Christian De Florio è lo stesso Trapanese, che non molla la presa. "Questi siamo noi. Tre ragazzi legati da un filo invisibile: il desiderio di genitorialità", recita così il post-fiume pubblicato sul profilo Instagram dei Papàperscelta che invita all'ascolto dei diversi modelli familiari esistenti, "perché tutti meritano di essere rispettati".
"Le capacità genitoriali non dipendono dall'orientamento sessuale"
"Luca (Trapanese, ndr) è padre di Alba, anche se la legge italiana non consente l’adozione alle persone single, se non in casi eccezionali. Carlo (Tumino ndr.) e Christian (De Florio ndr.) sono padri di Julian e Sebastian nati negli Stati Uniti, perché in Italia le coppie omosessuali se vogliono crearsi una famiglia devono andare all’estero". Sono queste le storie di vita raccontate nella puntata del podcast 'Questione di Famiglia' che riprende il filo della questione partendo proprio dalla risposta di Giorgia Meloni a Trapanese. "Quello che ci accomuna - prosegue il post dei Papàperscelta su Instagram - non è il solo fatto di essere diventati padri in un Paese che nega la nostra genitorialità, ma la consapevolezza che è stata una scelta di responsabilità, esattamente come tante altre famiglie, che pur avendo forme diverse, sono legate dall’amore per i propri figli. Perché non è vero che due genitori sono sempre meglio di un solo genitore. Non è vero che due genitori dello stesso sesso non possono garantire la stessa serenità di una madre e un padre. Le capacità genitoriali hanno poco a che fare con il proprio orientamento sessuale o con la composizione familiare".Il podcast "La disabilità è sociale e culturale"
"La disabilità è sociale e culturale e deriva da come gli altri ci vedono, non dalle nostre effettive capacità genitoriali". Questi papà hanno accettato la sfida, condividendo la propria storia per smussare gli angoli di posizioni prese. E così hanno messo sul piatto (tornando alla cena) "affido, famiglie monoparentali, ma anche disabilità in un contesto politico che considera le persone come categorie piuttosto che soffermarsi sul reale benessere dei bambini". I Papàperscelta invitano all'ascolto "perché nel racconto delle nostre storie personali, sono racchiuse le vite reali di tante persone che come noi, lottano ogni giorno per regalare un futuro migliore ai nostri figli, ma anche ai vostri". Legate da un filo invisibile chiamato genitorialità.Le reazioni: "Scioccati, travolti da un’aggressione senza precedenti"
"Siamo stati travolti da un’aggressione senza precedenti, con una violenza ingiustificata a cui ha preso parte anche un senatore che ha vigliaccamente alimentato una conversazione già tossica e feroce". Se qualcuno si chiedesse quali sono state le reazioni al podcast e al post dei Papà per Scelta, in cui si parlava di genitorialità per le famiglie "altre", non convenzionali ma comunque presenti e legittimate a rivendicare i propri diritti, sono gli stessi Christian e Carlo a rispondere. Mentre cercano di elaborare lo shock provocato proprio da come il web ha reagito al loro appello di apertura. "Abbiamo trascorso le ultime ore scioccati. Abbiamo pubblicato giorni fa un post in cui chiedevamo alla politica risposte concrete per il futuro della nostra e di tante altre famiglie omogenitoriali. Domande lecite se c’è di mezzo il futuro dei propri figli", scrivono i due sempre su Instagram, in un lungo messaggio a corredo di screeshot in cui si leggono, verso di loro, offese, insulti omofobi, minacce e chi più ne ha più ne metta. "C’è chi dopo il 25 Settembre riaprirebbe i forni, chi invoca l’Olacausto, chi ci guarirebbe con 'olio di ricino a volontà' proprio come facevano i nazisti per torturare i dissidenti – spiegano Tumino e De Florio –. C’è chi ci definisce appestati, pervertiti e infami, chi ci darebbe due calci, chi ci deporterebbe al confine, chi in reparto psichiatria e chi si augura che arrivino gli assistenti sociali a toglierci i figli". "Ora, siamo tutti d’accordo che il comportamento di queste persone sia deplorevole e, tranquilli, saranno denunciate. Ma non è definendole meschine che risolviamo il problema", aggiungono, annunciando che non lasceranno correre e procederanno per vie legali contro gli utenti che hanno scritto questi commenti. "È chiara la matrice di questi messaggi, che ci ricordano il clima in senato dopo l’affossamento del DDL ZAN, accolto da un boato, tra risate sguaiate e applausi scroscianti. Noi alla politica mediocre, populista e aggressiva rispondiamo con il sorriso. Vogliamo essere d’esempio ai nostri bimbi: si può cambiare il mondo senza strillare e senza calpestare gli ultimi". Non ci stanno, insomma, a rispondere alla violenza con la rabbia, con altra violenza, perché si aprirebbe un circolo vizioso da cui, invece, stanno cercando a fatica di uscire. Perché il mondo, quello che vogliono regalare ai loro bimbi, Julian e Sebastian, è più bello se basato sul rispetto e pieno di sorrisi per l'altro/a invece che sull'odio e la repulsione.Visualizza questo post su Instagram