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Le proposte dei principali partiti e coalizioni, ma se vince il centrodestra saranno tempi duri

Se il centrosinistra fa proprie le istanze sociali e civili, vediamo quali sono i temi cari agli avversari del Terzo Polo e i programmi di FdI, Fi e Lega

di ETTORE MARIA COLOMBO -
10 settembre 2022
programmi elezioni 2

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Il Terzo Polo sui diritti civili è intermittente

"È necessario approvare quanto prima una legge contro l’omotransfobia, istituire l’Autorità nazionale indipendente per la tutela dei diritti umani, rafforzando contestualmente le politiche attive contro le discriminazioni in capo alla Presidenza del Consiglio, e adottare iniziative di prevenzione e contrasto di ogni linguaggio d’odio" è scritto nel programma dell’alleanza di Matteo Renzi e Carlo Calenda. Il Terzo Polo dice, dunque, alla legge contro l’omotransfobia, ma non fa menzione del riconoscimento dei figli delle coppie dello stesso sesso, né del matrimonio egualitario o dei diritti delle persone transgender. Renzi, quando era presidente del Consiglio e segretario del Pd, ha promosso la legge sulle unioni civili. Dopo essersi inizialmente detto a favore della stepchild adoption (una forma di riconoscimento limitato per i figli delle coppie dello stesso sesso), ha poi deciso di espungerla dalla legge, sostenendo che altrimenti sarebbe stato impossibile trovare i voti per approvare le unioni civili, il che era oggettivamente vero.
Calenda

Carlo Calenda, leader di Azione, guida il Terzo polo per le prossime elezioni politiche

Italia Viva ha votato il Ddl Zan alla Camera, ma quando il ddl è arrivato al Senato ha sì cercato un compromesso con il centrodestra, ma di fatto interrompendo l’approvazione della legge. Il Ddl fu poi affossato a voto segreto con una quarantina di franchi tiratori del centrosinistra e reciproche accuse tra i partiti di tutto l’emiciclo. Calenda ha espresso forti dubbi sul ddl Zan, sul riconoscimento dei figli dei padri gay e sulle richieste del movimento transgender di facilitare l’iter per il cambio di genere sui documenti (è vicino alle femministe si oppongono alla maternità surrogata e diritti delle persone trans). Ad Azione hanno aderito le due ministre di FI Mariastella Gelmini e Mara Carfagna: nel 2016, quando ancora militavano in Forza Italia, furono tra i 10 parlamentari del partito che votarono a favore della legge sulle Unioni Civili. La Carfagna in questa legislatura ha firmato una legge per rendere la maternità surrogata un reato universale: renderebbe perseguibili in Italia i padri gay che hanno figli con la gestazione per altri fatta nei Paesi dove è legale (Canada e Usa).

I 5Stelle ai diritti civili pensano poco

Il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte

Il leader del M5S Giuseppe Conte (ANSA)

Nonostante il forte impegno di molti parlamentari (in testa a tutti il presidente della commissione Affari costituzionali della Camera dei Deputati, Giuseppe Brescia, non ricandidato dai 5S perché ha raggiunto il tetto del limite dei due mandati), l’immagine dei 5Stelle di Giuseppe Conte non ha mai, storicamente, brillato sul tema diritti civili. Eppure, nel programma dei 5Stelle, è proposto il "matrimonio egualitario e una legge contro l’omotransfobia. Educazione sessuale e affettiva nelle scuole”. Matrimonio egualitario sì, dunque, come quello del Pd, ma non si fa menzione del riconoscimento dei figli delle coppie gay e lesbiche né dei diritti delle persone transgender. Il Movimento ha sostenuto il Ddl Zan, mentre ha avuto una posizione più altalenante sulle unioni civili e sulla genitorialità gay e lesbica. Il matrimonio egualitario sta, peraltro, nel programma dei 5 stelle dal 2014, quando l'84% degli iscritti votò a favore delle nozze gay in una consultazione online del Movimento. Ma di fronte alla possibilità di riconoscere i figli delle coppie gay e lesbiche, anche solo nella forma limitata della stepchild adoption, il partito lasciò "libertà di coscienza" ai suoi parlamentari, sostenendo di fatto lo stralcio della genitorialità dall’allora proposta di legge Cirinnà. Poi, nel 2016, al momento dell’approvazione definitiva, non ha votato la legge sulle unioni civili, disertando la seduta, ufficialmente per protestare contro la scelta di un maxiemendamento al testo.

Il centrodestra, però, non ci pensa neppure

Se le elezioni le vincerà, come è altamente probabile, il centrodestra, è assai difficile che sul tema dei diritti civili si registrino dei significativi avanzamenti,  dato che, dal ddl Zan al fine vita e molto altro, in Parlamento si è sempre opposto in modo strenuo a quelle leggi. Ma vediamo le posizioni dei tre principali partiti. FRATELLI D’ITALIA. Se nel programma comune della coalizione di centrodestra non c’è nessun riferimento ai diritti lgbt+, invece, nel programma di Fratelli d’Italia se ne parla nella sezione dedicata alle libertà (e non in quella sulle famiglie). Sarebbe un buon segno. C’è scritto, nero su bianco, che FdI si impegna al "contrasto a ogni discriminazione basata sulle scelte sessuali e sentimentali delle persone, mantenimento della legge sulle unioni civili, ribadendo il divieto di adozioni omogenitoriali e la lotta ad ogni forma di maternità surrogata, nell’interesse supremo del minore". Nel 2016 i tre deputati di Fratelli d’Italia non hanno partecipato al voto sulla legge sulle unioni civili: il partito le aveva nettamente osteggiate, chiedendone il ritiro. Oggi invece ne propone il "mantenimento" così com’è (una posizione ribadita di recente proprio da Giorgia Meloni).
Giorgia Meloni

La leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni è contraria alle adozioni per le coppie gay e lesbiche e alla maternità surrogata

Ma Fratelli d’Italia si è sempre opposta alla legge contro l’omotransfobia, ha promosso mozioni parlamentari contro l’educazione sul genere e l’omoaffettività nelle scuole, dice no alle adozioni per le coppie lgbt+ e i single (posizione ribadita in campagna elettorale) e al riconoscimento dei figli delle coppie lesbiche e gay. La leader Meloni ha firmato una proposta di legge per perseguire penalmente i padri gay che hanno avuto figli all’estero con la maternità surrogata e si è scagliata pubblicamente contro la “lobby lgbt” e contro “l’ideologia del gender”. FORZA ITALIA. FI si è opposta al Ddl Zan sull’omotransfobia, accusandolo di essere una legge liberticida. Nel 2016 Silvio Berlusconi ha inizialmente osteggiato la legge sulle unioni civili, ma ha poi lasciato libertà di coscienza, anche grazie alla sua compagna di allora, Francesca Pascale, poi dichiaratasi lesbica, sposata con la cantante Paola Turci e diventata una delle più strenue oppositrici del centrodestra.

Silvio Berlusconi lascia la libertà di coscienza nella scelta sull'approvazione o meno delle unioni civili

LEGA. Anche qui non c’è nessun riferimento ai diritti lgbt+ nel programma comune della coalizione, mentre in quello del partito della Lega c’è invece, scritta, una netta opposizione: "La famiglia va anche tutelata con politiche valoriali che ribadiscano il suo ruolo primario nella società. La famiglia è quella composta da una mamma e un papà e non da un genitore 1 e 2" si legge, e impegna anche lo Stato a combattere "la decostruzione dell’identità sessuale", le "imposizioni ideologiche come l’indottrinamento gender sui minori e il cambiamento di sesso", a "condannare pratiche come la maternità surrogata, rendendola reato internazionale, proseguendo la strada tracciata da Matteo Salvini con la presentazione di un disegno di legge di iniziativa popolare in Cassazione".La Lega promette: "Contrasteremo misure come il Ddl Zan per l’introduzione del concetto di “identità di genere” e la privazione delle libertà di opinione e di parola". Nel programma del partito compaiono inoltre la "Difesa dei ruoli diversi ma complementari tra madre e padre, in contrapposizione alla cultura del genitore 1 e 2" il "contrasto all’ideologia di genere e alla fluidità in più settori della società (scuola, sport, carceri, documenti pubblici)" e la "tutela della donna, del suo ruolo e delle misure a suo favore rispetto alle prevaricazioni delle teorie gender", oltre alla premessa di "un’attenta opera di monitoraggio su: progetti didattici, percorsi di educazione civica, corsi per docenti, documenti ministeriali sensibili, fino alla recente diffusione della “carriera alias” procedura che introduce il concetto della fluidità di genere e determina una palese forzatura giuridica" contro quello definito "un tentativo di colonizzazione ideologica attraverso la cosiddetta teoria gender".

Il leader della Lega, Matteo Salvini (ANSA)

Nelle file leghiste milita, tra l’altro, quello che è forse il politico più attivo sul fronte cosiddetto no gender, il senatore Simone Pillon e cofondatore del Family Day. Pillon, su questi temi, esibisce la sua consonanza con il premier ungherese Viktor Orbàn (deferito dall’Unione europea alla Corte di giustizia dell’Ue per le violazioni ai diritti delle persone lgbt+): “Ieri con #ViktorOrban abbiamo parlato anche della battaglia contro il #gender. Nella costituzione ungherese ora si legge “il diritto dei bambini a un’identità corrispondente al loro sesso alla nascita” e “La madre è una donna, il padre è un uomo”. Lo dovremmo fare pure noi” twittava, ad aprile scorso, il senatore leghista. E, alla fine, con un governo che sarà di centrodestra, non è detto che tutto questo non si faccia davvero.