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Home » Attualità » Iran, altre tre condanne a morte. Il bomber della nazionale Taremi: “La giustizia non si fa col cappio”

Iran, altre tre condanne a morte. Il bomber della nazionale Taremi: “La giustizia non si fa col cappio”

Il calciatore Azadani evita l'impiccagione ma non il carcere. Si mostra senza hijab anche l'atleta di taekwondo Nahid Kiani

Barbara Berti
9 Gennaio 2023
Manifestazioni in tutto il mondo contro il regime di Teheran (Ansa)

Manifestazioni in tutto il mondo contro il regime di Teheran (Ansa)

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Dal calcio alle arti marziali: gli atleti iraniani alzano la voce contro il regime del loro paese dove non accennano a fermarsi le violenze e le dure repressioni contro i manifestanti. Nonostante gli appelli di tutto il mondo, dalle star di Hollywood con la campagna #StopExecutionsinIran, alle manifestazioni di piazza in Italia – partire da Napoli con Marisa Laurito al grido “Donna Vita Libertà” – in Iran la situazione diventa ogni giorno più tragica.

Proprio nelle ultime ore altre tre persone sono state condannate a morte per l’uccisione di membri delle forze di sicurezza ad Isfahan durante le proteste in corso da quasi quattro mesi in Iran. Saleh Mirhashemi Baltaghi (campione di karate), Majid Kazemi Sheikhshabani e Saeed Yaghoubi Kordsofla sono accusati di “attacco terroristico armato” e di avere sparato uccidendo tre membri delle forze di sicurezza, come riporta Irna. Sono stati condannati alla pena capitale per “Muharebeh” (inimicizia contro Dio) per avere “minato la sicurezza del paese”. Il fatto è accaduto il 25 novembre scorso. Stesse accuse anche per il calciatore Amir Nasr Azadani che, però, al momento, non è stato condannato a morte.

Le dure parole del calciatore Taremi

Il bomber della nazionale di calcio dell'Iran Mehdi Taremi (Ansa)
Il bomber della nazionale di calcio dell’Iran Mehdi Taremi (Ansa)

Anche chi, ufficialmente non si considera un oppositore della Repubblica Islamica, chiede di fermare la violenza. E’ il caso del bomber della nazionale di calcio dell’Iran Mehdi Taremi che su Twitter, ha condannato le due esecuzioni a morte di Mohammad Mahdi Karmi (anche lui campione di karate) e di Mohammad Hosseini. “Basta”, ha scritto, affermando che “la giustizia non si fa con il cappio”. E ha aggiunto: “Quale società troverà pace con spargimento quotidiano di sangue ed esecuzioni?”. Parole forti quelle del centravanti del Porto e della nazionale iraniana, parole che fanno riflettere visto che arrivano da colui che inizialmente aveva evitato di prendere posizione durante i Mondiali in Qatar, chiedendo che la politica venisse lasciata fuori dallo sport.

با طناب دار، عدالت برقرار نمیشه.اینهمه اختلاسگر و جنایتکار داریم تو زندان که دادگاهشون چند سال طول می‌کشه. اما این جوانان مظلوم چون از خانواده‌های ضعیف هستن و دستشون به جایی بند نیست،بشمار سه اعدام می‌کنین؟بسه دیگه تمومش کنین. کدوم جامعه با هر روز خونریزی و اعدام به آرامش می‌رسه؟

— Mehdi Taremi (@MehdiTaremi9) January 8, 2023

Il calciatore condannato

Per un calciatore che sfida il regime, un altro viene condannato: Amir Nasr Azadani è stato condannato a 26 anni di carcere a causa della sua partecipazione alle proteste anti governative in corso da quasi quattro mesi in Iran, ovvero da dopo l’uccisione di Mahsa Amini. Lo sportivo, in passato difensore per le squadre Sepahan e Tractor, è stato condannato a cinque anni per appartenenza a un gruppo illegale con lo scopo di danneggiare la sicurezza del Paese, cinque anni per collusione in crimini contro la sicurezza e 16 anni per “Muharebeh” (guerra contro Dio). La sentenza per il calciatore è relativa a una dimostrazione a Isfahan dove sono rimasti uccisi tre membri delle forze di sicurezza e che hanno portato alla pena di morte altre tre persone, tra cui il campione di Karate Saleh Mirhashemi.

Iranian football player Amir Nasr-Azadani has been sentenced to 16 years in jail over his alleged involvement in the killing of three regime agents. He’s been given two other five-year terms for other charges as well, but he’s expected to serve the longest term only (16 years). pic.twitter.com/n0tPMvUpd4

— Iran International English (@IranIntl_En) January 9, 2023

La campionessa senza velo

L'atleta iraniana di taekwondo Nahid Kiani (Instagram)
L’atleta iraniana di taekwondo Nahid Kiani (Instagram)

Senza hijab anche l’atleta iraniana di taekwondo Nahid Kiani. Come altre colleghe del mondo dello sport, la campionessa nelle ore scorse ha pubblicato degli scatti sui social dove appare senza il velo islamico, come riporta “Iran International” su Twitter. La donna, che ha vinto medaglie di bronzo ai Campionati asiatici 2016 e ai Giochi asiatici 2018, ha anche postato sul suo account Istagram lo slogan “Donna, vita, libertà” che da mesi anima le rivolte di Teheran e di tante altre piazze del mondo.

Iranian taekwondo champion Nahid Kiani has removed her mandatory headscarf in defiance of the Islamic Republic’s hijab regulations.
In 2020 Tokyo Olympics, Kiani ironically competed against Kimia Alizadeh, her former teammate who had left Iran after removing her hijab. pic.twitter.com/361li5edUb

— Iran International English (@IranIntl_En) January 8, 2023

Prima di lei, altre sportive si erano mostrate senza velo: la 25enne campionessa di scacchi Sara Khadim al-Sharia al Mondiale ha partecipato al Campionato mondiale 2022 in Kazakistan senza indossare lo hijab, la climber Elnaz Rekabi durante l’arrampicata su roccia nelle competizioni in Corea del Sud ha gareggiato senza velo. Anche la pattinatrice Niloufar Mardani è salita senza velo sul podio dopo una gara in Turchia, mentre Parmida Ghasemi, l’arciera della nazionale iraniana, ha tolto l’hijab davanti ai funzionari della federazione durante la premiazione al termine della Tehran Tirokman League.

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  • Nicoletta Sipos, giornalista e scrittrice, ha vissuto in Ungheria, in Germania e negli Stati Uniti, prima di raggiungere Milano e lì restare. Il suo romanzo “La guerra di H”, un romanzo fortemente ispirato a fatti realmente accaduti.

L’autrice indaga in maniera del tutto nuova e appassionante un momento drammatico, decisivo della storia del nostro continente: la Seconda guerra mondiale. A raccontare l’ascesa e la disfatta del Nazismo è stavolta la voce di un bambino tedesco, che riporta con semplicità e veracità le molte sofferenze patite dal suo popolo durante il conflitto scatenato da Hitler, focalizzando l’attenzione del lettore sul drammatico paradigma che accomuna chiunque si trovi a vivere sulla propria pelle una guerra: la sofferenza. Pagine toccanti, le sue, tanto più intense perché impregnate di fatti reali, emozioni provate e sentite dai protagonisti e condivise da quanti, tuttora, si trovano coinvolti in un conflitto armato. La memoria collettiva è uno strumento potente per non commettere gli stessi errori. 

"Imparai poco alla volta – scrive il piccolo Heinrich Stein, protagonista del romanzo – che nel nostro strano Paese la verità aveva più volti con infinite sfumature”.

👉Perché una storia così e perché ora?
“Ho incontrato il protagonista di questa mia storia molto tempo fa, addirittura negli anni ’50, ossia in un’epoca che portava ancora gli strascichi della guerra. Diventammo amici, parlammo di Hitler e della miseria della Germania. Poco per volta, via via che ci incontravamo, lui aggiungeva ricordi, dettagli, confessioni. Per anni ho portato dentro di me la testimonianza di questa storia che si arricchiva sempre più di dettagli. Molte volte avrei voluto scriverla, magari a quattro mani con il mio amico, ma lui non se la sentiva. Io stessa esitavo ad affrontare questa storia che racconta una famiglia tedesca in forte sofferenza in una Germania ferita e umiliata. La gente ha etichettato tutto il popolo tedesco durante il nazismo come crudele per antonomasia. Non si pensa mai a quanto la gente comune abbia sofferto, alla fame e al freddo che anche il popolo tedesco ha patito”.

✍ Caterina Ceccuti

#lucenews #giornodellamemoria #27gennaio
  • È dalla sua camera con vista affacciata sull’Arno che Ornella Vanoni accetta di raccontare un po’ di sé ai lettori di Luce!, in attesa di esibirsi, sabato 28 gennaio sul palco della Tuscany Hall di Firenze, dov’è in programma una nuova tappa della nuova tournée Le Donne e la Musica. Un ritorno atteso per Ornella Vanoni, che in questo tour è accompagnata da un quintetto di sole donne.

Innanzitutto come sta, signora Vanoni?
“Stanca, sono partita due mesi dopo l’intervento al femore che mi sono rotto cadendo per una buca proprio davanti a casa mia. Ma l’incidente non mi ha impedito di intraprendere un progetto inaspettato che, sin da subito, mi è stato molto a cuore. Non ho perso la volontà di andare avanti. Anche se il tempo per prepararlo e provare è stato pochissimo. E poi sono molto dispiaciuta“.

Per cosa?
“La morte dell’orso Juan Carrito, travolto e ucciso da un’auto cercava bacche e miele: la mia carissima amica Dacia (Maraini, ndr) l’altro giorno ha scritto una cosa molto bella dedicata a lui. Dovrò scrollarmi di dosso la malinconia e ricaricarmi in vista del concerto“.

Con lei sul palco ci sarà una jazz band al femminile con Sade Mangiaracina al pianoforte, Eleonora Strino alla chitarra, Federica Michisanti al contrabbasso, Laura Klain alla batteria e Leila Shirvani. Perché questa scelta?
“Perché sono tutte bravissime, professioniste davvero eccezionali. Non è una decisione presa sulla spinta di tematiche legate al genere o alle quote rosa, ma nata grazie a Paolo Fresu, amico e trombettista fantastico del quale sono innamorata da sempre. Tempo fa, durante una chiacchierata, Paolo mi raccontò che al festival jazz di Berchidda erano andate in scena tante musiciste bravissime. E allora ho pensato: ’Se sono così brave perché non fare un gruppo di donne? Certo, non l’ha fatto mai nessuno. Bene, ora lo faccio io“.

Il fatto che siano tutte donne è un valore aggiunto?
“In realtà per me conta il talento, ma sono felice della scelta: è bellissimo sentire suonare queste artiste, vederle sul palco intorno a me mi emoziona“.

L
  • Devanshi Sanghvi è una bambina di otto anni che sarebbe potuta crescere e studiare per gestire l’attività di diamanti multimilionaria appartenente alla sua facoltosissima famiglia, con un patrimonio stimato di 60 milioni di dollari.

Ma la piccola ha scelto di farsi suora, vivendo così una vita spartana, vestita con sari bianchi, a piedi nudi e andando di porta in porta a chiedere l’elemosina. Si è unita ai “diksha” alla presenza di anziani monaci giainisti. La bimba è arrivata alla cerimonia ingioiellata e vestita di sete pregiate. Sulla sua testa poggiava una corona tempestata di diamanti. Dopo la cerimonia, a cui hanno partecipato migliaia di persone, è rimasta in piedi con altre suore, vestita con un sari bianco che le copriva anche la testa rasata. Nelle fotografie, la si vede con in mano una scopa che ora dovrà usare per spazzare via gli insetti dal suo cammino per evitare di calpestarli accidentalmente.

Di Barbara Berti ✍

#lucenews #lucelanazione #india #DevanshiSanghvi
  • Settanta giorni trascorsi in un mondo completamente bianco, la capitana dell’esercito britannico Harpreet Chandi, che già lo scorso anno si era distinta per un’impresa tra i ghiacci, è una fisioterapista che lavora in un’unità di riabilitazione regionale nel Buckinghamshire, fornendo supporto a soldati e ufficiali feriti. 

Ha dimostrato che i record sono fatti per essere battuti e, soprattutto, i limiti personali superabili grazie alla forza di volontà e alla preparazione. E ora è diventata una vera leggenda vivente, battendo il record del mondo femminile per la più lunga spedizione polare – sola e senza assistenza – della storia.

Il 9 gennaio scorso, 57esimo giorno del viaggio che era cominciato lo scorso 14 novembre, la 34enne inglese ha raggiunto il centro del Polo Sud dopo aver percorso circa 1100 chilometri. Quando è arrivata a destinazione nel bel mezzo della calotta polare era felice, pura e semplice gioia di aver raggiunto l’agognato traguardo: “Il Polo Sud è davvero un posto incredibile dove stare. Non mi sono fermata molto a lungo perché ho ancora un lungo viaggio da fare. È stato davvero difficile arrivare qui, sciando tra le 13 e le 15 ore al giorno con una media di 5 ore di sonno”.

Di Irene Carlotta Cicora ✍

#lucenews #lucelanazione #polosud #HarpreetChandi #polarpreet
Dal calcio alle arti marziali: gli atleti iraniani alzano la voce contro il regime del loro paese dove non accennano a fermarsi le violenze e le dure repressioni contro i manifestanti. Nonostante gli appelli di tutto il mondo, dalle star di Hollywood con la campagna #StopExecutionsinIran, alle manifestazioni di piazza in Italia – partire da Napoli con Marisa Laurito al grido “Donna Vita Libertà” – in Iran la situazione diventa ogni giorno più tragica. Proprio nelle ultime ore altre tre persone sono state condannate a morte per l'uccisione di membri delle forze di sicurezza ad Isfahan durante le proteste in corso da quasi quattro mesi in Iran. Saleh Mirhashemi Baltaghi (campione di karate), Majid Kazemi Sheikhshabani e Saeed Yaghoubi Kordsofla sono accusati di "attacco terroristico armato" e di avere sparato uccidendo tre membri delle forze di sicurezza, come riporta Irna. Sono stati condannati alla pena capitale per "Muharebeh" (inimicizia contro Dio) per avere "minato la sicurezza del paese". Il fatto è accaduto il 25 novembre scorso. Stesse accuse anche per il calciatore Amir Nasr Azadani che, però, al momento, non è stato condannato a morte.

Le dure parole del calciatore Taremi

Il bomber della nazionale di calcio dell'Iran Mehdi Taremi (Ansa)
Il bomber della nazionale di calcio dell'Iran Mehdi Taremi (Ansa)
Anche chi, ufficialmente non si considera un oppositore della Repubblica Islamica, chiede di fermare la violenza. E’ il caso del bomber della nazionale di calcio dell'Iran Mehdi Taremi che su Twitter, ha condannato le due esecuzioni a morte di Mohammad Mahdi Karmi (anche lui campione di karate) e di Mohammad Hosseini. “Basta”, ha scritto, affermando che “la giustizia non si fa con il cappio”. E ha aggiunto: “Quale società troverà pace con spargimento quotidiano di sangue ed esecuzioni?”. Parole forti quelle del centravanti del Porto e della nazionale iraniana, parole che fanno riflettere visto che arrivano da colui che inizialmente aveva evitato di prendere posizione durante i Mondiali in Qatar, chiedendo che la politica venisse lasciata fuori dallo sport.

با طناب دار، عدالت برقرار نمیشه.اینهمه اختلاسگر و جنایتکار داریم تو زندان که دادگاهشون چند سال طول می‌کشه. اما این جوانان مظلوم چون از خانواده‌های ضعیف هستن و دستشون به جایی بند نیست،بشمار سه اعدام می‌کنین؟بسه دیگه تمومش کنین. کدوم جامعه با هر روز خونریزی و اعدام به آرامش می‌رسه؟

— Mehdi Taremi (@MehdiTaremi9) January 8, 2023

Il calciatore condannato

Per un calciatore che sfida il regime, un altro viene condannato: Amir Nasr Azadani è stato condannato a 26 anni di carcere a causa della sua partecipazione alle proteste anti governative in corso da quasi quattro mesi in Iran, ovvero da dopo l'uccisione di Mahsa Amini. Lo sportivo, in passato difensore per le squadre Sepahan e Tractor, è stato condannato a cinque anni per appartenenza a un gruppo illegale con lo scopo di danneggiare la sicurezza del Paese, cinque anni per collusione in crimini contro la sicurezza e 16 anni per “Muharebeh” (guerra contro Dio). La sentenza per il calciatore è relativa a una dimostrazione a Isfahan dove sono rimasti uccisi tre membri delle forze di sicurezza e che hanno portato alla pena di morte altre tre persone, tra cui il campione di Karate Saleh Mirhashemi.

Iranian football player Amir Nasr-Azadani has been sentenced to 16 years in jail over his alleged involvement in the killing of three regime agents. He's been given two other five-year terms for other charges as well, but he's expected to serve the longest term only (16 years). pic.twitter.com/n0tPMvUpd4

— Iran International English (@IranIntl_En) January 9, 2023

La campionessa senza velo

L'atleta iraniana di taekwondo Nahid Kiani (Instagram)
L'atleta iraniana di taekwondo Nahid Kiani (Instagram)
Senza hijab anche l'atleta iraniana di taekwondo Nahid Kiani. Come altre colleghe del mondo dello sport, la campionessa nelle ore scorse ha pubblicato degli scatti sui social dove appare senza il velo islamico, come riporta “Iran International” su Twitter. La donna, che ha vinto medaglie di bronzo ai Campionati asiatici 2016 e ai Giochi asiatici 2018, ha anche postato sul suo account Istagram lo slogan “Donna, vita, libertà” che da mesi anima le rivolte di Teheran e di tante altre piazze del mondo.

Iranian taekwondo champion Nahid Kiani has removed her mandatory headscarf in defiance of the Islamic Republic's hijab regulations. In 2020 Tokyo Olympics, Kiani ironically competed against Kimia Alizadeh, her former teammate who had left Iran after removing her hijab. pic.twitter.com/361li5edUb

— Iran International English (@IranIntl_En) January 8, 2023
Prima di lei, altre sportive si erano mostrate senza velo: la 25enne campionessa di scacchi Sara Khadim al-Sharia al Mondiale ha partecipato al Campionato mondiale 2022 in Kazakistan senza indossare lo hijab, la climber Elnaz Rekabi durante l’arrampicata su roccia nelle competizioni in Corea del Sud ha gareggiato senza velo. Anche la pattinatrice Niloufar Mardani è salita senza velo sul podio dopo una gara in Turchia, mentre Parmida Ghasemi, l’arciera della nazionale iraniana, ha tolto l’hijab davanti ai funzionari della federazione durante la premiazione al termine della Tehran Tirokman League.
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