Gli
stereotipi di genere si sconfiggono a
scuola. Uno dei tasselli più importanti del
gender gap è proprio la scelta del
percorso di studi. Perché, se è vero che le
donne ormai rappresentano
la maggior parte degli iscritti nelle università, la questione è che, ancora oggi, i cliché tengono lontane le ragazze da alcuni tipi di formazione e da alcuni
mestieri. E tutto ciò ha enormi conseguenze sul futuro delle donne stesse e della società tutta. A questo proposito è nato
Engie (Encouraging Girls to Study Geosciences and Engineering), un progetto europeo che mira a stimolare l'interesse delle nuove generazioni per lo studio delle
scienze della Terra e delle
discipline ingegneristiche associate.
La fase più critica alle scuole medie e superiori
Il progetto Engie mira a formare professioniste in materie scientifiche, in particolare nella scienza della Terra e nelle discipline ingegneristiche associate
Un percorso, questo di Engie, intrapreso dal 2020 da ben
22 Paesi, e di cui si tireranno le fila nel mese di ottobre, a Bruxelles. Lì si deciderà quali saranno le azioni future che si potranno intraprendere. Il focus è sempre sulle ragazze e sui ragazzi
dai 13 ai 18 anni. "Questa è l’età in cui si formano le prime idee sul proprio futuro - spiega Silvia Giuliani, ricercatrice dell’Istituto di scienze marine del Consiglio Nazionale delle Ricerche, che ha preso parte al progetto -. Al contempo certi temi di studio non sono affrontati con dovizia di particolari. Nessuno ti spiega, per esempio, cosa è la geologia. Dunque, l’idea del progetto è proprio questa: andare ad intercettare i ragazzi in una
età critica e fondamentale per lo sviluppo delle proprie propensioni e aiutare al contempo gli insegnanti ad affrontare certi temi in modo più accattivante e interessante per le ragazze”.
Quel soffitto di cristallo da abbattere
Le sfide per colmare il divario di genere sono ancora maggiori nei
percorsi universitari e nelle carriere strettamente legate ai campi delle materie prime, tradizionalmente considerate maschili. Anche se nel tempo qualcosa è cambiato. "Negli ultimi anni si è osservato negli atenei un
aumento dell’interesse delle ragazze per le
materie scientifiche e contemporaneamente quello per quelle
geologiche. Il punto è che nel post laurea, e nei percorsi successivi della carriera, le donne ancora si trovano ad affrontare delle
difficoltà legate alla
progressione delle loro carriere - continua Giuliani -. Le
neolaureate iniziano con tanto entusiasmo, sono brave, ma poi non riescono a raggiungere i
livelli più alti di carriera. I motivi sono tanti e legati alla gestione dei vari aspetti della loro vita: la famiglia, i figli, il lavoro e gli stereotipi culturali. Quante volte si sente dire che un lavoro
non era adatto ad una donna anche nelle aziende in cui, è bene ricordarlo, le donne sono quasi tutte occupate nei settori amministrativi ma non sul campo".
L’Italia ha bisogno di professioniste qualificate nei settori scientifici
Creare team di professionisti e professioniste, eterogenei, per non perpetrare gli stereotipi
Il progetto Engie è più attuale che mai. Basti pensare che la situazione creata dalla
guerra in Ucraina ha messo sotto gli occhi di tutti la crescente dipendenza dell’Ue dalle
materie prime provenienti dall’estero. Questo rende il Belpaese altamente vulnerabile ai problemi legati alle oscillazioni del mercato ed alla carenza di personale esperto. Un quadro che mette in evidenza la necessità di formare
professionisti e professioniste qualificati nei settori scientifici. Anche perché i
team di lavoro eterogenei sono un valore aggiunto nelle aziende, come spiega la dottoressa Giuliani: "Certamente i gruppi di lavoro composti da uomini e donne sono più difficili da gestire ma i risultati del lavoro sono più interessanti e creativi”.
Ragazzi e ragazze insieme nel cambiamento
Le strategie messe a punto dai ricercatori sono state acquisiste attraverso un recupero di esperienze pregresse. “La prima cosa è proporre alle ragazze dei
modelli di riferimento a cui ispirarsi, raccontando storie di donne che hanno agito come
pioniere o che hanno avuto
importanti risvolti in campo scientifico ma che non sono stati riconosciuti – ha spiegato Silvia Giuliani del Cnr -. Il secondo aspetto è coinvolgere gli studenti in
attività pratiche avvincenti, che mostrino loro come si svolge realmente una
professione, nel mio caso quella della ricercatrice. Inoltre è importante una programmazione attenta delle attività che devono essere assolutamente inclusive. Il nostro obiettivo non è solo quello di incoraggiare le ragazze ma di creare le condizioni affinché si possa verificare un
cambio di mentalità anche nei ragazzi”. Dunque includere è l’imperativo categorico, affinché non si sostituiscano stereotipi con altri stereotipi.