Main Partner
Partner
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce

Home » Attualità » Odio in rete: donne, disabili e gay i più minacciati. Vox, la mappa dell’Intolleranza

Odio in rete: donne, disabili e gay i più minacciati. Vox, la mappa dell’Intolleranza

Esplode l'hate speech su Twitter: nel 2022 i messaggi offensivi sono stati il 93% del totale. I leoni da tastiera sono sempre più giovani in età scolare

Maurizio Costanzo
27 Gennaio 2023
Cresce e si radicalizza l'odio on-line

Cresce e si radicalizza l'odio on-line

Share on FacebookShare on Twitter

La tolleranza, l’inclusione e il rispetto svaniscono nel momento in cui ci si mette davanti alla tastiera di un computer. Gli ‘odiatori della rete‘ non sono spariti né accennano a diminuire. Esistono, sono molti più di prima, attaccano e anzi rilanciano. Oltre lo schermo, sono le donne soprattutto, e poi le persone con disabilità e le persone omosessuali, a essere i destinatari di insulti e offese di ogni tipo. Cosa scrivono gli odiatori del web? Parole che andrebbero cancellate da ogni dizionario, ma che invece corrono sempre più spesso via social: “sfigata, tr*ia, put*na” per le donne; “demente, mongoloide, handicappato” per le persone con disabilità; “ft*o, me*da, cul*ttone”, per gli omosessuali.

La mappa di Vox in relazione all'omofobia
La mappa di Vox in relazione all’omofobia

È questo il triste ‘podio’ che ci consegna la ricerca condotta da Vox, Osservatorio italiano sui diritti, che ha fotografato l’odio via social, in particolare attraverso l’esame dei tweet. E le cose non vanno meglio rispetto all’anno precedente, anzi. Dalla settima edizione di questa ricerca è emerso infatti che nel 2022, da gennaio a ottobre, sono stati estratti quasi 630mila ‘cinguettii’, 583mila dei quali negativi, pari al 93% del totale, mentre invece l’anno prima i tweet presi in esame erano stati poco più di 797mila, 550mila dei quali erano negativi, cioè il 69% del totale. Le cose vanno molto peggio di prima dunque. Le donne si confermano come il bersaglio numero uno, seguite appunto dalle persone con disabilità e dalle persone omosessuali, tornate nuovamente nel centro del mirino, e non solo di quello che fa riferimento all’hate speech. Ci sono anche altre tipologie di persone prese di mira, in particolare musulmani, ebrei, migranti. E le parole a loro indirizzate sono molto pesanti: “ne*o, terrone, bastardo” in riferimento al tema della xenofobia; “talebani, sporco, magrebino, terroristi” per l’islamofobia. Per l’antisemitismo ecco i termini: “sionista, giudeo, genocidio, usuraio”.

La mappa di Vox in relazione all'antisemitismo
La mappa di Vox in relazione all’antisemitismo

La ‘mappa’ dell’intolleranza in Italia

Ma qual è la mappa dell’intolleranza? Il progetto ideato da Vox, in collaborazione con la Statale di Milano, l’università Aldo Moro di Bari, la Sapienza Roma e It’Stime della Cattolica di Milano, ha realizzato una mappatura che consente l’estrazione e la geolocalizzazione dei tweet che contengono parole considerate sensibili. Altro dato interessante della ricerca è appunto quello relativo al dettaglio cluster per cluster. Le donne rappresentano un obiettivo di messaggi d’odio che si conferma nel corso degli anni e che a livello geografico è quasi ‘democratico’, ovvero diffuso in tutta Italia, ma con zone comunque a più alta intensità come le città di Bologna e Firenze, quindi Roma, Terni, Caserta ma più in generale il centro Italia. L’incremento di tweet negativi sul 2021 è stato del 19,2%.

La mappa di Vox in relazione all'islamofobia
La mappa di Vox in relazione all’islamofobia

Donne, stranieri e migranti nel mirino

Oltre agli onnipresenti atteggiamenti di body shaming, molti attacchi hanno avuto come contenuto la competenza e la professionalità delle donne stesse. E, dunque, è il lavoro delle donne a emergere anche quest’anno quale co-fattore scatenante lo hate speech misogino, a conferma di una tendenza già rilevata lo scorso anno. Quanto alle persone con disabilità, risultata la seconda categoria più colpita, con un incremento di tweet negativi pari al 22,7%.

Per quanto concerne invece gli stranieri e i migranti, questi rappresentano con un +34,7% la categoria sociale con una percentuale più alta di incremento di tweet negativi all’interno del cluster rispetto al 2021. Anche qui, va sottolineata la forte attenzione mediatica che si accende sugli sbarchi dei migranti e sulla situazione dei profughi provenienti dall’Ucraina, nonché dal contesto politico italiano e dalla sua relazione con l’Unione europea circa la gestione della situazione migratoria.

La mappa di Vox relativa alla misoginia
La mappa di Vox relativa alla misoginia

Per quel che riguarda la localizzazione, le zone a più alto tasso di tweet negativi sono state Veneto, Lazio e Puglia. Interessante è anche la parte relativa ai picchi più alti di odio, ovvero quando sono stati registrati. Secondo i ricercatori, contro le donne è stato in occasione dell’elezione di Giorgia Meloni a presidente del Consiglio e della sua scelta di usare il maschile per il suo titolo; contro le persone con disabilità, in concomitanza con un’omelia di Papa Francesco che invitava a considerare la disabilità una sfida per costruire insieme una società più inclusiva. E in seguito alla notizia di un tassista veronese che si è rifiutato di prendere a bordo un disabile.

Nei riguardi delle persone omosessuali invece in occasione del monologo lo scorso febbraio di Checco Zalone al Festival di Sanremo, che ha raccontato una favola Lgbtq, e in generale in concomitanza con aggressioni omofobe, mentre contro i migranti il picco di tweet odiosi si è avuto in occasione degli sbarchi e dei discorsi del Pontefice improntati all’accoglienza e all’inclusione; contro gli ebrei è stato in occasione della Giornata della Memoria del gennaio 2022 e ogni qualvolta si verifichino aggressioni di stampo antisemita, e infine contro i musulmani è stato in occasione della sentenza per l’attentato al Bataclan a Parigi e dell’uccisione in Siria da parte degli americani di due dirigenti dell’Isis. Nel tirare le somme, i ricercatori ci dicono che si conferma la diminuzione dei tweet generali, così come il maggior numero di tweet negativi, ma si continua a odiare online in modo ancora più incisivo e polarizzato, con un’influenza importante esercitata dalla risonanza mediatica di certi avvenimenti e fatti.

Ecco quando le donne sono state maggiormente offese secondo la ricerca di Vox
Ecco quando le donne sono state maggiormente offese secondo la ricerca di Vox

Dall’intolleranza al bullismo contro di disabili

L’incisività dei tweet negativi rappresenta un quadro di elevata radicalizzazione di alcuni soggetti, che confermano specifiche visioni e si sostengono vicendevolmente. Vengono chiamati in causa anche i media, ritenuti attori attivi nel processo di polarizzazione con la loro possibilità di orientare la lettura di eventi e fenomeni sociali, indirizzando quindi l’opinione pubblica che utilizza i social network. C’è un uso del lessico offensivo traslato rispetto al contesto di utilizzo originario, e questo è evidente dai tweet negativi raccolti per la disabilità. Le parole dunque si “gonfiano”, sradicate dal loro territorio semantico di appartenenza. Il risultato è un generale impoverimento del lessico e uno spostamento del ragionamento per tendenza, inclinazione, i cosiddetti ‘bias’ cognitivi, che influenzano inevitabilmente i pensieri e le parole degli hater. E appare questa, anche, la ragione dell’aumento esponenziale dei termini contro la disabilità. Il fatto che donne, persone con disabilità e persone omosessuali si configurino come le tre categorie più prese di mira nel 2022 indicherebbe quasi uno spostamento da ‘bias’ improntati alle categorie del razzismo (che colpiscono soprattutto migranti, musulmani ed ebrei) verso una forte insofferenza per i diritti della persona, rappresentati qui da soggetti considerati marginali e fragili e che, “rivendicando i propri diritti e la propria legittima aspirazione a una vita piena, vengono bullizzati e brutalizzati per ‘ricacciarli’ nei loro ruoli di subalternità/ invisibilità”. Un quadro decisamente preoccupante per una società di un Paese che si ritiene, e vi è inserito e considerato, tra i grandi del mondo.

La mappa di Vox relativa all'odio nei confronti delle persone con disabilità
La mappa di Vox relativa all’odio nei confronti delle persone con disabilità

Ma chi sono gli ‘odiatori della rete?

A questo proposito vanno sottolineati altri due elementi. Il primo è che lo hate speech nei loro confronti si configura come una vera e propria intolleranza, che purtroppo coinvolge sempre più giovani e sempre più l’ambito scolastico, sconfinando anche in atti di bullismo. Il secondo è che la rilevanza del fenomeno, come evidenziata dalla mappa, ci parla anche di una distorsione lessicale: l’uso del linguaggio offensivo contro le persone con disabilità si è andato via via ampliato, sia nel suo utilizzo originario sia nel suo significato più ampio e meno specifico. A livello geografico i tweet negativi si sono concentrati in Piemonte e a Bologna e Firenze (ancora entrambe). Per il terzo cluster, le persone omosessuali, dopo anni di indifferenza, o quasi, da parte degli odiatori online ecco l’impennata, incremento del 19,9 di tweet negativi. Una tendenza, che, dall’approvazione della Legge Cirinnà sulle unioni civili, era ben evidente e che solo nel 2021, con le polemiche sul Ddl Zan, ha visto una leggera inversione di tendenza poi confermata e amplificata nel 2022. Tra le zone più intolleranti, tutto il Nord, soprattutto nel Veronese, quindi la Calabria e la città di Bari. Molti tweet negativi sono stati raccolti in concomitanza con la maggiore attenzione mediatica posta da alcuni eventi come il Gay Pride o, appunto, le polemiche sul Ddl Zan. Quanto all’antisemitismo, è indubbio che sia ancora presente, a conferma delle discriminazioni verbali che hanno radici storico-culturali peculiari nel contesto italiano. Per quanto riguarda la localizzazione geografica, si evidenzia una maggiore diffusività di tweet negativi nel nord Italia e a Roma. Si registrano inoltre picchi di odio in concomitanza con eventi internazionali che, seppur allargando il focus, vengono ricondotti agli ebrei, come tutte le notizie che riguardano la politica israeliana.

Ansie e paure portano all'odio social
Ansie e paure portano all’odio social

Ansie e paure: quando la tensione degenera nell’odio

La mappa mira a identificare le zone dove l’intolleranza è maggiormente diffusa, secondo sei gruppi: donne, persone omosessuali, migranti, persone con disabilità, ebrei e musulmani, cercando di rilevare il sentimento che anima le communities online, ritenute significative per la garanzia di anonimato che spesso offrono e per l’interattività che garantiscono. Nel 2022 la rilevazione ha riguardato il periodo gennaio-ottobre, e anche in questa occasione le ansie, le paure, le difficoltà si sono affastellate nel vissuto quotidiano delle persone, contribuendo a creare – dicono i ricercatori – un tessuto endemico di tensione e polarizzazione dei conflitti. Per i ricercatori, un dato su tutti fotografa al meglio la realtà che oggi rappresenta l’odio online e il ruolo di cinghia di trasmissione che i social svolgono tra i mass media tradizionali, la politica e alcune sacche di forte malcontento, che trovano sfogo ed espressione proprio nelle praterie dei social: ed è la forte polarizzazione rappresentata dall’aumento evidente e notevolissimo delle percentuali dei tweet negativi a fronte del totale dei tweet rilevati. Il che indica “una maggiore radicalizzazione dei discorsi d’odio“, fenomeno “quest’anno decisamente esploso”.

Sembra quasi che si sia creato un vero e proprio modello di dinamiche sociali, si assiste a una “verticalizzazione del fenomeno di odio online“, per il quale la diffusività iniziale ha lasciato il posto a un modello di dinamiche sociali sempre più incisive e polarizzate. E a un allargamento delle possibilità di scelta delle piattaforme social, corrisponde una selettività maggiore di messaggi di esclusione, intolleranza e discriminazione. Nella ricerca viene evidenziato che in relazione a questi aspetti c’è un ruolo giocato dai mass media tradizionali nell’orientare e influenzare questa tipologia di comunicazione e narrativa. Di qui l’invito dei ricercatori a correre ai ripari, ovvero “si ritiene utile e necessaria una riflessione futura di più ampio respiro sulla consapevolezza di questo ruolo e delle sue implicazioni sociali”.

Potrebbe interessarti anche

La Nuova Zelanda lancia la campagna Love Better da quasi 4 milioni di dollari
Attualità

La Nuova Zelanda aiuta i giovani a riprendersi dalle delusioni d’amore

23 Marzo 2023
La sartoria per aiutare le donne vittime di violenza
Lifestyle

Violenza domestica, una sartoria terapeutica per cominciare una nuova vita

24 Marzo 2023
"Coppa sport per tutt3" a Milano
Sport

Coppa sport per tuttз: c’è anche la squadra trans

23 Marzo 2023

Instagram

  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

Torna anche quest’anno l
  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
La tolleranza, l’inclusione e il rispetto svaniscono nel momento in cui ci si mette davanti alla tastiera di un computer. Gli 'odiatori della rete' non sono spariti né accennano a diminuire. Esistono, sono molti più di prima, attaccano e anzi rilanciano. Oltre lo schermo, sono le donne soprattutto, e poi le persone con disabilità e le persone omosessuali, a essere i destinatari di insulti e offese di ogni tipo. Cosa scrivono gli odiatori del web? Parole che andrebbero cancellate da ogni dizionario, ma che invece corrono sempre più spesso via social: “sfigata, tr*ia, put*na” per le donne; “demente, mongoloide, handicappato” per le persone con disabilità; “ft*o, me*da, cul*ttone”, per gli omosessuali.
La mappa di Vox in relazione all'omofobia
La mappa di Vox in relazione all'omofobia
È questo il triste 'podio' che ci consegna la ricerca condotta da Vox, Osservatorio italiano sui diritti, che ha fotografato l'odio via social, in particolare attraverso l'esame dei tweet. E le cose non vanno meglio rispetto all’anno precedente, anzi. Dalla settima edizione di questa ricerca è emerso infatti che nel 2022, da gennaio a ottobre, sono stati estratti quasi 630mila 'cinguettii', 583mila dei quali negativi, pari al 93% del totale, mentre invece l'anno prima i tweet presi in esame erano stati poco più di 797mila, 550mila dei quali erano negativi, cioè il 69% del totale. Le cose vanno molto peggio di prima dunque. Le donne si confermano come il bersaglio numero uno, seguite appunto dalle persone con disabilità e dalle persone omosessuali, tornate nuovamente nel centro del mirino, e non solo di quello che fa riferimento all'hate speech. Ci sono anche altre tipologie di persone prese di mira, in particolare musulmani, ebrei, migranti. E le parole a loro indirizzate sono molto pesanti: “ne*o, terrone, bastardo” in riferimento al tema della xenofobia; “talebani, sporco, magrebino, terroristi” per l'islamofobia. Per l'antisemitismo ecco i termini: “sionista, giudeo, genocidio, usuraio”.
La mappa di Vox in relazione all'antisemitismo
La mappa di Vox in relazione all'antisemitismo

La ‘mappa’ dell’intolleranza in Italia

Ma qual è la mappa dell'intolleranza? Il progetto ideato da Vox, in collaborazione con la Statale di Milano, l’università Aldo Moro di Bari, la Sapienza Roma e It'Stime della Cattolica di Milano, ha realizzato una mappatura che consente l'estrazione e la geolocalizzazione dei tweet che contengono parole considerate sensibili. Altro dato interessante della ricerca è appunto quello relativo al dettaglio cluster per cluster. Le donne rappresentano un obiettivo di messaggi d'odio che si conferma nel corso degli anni e che a livello geografico è quasi 'democratico', ovvero diffuso in tutta Italia, ma con zone comunque a più alta intensità come le città di Bologna e Firenze, quindi Roma, Terni, Caserta ma più in generale il centro Italia. L'incremento di tweet negativi sul 2021 è stato del 19,2%.
La mappa di Vox in relazione all'islamofobia
La mappa di Vox in relazione all'islamofobia

Donne, stranieri e migranti nel mirino

Oltre agli onnipresenti atteggiamenti di body shaming, molti attacchi hanno avuto come contenuto la competenza e la professionalità delle donne stesse. E, dunque, è il lavoro delle donne a emergere anche quest'anno quale co-fattore scatenante lo hate speech misogino, a conferma di una tendenza già rilevata lo scorso anno. Quanto alle persone con disabilità, risultata la seconda categoria più colpita, con un incremento di tweet negativi pari al 22,7%. Per quanto concerne invece gli stranieri e i migranti, questi rappresentano con un +34,7% la categoria sociale con una percentuale più alta di incremento di tweet negativi all'interno del cluster rispetto al 2021. Anche qui, va sottolineata la forte attenzione mediatica che si accende sugli sbarchi dei migranti e sulla situazione dei profughi provenienti dall'Ucraina, nonché dal contesto politico italiano e dalla sua relazione con l'Unione europea circa la gestione della situazione migratoria.
La mappa di Vox relativa alla misoginia
La mappa di Vox relativa alla misoginia
Per quel che riguarda la localizzazione, le zone a più alto tasso di tweet negativi sono state Veneto, Lazio e Puglia. Interessante è anche la parte relativa ai picchi più alti di odio, ovvero quando sono stati registrati. Secondo i ricercatori, contro le donne è stato in occasione dell'elezione di Giorgia Meloni a presidente del Consiglio e della sua scelta di usare il maschile per il suo titolo; contro le persone con disabilità, in concomitanza con un'omelia di Papa Francesco che invitava a considerare la disabilità una sfida per costruire insieme una società più inclusiva. E in seguito alla notizia di un tassista veronese che si è rifiutato di prendere a bordo un disabile. Nei riguardi delle persone omosessuali invece in occasione del monologo lo scorso febbraio di Checco Zalone al Festival di Sanremo, che ha raccontato una favola Lgbtq, e in generale in concomitanza con aggressioni omofobe, mentre contro i migranti il picco di tweet odiosi si è avuto in occasione degli sbarchi e dei discorsi del Pontefice improntati all'accoglienza e all'inclusione; contro gli ebrei è stato in occasione della Giornata della Memoria del gennaio 2022 e ogni qualvolta si verifichino aggressioni di stampo antisemita, e infine contro i musulmani è stato in occasione della sentenza per l'attentato al Bataclan a Parigi e dell'uccisione in Siria da parte degli americani di due dirigenti dell'Isis. Nel tirare le somme, i ricercatori ci dicono che si conferma la diminuzione dei tweet generali, così come il maggior numero di tweet negativi, ma si continua a odiare online in modo ancora più incisivo e polarizzato, con un'influenza importante esercitata dalla risonanza mediatica di certi avvenimenti e fatti.
Ecco quando le donne sono state maggiormente offese secondo la ricerca di Vox
Ecco quando le donne sono state maggiormente offese secondo la ricerca di Vox

Dall’intolleranza al bullismo contro di disabili

L'incisività dei tweet negativi rappresenta un quadro di elevata radicalizzazione di alcuni soggetti, che confermano specifiche visioni e si sostengono vicendevolmente. Vengono chiamati in causa anche i media, ritenuti attori attivi nel processo di polarizzazione con la loro possibilità di orientare la lettura di eventi e fenomeni sociali, indirizzando quindi l'opinione pubblica che utilizza i social network. C’è un uso del lessico offensivo traslato rispetto al contesto di utilizzo originario, e questo è evidente dai tweet negativi raccolti per la disabilità. Le parole dunque si "gonfiano", sradicate dal loro territorio semantico di appartenenza. Il risultato è un generale impoverimento del lessico e uno spostamento del ragionamento per tendenza, inclinazione, i cosiddetti 'bias' cognitivi, che influenzano inevitabilmente i pensieri e le parole degli hater. E appare questa, anche, la ragione dell'aumento esponenziale dei termini contro la disabilità. Il fatto che donne, persone con disabilità e persone omosessuali si configurino come le tre categorie più prese di mira nel 2022 indicherebbe quasi uno spostamento da 'bias' improntati alle categorie del razzismo (che colpiscono soprattutto migranti, musulmani ed ebrei) verso una forte insofferenza per i diritti della persona, rappresentati qui da soggetti considerati marginali e fragili e che, "rivendicando i propri diritti e la propria legittima aspirazione a una vita piena, vengono bullizzati e brutalizzati per 'ricacciarli' nei loro ruoli di subalternità/ invisibilità". Un quadro decisamente preoccupante per una società di un Paese che si ritiene, e vi è inserito e considerato, tra i grandi del mondo.
La mappa di Vox relativa all'odio nei confronti delle persone con disabilità
La mappa di Vox relativa all'odio nei confronti delle persone con disabilità

Ma chi sono gli ‘odiatori della rete?

A questo proposito vanno sottolineati altri due elementi. Il primo è che lo hate speech nei loro confronti si configura come una vera e propria intolleranza, che purtroppo coinvolge sempre più giovani e sempre più l'ambito scolastico, sconfinando anche in atti di bullismo. Il secondo è che la rilevanza del fenomeno, come evidenziata dalla mappa, ci parla anche di una distorsione lessicale: l'uso del linguaggio offensivo contro le persone con disabilità si è andato via via ampliato, sia nel suo utilizzo originario sia nel suo significato più ampio e meno specifico. A livello geografico i tweet negativi si sono concentrati in Piemonte e a Bologna e Firenze (ancora entrambe). Per il terzo cluster, le persone omosessuali, dopo anni di indifferenza, o quasi, da parte degli odiatori online ecco l'impennata, incremento del 19,9 di tweet negativi. Una tendenza, che, dall'approvazione della Legge Cirinnà sulle unioni civili, era ben evidente e che solo nel 2021, con le polemiche sul Ddl Zan, ha visto una leggera inversione di tendenza poi confermata e amplificata nel 2022. Tra le zone più intolleranti, tutto il Nord, soprattutto nel Veronese, quindi la Calabria e la città di Bari. Molti tweet negativi sono stati raccolti in concomitanza con la maggiore attenzione mediatica posta da alcuni eventi come il Gay Pride o, appunto, le polemiche sul Ddl Zan. Quanto all'antisemitismo, è indubbio che sia ancora presente, a conferma delle discriminazioni verbali che hanno radici storico-culturali peculiari nel contesto italiano. Per quanto riguarda la localizzazione geografica, si evidenzia una maggiore diffusività di tweet negativi nel nord Italia e a Roma. Si registrano inoltre picchi di odio in concomitanza con eventi internazionali che, seppur allargando il focus, vengono ricondotti agli ebrei, come tutte le notizie che riguardano la politica israeliana.
Ansie e paure portano all'odio social
Ansie e paure portano all'odio social

Ansie e paure: quando la tensione degenera nell’odio

La mappa mira a identificare le zone dove l'intolleranza è maggiormente diffusa, secondo sei gruppi: donne, persone omosessuali, migranti, persone con disabilità, ebrei e musulmani, cercando di rilevare il sentimento che anima le communities online, ritenute significative per la garanzia di anonimato che spesso offrono e per l'interattività che garantiscono. Nel 2022 la rilevazione ha riguardato il periodo gennaio-ottobre, e anche in questa occasione le ansie, le paure, le difficoltà si sono affastellate nel vissuto quotidiano delle persone, contribuendo a creare - dicono i ricercatori - un tessuto endemico di tensione e polarizzazione dei conflitti. Per i ricercatori, un dato su tutti fotografa al meglio la realtà che oggi rappresenta l'odio online e il ruolo di cinghia di trasmissione che i social svolgono tra i mass media tradizionali, la politica e alcune sacche di forte malcontento, che trovano sfogo ed espressione proprio nelle praterie dei social: ed è la forte polarizzazione rappresentata dall'aumento evidente e notevolissimo delle percentuali dei tweet negativi a fronte del totale dei tweet rilevati. Il che indica "una maggiore radicalizzazione dei discorsi d'odio", fenomeno "quest'anno decisamente esploso". Sembra quasi che si sia creato un vero e proprio modello di dinamiche sociali, si assiste a una "verticalizzazione del fenomeno di odio online", per il quale la diffusività iniziale ha lasciato il posto a un modello di dinamiche sociali sempre più incisive e polarizzate. E a un allargamento delle possibilità di scelta delle piattaforme social, corrisponde una selettività maggiore di messaggi di esclusione, intolleranza e discriminazione. Nella ricerca viene evidenziato che in relazione a questi aspetti c’è un ruolo giocato dai mass media tradizionali nell'orientare e influenzare questa tipologia di comunicazione e narrativa. Di qui l'invito dei ricercatori a correre ai ripari, ovvero "si ritiene utile e necessaria una riflessione futura di più ampio respiro sulla consapevolezza di questo ruolo e delle sue implicazioni sociali".
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Cos’è Luce!
  • Redazione
  • Board
  • Contattaci
  • 8 marzo

Robin Srl
Società soggetta a direzione e coordinamento di Monrif
Dati societariISSNPrivacyImpostazioni privacy

Copyright© 2023 - P.Iva 12741650159

CATEGORIE
  • Contatti
  • Lavora con noi
  • Concorsi
ABBONAMENTI
  • Digitale
  • Cartaceo
  • Offerte promozionali
PUBBLICITÀ
  • Speed ADV
  • Network
  • Annunci
  • Aste E Gare
  • Codici Sconto