Le
proteste del popolo iraniano contro il regime sono un tema che esula il semplice ambito politico e che è entrato ormai a pieno diritto nel dibattito pubblico. Come accaduto con la guerra in Ucraina, così come, prima ancora, per il ritorno dei talebani in Afghanistan. Accadimenti che non possono lasciarci indifferenti, nemmeno quando si parla di
spettacolo, settore apparentemente lontano da questi argomenti, ma che invece su quello che accade fuori dal set dimostra una
sensibilità spiccata.
La protesta per i diritti umani in Iran alla Berlinale
Attrici e registe sul red carpet del festival del cinema di Berlino manifestano per i diritti umani in Iran con lo slogan "Donna, vita, libertà"
In questo contesto si colloca la presa di posizione dell'attrice americana
Kristen Stewart a favore dei
diritti umani in Iran durante il Festival Internazionale del Cinema di Berlino 2023. Come riporta Variety, sabato 18 febbraio sul tappeto rosso della kermesse tedesca, la candidata all'Oscar, 32 anni, quest'anno presidente della giuria alla
Berlinale, si è unita a registi e attori iraniani in una manifestazione contro
il regime repressivo del Paese con lo slogan "
Donne, vita, libertà". Il gruppo di professionisti del settore cinematografico reggeva cartelli con la scritta, diventata un
grido di battaglia per gli attivisti antigovernativi per i diritti umani che da settembre protestano in tutto il mondo. La Stewart si è unita alla direttrice esecutiva della Berlinale Mariëtte Rissenbeck e al direttore artistico Carlo Chatrian, nonché al collega membro della giuria e star irano-americana di "The Siren", Golshifteh Farahani. Anche la regista del film, Sepideh Farsi, e l'attrice di "Holy Spider",
Zar Amir Ebrahimi, hanno partecipato alla dimostrazione silenziosa di sabato in vista della prima di "Bai Ta Zhi Guang" ("The Shadowless Tower") di Zhang Lü.
Il ruolo del cinema e degli artisti nella rivolta
Farsi ed Ebrahimi hanno anche partecipato al panel "
Il ruolo del cinema e delle arti nella rivoluzione iraniana" prima della manifestazione. Stando a quanto si legge su The Hollywood Reporter, inoltre, poiché nel corso degli anni il festival del cinema di Berlino è diventato un
fulcro per molte questioni sociali e politiche, il gala di apertura di giovedì ha reso
omaggio anche al popolo ucraino nel contesto dell'invasione in corso da parte della Russia. Nel frattempo, sul tappeto rosso si sono svolte alcune manifestazioni a favore dei diritti delle
donne in Iran, del
cambiamento climatico e di
salari equi per i lavoratori dei cinema tedesco. "Che vi piaccia o no, questo festival in particolare, da sempre,
è in modo positivo, conflittuale e politico", ha detto Stewart alla conferenza stampa di apertura.
Kristen Stewart ha indossato un abito bianco in tulle per l'inaugurazione del festival, dove si è schierata apertamente a favore delle proteste in Iran
Ebrahimi, nata a Teheran e costretta a fuggire dall'Iran nel 2008, ha dichiarato che la comunità di registi che ancora risiede nel Paese sta diventando sempre più coraggiosa nello sfidare il governo iraniano integralista: "Hanno semplicemente
abbandonato le loro paure. Vogliono far parte di qualcosa di importante", ha detto alla giuria. "Vogliono fare qualcosa senza
censura, senza il controllo del governo, e ciò comporta rischi per le loro carriere in Iran e
può costare loro la vita". "Abbiamo sempre discusso su quale dovesse essere il nostro ruolo nel cinema – ha concluso l'attrice –. Non siamo attivisti. Non siamo politici. Ma questo è un atto importante come regista".
Le richieste al governo iraniano
Le proteste nella Repubblica Islamica sono scoppiate in varie città del Paese, per poi diffondersi in
tutto il mondo, da settembre, quando
Mahsa Amini, ragazza curda di 22 anni, è stata
arrestata dalla polizia morale del Paese per non essersi coperta correttamente i capelli in pubblico con il velo, come richiesto dalla legge. È morta sotto la custodia della polizia tre giorni dopo. Sul red carpet della Berlinale, sabato, sono apparsi cartelli con le foto delle giornaliste iraniane
Niloofar Hamedi ed Elaheh Mohammadi, arrestate per aver raccontato la morte della 22enne. I manifestanti hanno anche chiesto il rilascio dell'artista dissidente
Toomaj Salehi, ballerino di hip hop iraniano, accusato di diffondere propaganda e che potrebbe rischiare la pena di morte.