Il Papa agli ambasciatori: "Basta considerare le donne cittadini di seconda classe"

Bergoglio, nel discorso di inizio anno al corpo diplomatico, parla anche della guerra: "Nessuna pace è possibile laddove dilagano strumenti di morte"

di MARIANNA GRAZI -
9 gennaio 2023
Papa fracesco

Papa fracesco

Le crisi in Iran e Afghanistan ma anche guerra in Ucraina e rapporti con la Cina. Papa Francesco incontra gli ambasciatori per il discorso di inizio anno al corpo diplomatico e, come di consueto, il suo discorso abbraccia gran parte dei problemi più urgenti della società mondiale. In primis quello dei conflitti che insanguinano, da nord a sud, da oriente a occidente, il mondo. Ma il suo sguardo si rivolge poi alle donne, ai loro diritti calpestati. "Nonostante gli impegni assunti da tutti gli Stati di rispettare i diritti umani e le libertà fondamentali di ogni persona, ancor oggi, in molti Paesi, le donne sono considerate come cittadini di seconda classe. Sono oggetto di violenze e di abusi e viene loro negata la possibilità di studiare, di lavorare, di esprimere i propri talenti, l'accesso alle cure sanitarie e persino al cibo. Invece, ove i diritti umani sono riconosciuti pienamente per tutti, le donne possono offrire il proprio contributo insostituibile alla vita sociale ed essere prime alleate della pace".

La pena di morte in Iran e i diritti delle donne

Inevitabile, quindi, i riferimenti a ciò che sta accadendo in Iran dove "Il diritto alla vita è minacciato laddove si continua a praticare la pena di morte", come sta accadendo in queste settimane nella Repubblica Islamica, "in seguito alle recenti manifestazioni, che chiedono maggiore rispetto per la dignità delle donne. La pena di morte – evidenzia Bergoglio – non può essere utilizzata per una presunta giustizia di Stato, poiché essa non costituisce un deterrente, né offre giustizia alle vittime, ma alimenta solamente la sete di vendetta. Faccio, perciò, appello perché la pena di morte, che è sempre inammissibile poiché attenta all'inviolabilità e alla dignità della persona, sia abolita nelle legislazioni di tutti i Paesi del mondo", afferma il Santo Padre.

In Afghanistan e Iran le donne stanno subendo una drammatica cancellazione dei loro diritti

L'educazione matrice di emancipazione

Ma non è solo il ricorso alle esecuzioni capitali, agli arresti e alla violenza a limitare la possibilità delle donne di autodeterminarsi, di godere di diritti e tutele pari agli uomini. Spostandoci poco lontano dalla Repubblica Islamica guidata da Ebrahim Raisi, in Afghanistan i talebani tornati al potere nell'agosto del 2021 hanno messo in atto un piano sistematico di cancellazione delle libertà fondamentali femminili. Papa Francesco, nel discorso agli ambasciatori, mette in evidenza infatti il valore dell'educazione che "esige sempre il rispetto integrale della persona e della sua fisionomia naturale, evitando di imporre una nuova e confusa visione dell'essere umano. Ciò implica integrare i percorsi di crescita umana, spirituale, intellettuale e professionale, permettendo alla persona di affrancarsi da molteplici forme di schiavitù e di affermarsi nella società in modo libero e responsabile. In tal senso, è inaccettabile - ha sottolineato il Papa - che parte della popolazione possa essere esclusa dall'educazione, come sta accadendo alle donne afgane".

La guerra in Ucraina e nel mondo

Nel suo discorso il Pontefice fa riferimento anche alla guerra: "Occorre scardinare" la logica del riarmo "e procedere sulla via di un disarmo integrale, poiché nessuna pace è possibile laddove dilagano strumenti di morte". Citando l'enciclica Pacem in terris di Giovanni XXIII, "un testo estremamente attuale pur essendo mutato gran parte del contesto internazionale", Francesco ha detto che "la pace è possibile alla luce di quattro beni fondamentali: la verità, la giustizia, la solidarietà e la libertà. Sono questi i capisaldi che regolano sia i rapporti fra i singoli esseri umani che quelli fra le comunità politiche". Il Santo Padre ha menzionato innanzitutto il conflitto in Ucraina, ma rivolgendosi al corpo diplomatico, ha aggiunto che "la terza guerra mondiale a pezzi che stiamo vivendo ci porta a considerare altri teatri di tensioni e conflitti".

Scontri israeliani - palestinesi

Papa Francesco ha citato infatti la Siria come "una terra martoriata" e ha chiesto di evitare che "le sanzioni internazionali imposte abbiano riflessi sulla vita quotidiana di una popolazione che ha già sofferto tanto". Ma "La Santa Sede segue anche con preoccupazione l'aumento della violenza tra palestinesi e israeliani - ha proseguito -, con la conseguenza drammatica di molte vittime e di una totale sfiducia reciproca. Particolarmente colpita è Gerusalemme, città santa per ebrei, cristiani e musulmani. La vocazione iscritta nel suo nome è di essere Città della Pace, ma purtroppo si trova ad essere teatro di scontri". Ancora Bergoglio ha citato come teatro di conflitti la Repubblica Democratica del Congo e il Sud Sudan, dove si recherà a fine mese. Quindi il Caucaso meridionale, lo Yemen, l'Etiopia, e gli altri Paesi africani al centro delle violenze. "Seguo parimenti con particolare attenzione la situazione del Myanmar, che ormai da due anni sperimenta violenza, dolore e morte", ha concluso il Papa.