Ormai
75 anni fa le donne facevano il loro ingresso in Parlamento. Da quel grande passo di civiltà in avanti, di riconoscimento per metà della popolazione italiana, le cose sono cambiate, in meglio per fortuna, anche se i gradini da salire per assistere a una vera equità nel mondo istituzionale, lavorativo, aziendale sono ancora tanti. Da questa consapevolezza è nato lo spunto per l'evento "
Parità che genera" organizzato dall'
onorevole Elena Bonetti e da
Comin & Partners. Il divario di genere in politica e nelle imprese; il vantaggio, anche economico, di certificare la parità; l’inclusione che stimola l’innovazione e porta maggiori profitti; gli strumenti dal pubblico per sanare gli squilibri ancora esistenti: questi i temi attorno ai quali si è sviluppato il dibattito organizzato dall'ex ministra delle Pari Opportunità, che si è svolto martedì 21 marzo alla Sala del Refettorio della Camera dei Deputati.
Calderone: "Eliminare gli ostacoli alla piena partecipazione delle donne"
All'evento "Parità che genera" è intervenuta anche Marina Calderone, ministro del Lavoro
In apertura un videomessaggio di saluto di
Marina Elvira Calderone, ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali: "La
parità di genere rappresenta un pilastro della declinazione di sostenibilità sociale. Ce lo ricorda l’Onu, che pone come quinto tra gli obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile le
pari opportunità tra donne e uomini nello sviluppo economico, l’eliminazione di tutte le forme di
violenza nei confronti di donne e ragazze e l’uguaglianza di diritti a tutti i livelli di partecipazione. È elemento trasversale nel Pnrr, costruito con una prospettiva di genere – spiega Calderone –. È sotto l’attenzione degli investitori, che sempre più guardano agli obiettivi ESG e alla Gender Equality nelle imprese. Il migliore augurio – e obiettivo – che possiamo regalare alla società è quello di operare affinché sia possibile superare o eliminare gli ostacoli che si frappongono alla reale partecipazione delle donne alla vita del Paese".
Bonetti: "Parità leva di sviluppo e di compimento delle democrazia"
“La
parità di genere e
l’empowerment femminile sono una potente leva di sviluppo e di compimento della nostra democrazia. Per il futuro dell’Italia è cruciale raggiungerle – ha sottolineato la deputata di Italia Viva e ideatrice dell'evento Elena Bonetti, vicepresidente del Terzo Polo – e per questo in questi anni abbiamo scelto un metodo nuovo, un approccio integrato di
collaborazione tra istituzioni e imprese, di definizione degli obiettivi e della governance, di valutazione dei risultati. La strategia nazionale e la
certificazione per la parità di genere sono due strumenti fondamentali e innovativi, che danno conto di questo metodo legislativo, capace di attivare processi virtuosi e creare alleanze in questa direzione".
Di Giovanni: "Strumenti pronti all’uso per il maggior equilibrio fra generi"
Elena Di Giovanni, vice Presidente e Co-Fondatrice di Comin & Partners
"Supporto alla
genitorialità, cancellazione del
gender pay gap, pari opportunità di carriera: le imprese non possono essere lasciate sole. È importante che le istituzioni dotino il privato di strumenti pronti all’uso per stimolare un
maggior equilibrio tra i generi, a vantaggio di tutta la comunità e del Sistema Paese" ha commentato poi Elena Di Giovanni, vice Presidente e Co-Fondatrice di Comin & Partners e moderatrice dell’evento.
Imprese certificate fatturano il 23% in più. I vantaggi della parità di genere
I vantaggi legati alla parità di genere sono infatti numerosi. Il
percorso di certificazione, che ha una durata media tra i 6 e gli 8 mesi, dà diritto a una
decontribuzione il cui massimale raggiunge i 50 mila euro (dati Accredia). Eppure, ad oggi le aziende certificate sono meno di 200 (dati riportati da Il Sole 24 Ore). Non solo, secondo il
Diversity Brand Index, le imprese certificate
fatturano il 23% in più. Inoltre, incentivare l’equilibrio di genere garantisce una serie di benefici intangibili, tra i quali la spinta all’innovazione e una crescita della reputazione nel mercato. Dal mondo delle imprese arriva qualche segnale positivo. L’ultima analisi di Manageritalia dimostra che il
numero di donne manager cresce del 13,5% (rispetto al 3,6% degli uomini). Restano, però, alcuni rallentamenti negli sviluppi professionali delle donne, legati, per esempio, al congedo di maternità e al cosiddetto "gradino rotto", ossia lo
svantaggio sperimentato dalle professioniste, rispetto ai colleghi, negli
scatti di carriera verso i vertici. Anche in
politica è necessario fare dei passi avanti. L’Italia, infatti, si posiziona sotto la media europea. Il nostro Primo Ministro e la leader del primo partito all’opposizione sono donne ma la
percentuale femminile di seggi in Parlamento si è abbassata al
31%, segnando il primo calo in 20 anni.